“La mia candidatura è tematica per dare forza ad una coraggiosa Riforma della Giustizia, chiunque può votarmi”

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Oggi Luca Palamara, coautore insieme ad Alessandro Sallusti del libro Il Sistema – che si appresta ad essere il libro dell’anno per la esplosione di vendite e per essere riuscito nella operazione ciclopica di aver trasformato la giustizia da tema settoriale e di nicchia a tema di interesse di massa – punta a entrare in Parlamento, candidandosi con una propria lista alle prossime suppletive per la Camera che i cittadini residenti a Primavalle, Boccea, Trionfale, Aurelio, Bravetta, Pisana, Casalotti, Montespaccato, Casetta Mattei, Corviale potranno votare barrando sulla scheda rosa per la Camera il simbolo Palamara.

Dottor Palamara, lei come si presenta agli elettori? Le pesa essere stato radiato dalla magistratura?

Non è una cosa definitiva. Porterò all’attenzione dell’Europa la mia vicenda. Le sentenze si rispettano, ma questa sentenza non la condivido perché ritiene illecita la cena per il procuratore di Roma, mentre ritiene lecita la cena per il presidente del Csm Ermini, nonostante le persone a quei due tavoli fossero le stesse. È una ingiusta disparità di trattamento.

“Quando ho toccato il cielo, il Sistema ha deciso che dovevo andare all’inferno”. Questa frase è riportata sulla quarta di copertina del suo ultimo libro “Il Sistema” che svetta ancora nella classifica dei saggi più venduti.
In quale momento, esattamente, lei ha toccato il cielo?

È ovviamente una metafora per rappresentare che, quando per la prima volta per le più importanti cariche di primo presidente della Cassazione e di procuratore generale della Cassazione – che sono state da sempre appannaggio della sinistra giudiziaria – c’è stato lo spostamento verso il centrodestra nella magistratura, improvvisamente sono iniziati a sorgere i problemi che mi hanno riguardato. Poi la situazione è andata fuori controllo perché il trojan che doveva servire a scoprire la corruzione, in realtà ha fatto saltare la nomina del procuratore di Roma.

Quel “sistema” che avrebbe voluto – o vorrebbe ancora – aprirle le porte dell’inferno che cosa è precisamente?

Per un dovere di verità e di chiarezza ho ritenuto di dover raccontare il funzionamento dei meccanismi interni alla magistratura, il ruolo delle correnti e gli accordi che precedono le nomine squarciando il velo di ipocrisia che aveva caratterizzato la vicenda che mi ha riguardato. In queste settimane di intensa campagna elettorale ho battuto in lungo e in largo il territorio per far conoscere la mia storia e ho trovato che molte persone già la conoscevano e mi facevano domande ed erano interessate a saperne di più.

Magistratura e correnti, un rapporto odi et amo che è dura da decenni : secondo lei sono sempre esistite? E come mai solo Lei è finita nel mirino?

Ho voluto raccontare dei fatti per offrire a tutti una riflessione su come migliorare un sistema che inevitabilmente ha finito col penalizzare chi dal meccanismo correntizio rimaneva escluso. Questo sistema anziché valorizzare il merito valorizza la fedeltà e l’appartenenza a gruppi organizzati spesso ideologici e ideologizzati. Quando ho provato a cambiare i rapporti di forza riposizionandomi su un asse meno massimalista e più moderato sono durato un giorno.

Ha anche rivela- to che “dietro ogni nomina c’è un patteggiamento che coinvolge le correnti della magistratura”. Cosa implica tutto questo? Anche in riferimento al lavoro quotidiano dei pubblici ministeri.

Implica che necessariamente accanto al merito che indubbiamente deve essere riconosciuto a chi concorre per un posto direttivo, vi è la necessità di privilegiare l’appartenenza correntizia che nei fatti diventa il sistema dominante interno alla magistratura.

Cosa vuol dire diventare a 39 anni presidente del Anm (Associazione Nazionale magistrati)? Come è cambiata la sua vita?

Vuol dire assumersi una enorme responsabilità soprattutto considerando che in quegli anni il conflitto tra politica e magistratura era particolarmente esasperato.

Si considera permaloso in virtù delle sue origini calabresi. Lo ha confermato a Sallusti che le ricordava il giorno in cui, in diretta tv, il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga le diede del “faccia da tonno” e lei in seguito rifiutò gli intenti chiarificatori avanzati dallo stesso Cossiga. È davvero così?

Con il senno di poi quelle osservazioni che faceva il Presidente Cossiga volevano in realtà essere uno stimolo di critica allo sconfinamento dell’attività giudiziaria sul terreno della politica. In quel momento però per rispetto decisi di non replicare al Presidente Cossiga sapendo che era solito eccedere nelle sue esternazioni.

Eppure ha raccontato che da quel giorno entrò con convinzione nella parte di paladino del “sistema”. Quindi Cossiga qualche merito lo ebbe?

Nonostante formalmente difesi la magistratura che rappresento, di fatto le affermazioni di Cossiga furono per me una sferzata a riflettere sulle ragioni per cui la magistratura appariva agli occhi esterni eccessivamente politicizzata.

Nel libro spiega che per lei era stato assolutamente fisiologico ritenere che magistratura e politica dovessero interfacciarsi. La pensa così anche adesso che ha deciso di impegnarsi in politica in prima persona?

Assolutamente sì! Non ho mai pensato che le Istituzioni dello Stato dovessero essere in contrapposizione tra di loro. La magistratura deve essere autonoma e indipendente ma è la stessa composizione del Csm ed il ruolo politico dell’Anm a dimostrare che ci sono dei momenti nei quali fisiologicamente magistratura e politica devono interfacciarsi, ognuno nel rispetto dei propri ambiti.

I suoi nemici sono tra i magistrati, tra i politici o in entrambi in campi? E hanno nome e cognome?

Io so di aver risposto sempre alle esigenze altrui. Sarebbe stato meglio se anziché farlo raccontare a me il sistema fosse stato raccontato da chi ha tratto benefici». Come convincerebbe quei cittadini diventati forse oggi più scettici a fidarsi ancora della magistratura? «Li convincerei invitandoli a diventare parte attiva sul cambiamento di un Sistema che necessita di essere riformato e rispetto al quale i quesiti referendari possono rappresentare una nuova linfa per una magistratura credibile e autorevole e dare la possibilità a quei tanti magistrati che sono stati esclusi dal sistema di diventare protagonisti. È con questo spirito che mi candido al collegio uninominale di Roma Primavalle. Voglio metterci la faccia e tutta la mia esperienza e andare fino in fondo in questa battaglia per la verità e la giustizia.

Cosa replica a Conte che spiega che i 5 stelle non hanno presentato il loro candidato alla Camera nel collegio di Primavalle perché non vogliono dividere il centrosinistra?

La mia è una candidatura tematica, per dare forza ad una coraggiosa riforma della giustizia. E perciò si rivolge a tutti. Non è “CONTRO” qualcosa o qualcuno. È una candidatura “PER”. Chiunque è interessato al mio racconto, chiunque pensa che sia necessaria una discussione seria e concreta sulla giustizia in questo Paese che non si fermi al dibattito ma sia propedeutica per passare ai fatti, può votarmi e darmi forza per continuare in Parlamento ancora più libero di parlare e ancora più determinato la mia battaglia per la verità

Pensa che Virginia Raggi sarà riconfermata sindaco?

Da cittadino romano che ama Roma le dico che sceglierò all’ultimo chi votare come sindaco della mia città. Sicuramente io non mi precludo nulla e ribadisco che la mia è una candidatura tematica, fuori dai partiti e trasversale si partiti. Non toglie nulla a nessuno. Anzi semmai aggiunge e rafforza. Noto che con le sue dichiarazioni Conte affossa la Raggi e avvantaggia Gualtieri perché sbagliando chi vota Pd alle suppletive può votare Pd anche alle comunali anziché M5S. Sarebbe interessante capire cosa ne pensano i cittadini del Movimento che si trovano svenduti da Conte in un accordo M5S -PD che li penalizza decisamente. Confido nel voto libero utile e consapevole dei cittadini che fuori dai partiti vorranno accordarmi il loro consenso

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