Si appresta a cingere la corona di Capitale Italiana della Cultura la città capoluogo dell’Abruzzo, fondata nel 1254 da 99 castelli che si federano col permesso imperiale
«È una delle città più belle d’Italia», scriveva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia. Ernest Hemingway, che attraversò queste terre, la definì «una città di pietra e silenzio, dura e viva come il suo vento». Carlo Emilio Gadda la descrisse come «una città segreta, che custodisce la sua verità nei dettagli». Chi l’ha vista, difficilmente l’ha dimenticata. L’Aquila è una città che sfugge alle semplificazioni. Che dalle sue ferite ha tratto forma e forza. È un luogo in cui la storia si fa paesaggio, dove rigore e spiritualità convivono con invenzione, ricerca e comunità. Una città medievale, nata nel Duecento per volontà di 99 castelli, ciascuno dei quali contribuì con una piazza, una chiesa e una fontana. Una fondazione collettiva, unica nella storia urbana italiana, che ancora oggi vive nel simbolismo civico e nella struttura urbana.
Nel 2026 sarà Capitale Italiana della Cultura, un titolo profondamente sentito, che riconosce un lavoro lungo, coraggioso e condiviso. L’Aquila ha fatto della cultura non un ornamento, ma un architrave. Ha trasformato la fragilità in progetto, la memoria in visione, l’identità in motore di sviluppo. Il 6 aprile 2009, la città è stata colpita da un sisma devastante che ha stravolto luoghi, vite, equilibri. Ma non la sua volontà di rinascere. La ricostruzione materiale ha camminato insieme a quella sociale e culturale, ridando senso agli spazi, voce alle comunità, funzione alla memoria. Tra i simboli più potenti dell’Aquila c’è la Perdonanza Celestiniana, istituita nel 1294 da Papa Celestino V con la bolla «Inter sanctorum solemnia». Fu la prima indulgenza plenaria della storia, concessa a chiunque, pentito e confessato, varcasse la Porta Santa della Basilica di Collemaggio tra il 28 e 29 agosto. Un messaggio di pace e riconciliazione universale che ancora oggi si rinnova, ogni estate, con la partecipazione di migliaia di pellegrini. Dal 2019 è riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
Ma L’Aquila non vive solo di memoria. È un laboratorio in fermento dove arte, competenze, innovazione e spiritualità stanno modellando una nuova idea di città. Ogni anno si moltiplicano rassegne, mostre, festival – come i Cantieri dell’Immaginario – che trasformano gli spazi del centro e delle frazioni in palcoscenici sotto le stelle, con la partecipazione delle principali istituzioni culturali cittadine. Il patrimonio culturale non è solo da ammirare: qui diventa progetto educativo e urbano. L’Aquila è città universitaria, città di ricerca, città dei saperi. L’alta formazione è parte integrante del suo sviluppo. La cultura è politica pubblica, strumento di coesione, crescita e appartenenza. A rendere vivo questo sistema concorrono realtà d’eccellenza come il MAXXI L’Aquila, sede distaccata del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, il MuNDA, Museo Nazionale d’Abruzzo, che racconta la storia del territorio attraverso le sue testimonianze artistiche, e il GSSI – Gran Sasso Science Institute, centro internazionale di formazione e ricerca. A pochi chilometri, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, il più grande centro sotterraneo al mondo dedicato alla fisica delle particelle, dialogano con la città e ne arricchiscono il respiro scientifico e culturale.
In questo contesto, anche il patrimonio immobiliare ereditato dall’emergenza post-sisma ha assunto un nuovo significato: da simbolo di precarietà è diventato luogo di riscatto, ospitando attività, iniziative istituzionali, funzioni pubbliche. Un esempio concreto di rigenerazione possibile, costruita con pazienza e visione. Tutto questo accade in un contesto naturale d’eccezione: il massiccio del Gran Sasso, che veglia sulla città, e i cammini antichi che collegano L’Aquila ai suoi borghi e alle aree interne. Un sistema di itinerari culturali, spirituali e paesaggistici – come la Via dei Vestini, il Cammino del Perdono e i cammini di Celestino e della Baronia – restituiscono centralità ai territori e ne esaltano l’autenticità. L’Aquila è anche una città che ha ritrovato la propria vocazione turistica: il centro storico ricostruito, le nuove strutture ricettive, i servizi culturali, l’enogastronomia e l’artigianato attirano ogni anno migliaia di visitatori. Un’ospitalità diffusa, fatta di qualità, autenticità e legame con il territorio. Qui, tradizione e futuro si tengono insieme: nei riti civici, nelle imprese culturali, nelle filiere produttive locali. Non una città sola, ma un territorio che dialoga. E che, ricomponendo i suoi tempi e i suoi spazi, ha scelto di rinascere.



















Speriamo che dia possibilità di posti di lavoro a tutti e non solo a chi già uno ne possiede concrete occasione per fare potenziare tutti grazie