Laura Curtale racconta la parabola di uno degli intellettuali italiani più importanti del XX secolo, colpevolmente misconosciuto
In Italia si può conseguire una laurea in Lettere senza aver letto nemmeno una pagina di Corrado Alvaro (1895-1956). Per dire dello stato in cui versano gli studi umanistici nel nostro paese. Il libro della saggista e poetessa Laura Curtale, «Corrado Alvaro. Saggista della memoria» (Laruffa Editore, 2025, € 20,00), in tal senso riempie un vuoto. E omaggia, con sincero affetto, le tante vite di un autore ancora misconosciuto.
Nato in Calabria, Alvaro è stato scrittore dallo stile europeo (asciutto, realistico, accostabile per certi versi a quello di Celine), giornalista, militare in trincea ma, soprattutto, testimone del suo tempo, riuscendo a prevederne le degenerazioni future. Partito dal piccolo comune di San Luca, dov’è ambientato il racconto capolavoro «Gente in Aspromonte» (1930), è tuttavia nelle grandi capitali culturali di inizio Novecento (Milano e Berlino, su tutte) che si afferma quale figura di spicco, seppur laterale, del panorama letterario nostrano. Gira un po’ dappertutto (Russia, Turchia, ad esempio) mosso da inesausta curiosità. Dialoga alla pari con i più grandi, da Luigi Pirandello a Thomas Mann, fino a Herman Hesse e Umberto Saba.
Vinicio Leonetti, nella prefazione al lavoro della Curtale, ne sottolinea il carattere scontroso, burbero. Senza dubbio visionario, in grado di fargli comprendere prima di altri il punto di non ritorno rappresentato dalla modernità, intesa come minaccia potenziale alla tradizione, alle radici cui ancorare il senso dell’esistenza umana (si leggano le sue parole, profetiche, nel saggio «Il nuovo giorno», contenuto in «Il nostro tempo e la speranza»). In questa appassionata biografia l’autrice decide di raccontare la vita e le opere del «calabrese maledetto» anche perché a unirli è stata innanzitutto la memoria. Tra i due, infatti, vi è un legame di parentela («il papà di Laura aveva un cugino, Vincenzo Curtale, unito in matrimonio con la figlia di Laura Alvaro, sorella minore dello scrittore»), che, nel tempo, si è fatta discendenza spirituale. E passaggio di consegne.
L’itinerario del libro comprende tappe diverse e ognuna decisiva: gli inizi in Calabria e i rapporti con il padre; l’affermazione al «Corriere della Sera» di Luigi Albertini e la stagione travagliata sotto il regime fascista; l’attività di polemista e prosatore di viaggi; l’impegno sociale e la memorialistica di «Quasi una vita» e «Ultimo diario», gli ultimi fuochi, infine, «di un uomo stanco e in disarmonia con la vita».