Che le famigerate “sardine” non fossero un movimento spontaneo e nato dal basso senza l’apporto di pre-esistenti strutture politiche era ormai già chiaro. La collaborazione, in qualità di ricercatore junior, del giovane leader del gruppo, Mattia Santori, con la rivista “Energia“, fondata nientemeno che dall’ex premier Romano Prodi, aveva fatto già intendere quale fosse l’orientamento dei promotori. Quella che, tuttavia, almeno fino a pochi giorni fa, era rimasto sotto-traccia, era la connessione dello stesso Santori con l’altro fondatore della rivista.
Si tratta, come hanno riportato le cronache, di Alberto Clò, già ministro dell’Industria nel Governo Dini (1995-1996) e membro, tra le altre cose, del Consiglio di Amministrazione del gruppo editoriale GEDI, facente parte del gruppo CIR di Carlo De Benedetti, figura nota per il suo mai celato posizionamento politico. Basti dire, inoltre, che, della corazzata GEDI, fanno parte testate come Repubblica, Huffington Post, L’Espresso e Micromega. E, forse, è addirittura inutile ricordare come siano state proprio questi i media su cui le “sardine” e le loro imprese hanno trovato un ampio e accogliente palcoscenico.
Con un Partito Democratico in stato comatoso e un Governo che lo è ancora di più, la sinistra e i suoi numi tutelari sembrano dunque aver individuato nel giovine Santori e nei suoi compagni (è proprio il termine più adeguato…) di avventura un’opportunità per proporre nuovi musicisti senza cambiare di una virgola… la musica. Che, alla fine, è sempre quella dei soliti e arcinoti tormentoni da manuale delle istruzioni del perfetto liberal: accoglienza, buonismo, progressismo a buon mercato. Del pesce.
Che, in questo caso, sembra appena pescato e fresco quando è esposto sulla bancarella. Ma che, nelle viscere, è stopposo e vecchio. Già, proprio come una sardina sott’olio. Olio d’Ulivo, naturalmente…
















