L’odio di una certa sinistra e la legge del contrappasso

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Ancora una volta il clima d’odio alimentato dalla sinistra arma l’intolleranza e lascia il segno. È accaduto a Padova, dove nei giorni scorsi, sulla facciata della facoltà di Scienze Politiche, è apparsa la scritta “Donazzan a testa in giù”. Ad essere presa di mira dalle minacce dei gruppi antagonisti è stata Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro di Fratelli d’Italia.

Non conta la delicata congiuntura geopolitica che dovrebbe indurre a moderare i toni delle contrapposizioni e a compattare la Nazione. Non conta che Donazzan, prima ancora di essere una rappresentante delle istituzioni, sia una donna, e in quanto tale meriti rispetto. Non conta nemmeno il deturpamento delle mura di un palazzo storico. O lo stile del confronto dialettico, evidentemente assente, ma senza stupore, per viltà manifesta dei fautori di questo inqualificabile gesto.

La sinistra che fa la morale agli altri, che offende chi la pensa diversamente con la iattanza di chi crede di dire cose sagge e vere dall’alto di un fantomatico piedistallo, che demonizza l’avversario con mistificazioni e campagne denigratorie costruite ad arte, spesso in prossimità delle scadenze elettorali, non guarda in faccia nessuno. E trova la sponda in aspiranti rivoluzionari fuori corso, anche dalla storia. Ma così facendo diventa vittima di se stessa. Per una sorta di legge del contrappasso.

Passando dalle fabbriche ai salotti radical chic, dalle battaglie per la giustizia sociale alla cancel culture, da Peppone a Carola Rackete, fino agli immigrati-che-ci-pagheranno-le-pensioni, la sinistra non difende più le istanze dei lavoratori.

Cosa che invece fa proprio Elena Donazzan, la nemica che qualcuno vorrebbe appendere a testa in giù. La pasionaria di destra che ha come mantra la difesa dell’interesse nazionale, del sistema produttivo e dei suoi asset strategici. Con visione e pragmatismo, prerogative che le riconoscono le categorie economiche, finanche il sindacato. Se in Italia e sui giornali economici si parla di modello veneto, ad esempio nella gestione delle crisi aziendali, in seguito allo stravolgimento dell’economia globale dall’ondata del 2009, il merito è suo.

E, non a caso, Giorgia Meloni ha nominato Donazzan a capo del dipartimento nazionale Lavoro e Crisi aziendali di FDI. Partecipazione, crescita e sviluppo. Ma anche difesa dei posti di lavoro e delle eccellenze del ‘bello e ben fatto’ italiano. Con il fabbisogno di politiche sociali che può essere garantito dalla destra e le sue donne. La sinistra è avvisata: chi Donazzan ferisce, di Donazzan perisce.

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