L’Italietta del pallone specchio del Paese

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Che cosa distingue un ottimo giocatore di calcio da un fuoriclasse?  O un maestro di scacchi da un semplice giocatore? Un grande capitano d’azienda da altri che invece non hanno successo? I fatti. I fatti, che sanno essere testardi, possono raccontare la grandezza oppure la grande illusione. La vittoria al campionato Europeo ci aveva fatto credere in un’Italia del pallone forte, irresistibile, accompagnata spesso e volentieri dalla buona sorte, la partita di ieri, la sconfitta clamorosa con la Macedonia del Nord e l’esclusione anche stavolta dai Mondiali ci consegna la realtà di una Nazionale di una pochezza assoluta, priva di campioni e tanto più fuoriclasse, anche mezzi fuoriclasse. Specchio dunque fedele del calcio italiano, che pure nelle Coppe europee è rappresentato da squadre che difficilmente superano gli ottavi di finale e che offrono l’immagine di una categoria (almeno…) inferiore rispetto alle altre, inglesi e spagnole in testa. Siamo insomma la serie B del Vecchio Continente: cosa è stato fatto in questi anni per dare più spazio ai giocatori italiani? Per la valorizzazione dei vivai? Per svecchiare un sistema ormai morto? Perché non è stato messo un tetto al numero degli stranieri, in più di un’occasione non talenti ma pegni da pagare allo strapotere acclarato dei procuratori e dei mediatori? Il ko con la Macedonia è davvero una sorta di Caporetto calcistica e ha il significato non solo figurato di “disfatta ingloriosa”, “sconfitta pesantissima”, “fallimento assoluto”. Ma non basta. L’Italietta del pallone, dove persino i Macedoni ci comandano, riflette l’Italietta draghiana, soprattutto sul fronte interno. Lui Mario Draghi è arrivato a Palazzo Chigi come il Diego Armando Maradona della politica, il fuoriclasse assoluto che avrebbe riportato il Paese a fasti gloriosi. Aspettative altissime, che, al netto del sacrosanto appoggio all’Ucraina e alla sua eroica lotta contro l’invasione russa, il campo ha ampiamente disatteso. Più che un leader carismatico un capo dalle prestazioni mediocri. Ci voleva colui che viene soprannominato SuperMario per appiattirsi sul rigorismo ideologico e sull’obbrobrioso green pass di Speranza e compagni? Ci voleva SuperMario per tentare di tutto, anche maldestramente, per traslocare al Quirinale e non riuscirci? Ci voleva il celebrato presidente della Bce per guidare antiche e penose mediazioni? Ci voleva Mario Draghi per inventarsi l’ennesima patrimoniale sulla casa che attraverso la riforma del catasto si abbatterà sulle tasche degli italiani? Ci voleva Draghi per proseguire nella dissennata politica dei bonus, capace di coinvolgere tutto senza risolvere nulla? Dov’è in tutto in questo il genio? L’Italia di SuperMario doveva essere una super-Italia, invece è rimasta l’Italietta di sempre. Capace di perdere persino con la modesta Macedonia. Quasi schiappe: loro e noi.

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7 Commenti

  1. D’accordo con l’articolo. Questo e molto probabile l’ultimo commento che faccio sul calcio. D’ora in poi non guardero piu partite di calcio sia in Italia che altrove. La ragione principale e che nelle squadre “italiane” ci sono pochi giocatori italiani e quelle sono inferiori o mediocri.
    Ho guardato la partita contro la Macedonia e l’impressione che mi ha fatto e che la squadra italiana messa in campo mostrava poco spirito e orgoglio. Adesso mi domando: La politica italiana riflette il calcio o il calcio la politica?

  2. ma veramente pensate che dare calci ad una palla per avere milioni sia morale ? ma ancor di più, quelli che lucrano miliardi su questa farsa che ha sostituito l’oppio dei popoli sono i veri immorali…….ma un gol di maradona scioglie il sangue nel cervello……..ahahahahahah

  3. al di la del paragone calcio politica, l’unica nota che vale la pena di dire è: ma ci voleva tanto a capire che con la quasi cancellazione dei nostri vivai non avremmo più potuto vincere nulla. oggi va di moda il calciatore straniero meglio se di colore, ma come mai una volta avevamo i Causio, i Bettega, i Conte, i Rossi, i Bergomi, ecc,ecc, giustamente nell’articolo si fa riferimento al guadagno dei procuratori. quanto a Draghi: dare il bonus facciate 110 è stata una grande c—ta.

  4. Certo che sfruttare il pallone per sparare a zero su Draghi sputando livore è un bel modo di scrivere un articolo di giornale.
    Che si fa notare per la coerenza degli argomenti, la profondità di analisi, la ricerca dei fatti e l’approfondimento critico.
    Complimenti vivissimi all’autore.

  5. il problema non e’ dare addosso algi stranieri piu’ court perche’ e’ sinistrorso falli arrivare e destrorso combattere il loro arrivo.

    E’ capire il perche’ le squadre italiane sono (in)farcite di giocatori straniere (gia’ a partire dalle primavere).

    E non sono tutti Vlahovic e Lautaro.
    Ma ci sono svariate decine di onesti pedatori che non avrebbero ne’ piu’ ne meno che onesti pedatori italici di serie B.

    Il problema e’ che spendere 3 mln per comprare 20 giovani giocatori ell’est, africani, o sudamericani, spendere altri 3 mln per dargli lo stipendio, permette di chiudere l’anno con una spesa di 6 mln che e’ ridicola al solo acquisto di uno Scamacca (valutato oltre 30mln) oltre alla gestione dei settori giovanili.
    Se poi ci azzecchi il potenziale crack, lo rivendi (almeno) a 7 fai bingo e ricominci (con un positivo di 1mln).

    Cosa fare per valorizzare i nostri giocatori?
    Difficile anche per motivazioni legali (quanto-meno per quanto riguarda i giocatori comunitari).
    Magari la FIGC potrebbe dare delle premialita’ alle squadre che impieghino under23 italiani per il semplice fatto che aiutano ad incrementare il serbatoio da cui le nazionali possono attingere. Immagino che i margini legali per una operazione del genere possano esserci, visto che la FIGC starebbe lavorando funzionalmente alle sue posizioni lavorative (che per motivi tecnici sono stringentemente legate a profili).
    La Lega in cambio, potrebbe anche decidere di portare la serie A a 20 squadre.
    Ne guadagnerebbe in tempo (a spanne 1 mese) per la nazionale.
    Ma ne guadagnerebbe anche la lega in termini di competivita’ delle squadre.
    Maggiore competitivita’ aiuterebbe anche i giocatori a crescere ed a essere piu’ competitivi.

    Comunque, manca anche la fame.
    I ragazzi italiani non hanno piu’ fame ed appena vedono il soldo vogliono goderselo.
    Nello sport, come anche nella vita, ci vuole fame.

  6. Dove in una nazione(???) manca il RISPETTO, la DISCIPLINA ed una precezione sul futuro, possiamo solo immaginare che questa nazione stia MORENDO PIAN PIANO, anche se le alte cariche dello stato PAGLIACCIO, ci illudono continuamente!!!

  7. diciamola tutta: questi sono lo specchio del parlamento “italiettano”, costano camion di soldi e non producono nulla!

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