Mameli, quel giovane pop che cantò l’Italia

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Per molti anni parole come patria, bandiera, inno, hanno subito lo stigma di una certa sinistra secondo la quale sarebbero state capisaldi ascrivibili alla destra.

Fenomeno questo tutto italiano perché negli Stati Uniti, in Francia o Gran Bretagna nessuno si sogna di metterli in discussione.

Il risultato è che la storia del nostro paese la conoscono in pochi, sul Canto degli Italiani poi, il massimo del dibattito è stato quale fosse meglio tra lui e Va Pensiero.

Con la miniserie Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia, diretta da Luca Lucini e Ago Panini la Rai, meritoriamente, solleva il velo sulla storia dell’autore del nostro inno e sulle tappe che portarono alla sua composizione.

Cast stellare, con Neri Marcoré, Lucia Mascino, Luca Ward, Ricky Memphis, mentre Goffredo Mameli ha il volto di Riccardo De Rinaldis Santorelli, noto attore del piccolo schermo italiano e che ha ricoperto numerosi ruoli tra cui si ricordano quello di Luca in Non mentire, di Riccardo in Doc – Nelle tue mani, di Riccardo in Don Matteo.

La vita del patriota viene declinata attraverso le lotte che infiammarono quella che sarebbe poi diventata l’Italia.

Mameli è figlio della sua epoca, si strugge per un amore romantico e infelice e percorre strade irte di ostacoli, sofferenze e passioni.  

La trama strizza l’occhio anche a quei giovani che vengono ritenuti quasi sempre distanti dalla produzione delle fiction Rai. L’atmosfera teen restituisce la fotografia di una gioventù che per tutto l’800 fu in prima linea, piena ideali sogni e anche quel pizzico di incoscienza e ingenuità e completò il Risorgimento morendo nelle trincee della Prima Guerra Mondiale.

La miniserie ha il merito di raccontarli in maniera sobria, credibile, senza cadere nell’enfasi e nella retorica.

Alcune scene si stagliano sulle altre per bellezza ed efficacia: Mameli che studia, si documenta, scrive e riscrive, trovando in sé e negli altri, i reali motivi per cui tutti volevano un’Italia unita. Uomini, donne, anziani e bambini che intonano quelle parole appena imparate, sentite e memorizzate, anche da chi non sapeva leggere. Un canto che non nasce per essere un inno, ma per essere testimonianza e inizio di un Paese che ancora non c’è. È una sfida ai poteri forti, una processione che si trasforma in una manifestazione, una sequenza estremamente partecipativa. Capace di trasformare la solitudine privata e personale di Mameli e Nino Bixio in un sogno collettivo.

Da applausi l’interpretazione di Riccardo De Rinaldis Santorelli, in un prodotto molto ben confezionato anche dal punto di vista tecnico e della ricostruzione storica.

Menzione meritata anche per Amedeo Gullà che presta il suo volto a Nino Bixio. I due personaggi sono i più riusciti della miniserie, perfettamente complementari. Bixio arriverà a vedere il compimento del sogno, con la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 quando Mameli è, purtroppo, morto da quasi 12 anni a causa di una ferita alla gamba durante la difesa della Repubblica Romana, nell’ospedale della chiesa della Santa Trinità dei Pellegrini. Era il 6 luglio del 1849.

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