La triste conta dei morti già è arrivata a cinque. In più ci sono i dispersi, quindi c’è il timore che questi numeri potrebbero aumentare. Lo dice a CulturaIdentità Susanna Ceccardi, deputata della Lega e già sindaco di Cascina, borgo del Pisano ai bordi dell’area colpita dall’alluvione del Bisenzio. E intanto a valle, a Pisa, si aspetta l’ondata di piena dell’Arno, prevista nel pomeriggio di oggi.
“Di manutenzione e nuove infrastrutture se ne parla sempre dopo, ma quello che occorre è prevenzione e lungimiranza: – ci spiega la Ceccardi – la gran parte dei canali scolmatori è stata realizzata dopo la dura lezione della piena dell’Arno del ’66, negli anni Settanta e Ottanta, per opera dei consorzi di bonifica. Dopodiché è stato fatto ben poco. Sono anni che non si fanno interventi di una certa importanza”.
Ma il vero nocciolo del problema è quello della manutenzione del territorio. L’Italia è il giardino del mondo e come ogni giardino ha due caratteristiche: è estremamente delicato e ha bisogno di un giardiniere capace, attento e sempre presente.
“Sfortunatamente lo spopolamento delle campagne e dei borghi complica le cose. Se le opere di smaltimento delle acque medio-grandi dipendono dai consorzi di bonifica, quelli più piccoli, come i fossi interpoderali e le scoline a bordo strada sono spessissimo di competenza dei proprietari dei fondi agricoli. Ma se le campagne si spopolano, chi manutiene questa rete fittissima di capillari?” continua la Ceccardi, impegnata proprio in queste ore in un sopralluogo a Torre del Lago, vicino Viareggio, dove una tromba d’aria arrivata insieme a una bomba d’acqua (in inglese downburst) ha scoperchiato tetti e messo in mezzo a una strada intere famiglie. “Abbiamo sfollati da assistere”, ci dice la parlamentare.
“Mentre le campagne si spopolano, altre aree divengono sempre più densamente popolate. Per questo quando gli eventi meteo si abbattono su di essi, contiamo molti più danni che nel passato. Non è questione di cambiamenti climatici – taglia corto la Ceccardi – ma semplicemente del fatto che prima i nubifragi colpivano più spesso il vuoto, ora invece le aree urbanizzate sono sempre più vaste”. Ma non è soltanto mera statistica, con la natura che spara nel mucchio e quindi fa più guasti e morti per pure questioni di numeri. Le zone in cui è stata alterata la permeabilità del suolo con asfalto, cemento e guaine non hanno più la capacità d’assorbimento delle acque che avevano in origine. “Ci sono così zone da cui l’acqua defluisce e va a saturare i terreni circostanti. Abbiamo falde che restano sotto livello e altre che invece non sono più in grado d’accogliere acque meteoriche” spiega la deputata, che è stata anche sindaco di Cascina e quindi ha maturato sul campo esperienza nella gestione del deflusso delle acque.
“Come sindaco di Cascina ho preso il toro per le corna: prima ho ordinato una pulizia straordinaria dei tombini e delle caditoie, poi però ho disposto che vi fosse una manutenzione costante. Dopo questi interventi, Cascina non si è più allagata. L’uomo deve convivere con la natura, e questa è la via”.
Insomma, la presenza costante e paziente del lavoro dell’uomo è la chiave per arginare la violenza della natura. “Manutenzione ordinaria è la parola d’ordine. Gli interventi una tantum non risolvono nulla”.