Il soldato semplice che divenne parente del Re

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La cerimonia fu terribile e commovente. Per ore la città di Roma rimase col fiato sospeso. I soli rumori erano le ruote dell’affusto di cannone sul selciato, gli zoccoli dei cavalli che lo trainavano e i passi dell’immensa folla che seguiva la cassa di quercia. Dentro, le ossa di un soldato sconosciuto, scelto ad Aquileia fra altri undici da una madre triestina, Maria Bargamas. Dietro di lui, per primo, il sovrano Vittorio Emanuele III, la famiglia reale, i ministri e i capi di Esercito e Marina. Il rullo dei tamburi sottolineava la cupa marcia, ancora più tetro perché le percussioni avevano i cordoni allentati, come nel cerimoniale della Casa Reale.

Il funerale del Milite Ignoto fu il momento di più alta commozione e unione della nazione italiana. Il Re in persona aveva voluto che gli onori tributati a quei poveri resti fossero gli stessi dovuti a un membro di Casa Savoia, di cui il Milite Ignoto entrava a far parte. Il soldato – forse un ufficiale, forse un povero contadino analfabeta, forse un nobile o un ricco, forse un povero diavolo, forse un eroe o forse un vigliacco, forse un uomo comune convinto di dover fare il suo dovere verso la Patria fino in fondo – rappresentava i seicentocinquantamila caduti nella Grande Guerra. Il Re aveva voluto che fosse al pari di un suo parente di sangue reale. L’idea originaria, lanciata nell’agosto 1919 dal pioniere della guerra aerea Giulio Douhet, era di elevare il soldato semplice in una sorta di rivalsa di classe, contro graduati e ufficialità. Il Re respinse questa suggestione. Il soldato sconosciuto avrebbe sì dato l’apoteosi a chi si era sacrificato per la Patria, ma senza ulteriori divisioni. Egli avrebbe rappresentato tutti. Le leggi approvate dal Parlamento avrebbero modificato leggermente ma simbolicamente la proposta originaria: non una sepoltura al Pantheon, ma al Vittoriano, già consacrato nel 1920 con la Festa delle Bandiere ad Altare della Patria. Stonò in queste circostanze il voto contrario o l’ostentata astensione dei socialisti, e le parole ostili pronunciate da Giacomo Matteotti, come raccontato da Aldo A. Mola su “Storia in Rete” n. 183.

Il feretro era stato scaricato alla Stazione Termini da un treno speciale fatto venire da Aquileia. Durante il suo tragitto, iniziato il 29 ottobre 1921, il convoglio giunse a Udine, poi Treviso, Venezia, Mestre, quindi Padova, Rovigo e Ferrara, Bologna, Pracchia, Pistoia e Prato infine a Firenze. Dopo una pausa di cinque ore, Arezzo, Chiusi, Orvieto, Orte e Portonaccio (oggi Roma Tiburtina). La mattina del 2 novembre 1921 il convoglio giunse a Roma Termini. Lungo tutto il tragitto folle immense di italiani si inginocchiavano sulle dure massicciate ferroviarie. Le autorità portavano i gonfaloni municipali e ogni organizzazione politica e civile le proprie insegne. C’erano ovviamente i fascisti coi loro gagliardetti, ma perfino molte sezioni socialiste parteciparono al lutto collettivo. Col cappello in mano gli uomini e con fasci di fiori le donne, il treno veniva accolto nel suo lentissimo procedere verso Roma. Al passaggio donne e bambini si alzavano e gettavano i fiori sul feretro. Moltissimi piangevano: in quella cassa poteva esserci loro padre, marito, figlio, fratello, amico. Quasi ogni famiglia italiana aveva perduto qualcuno nelle trincee del Carso, fra le nevi alpine, in cielo o in mare.

A Roma il silenzio che accolse il Milite Ignoto era totale. Dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove la salma venne benedetta e fu allestita una camera ardente per le centinaia di migliaia di pellegrini venuti ad omaggiarla, fu nuovamente caricata sull’affusto di cannone, e lungo via Nazionale condotta al Vittoriano. Qui, portata a spalla da sei Medaglie d’Oro, fu sepolta in un sacello ai piedi della Dea Roma. Il monumento al Re che aveva riunito l’Italia, Vittorio Emanuele II, ora era consacrato a tutti coloro che avevano dato la vita per la nazione.

Come era nelle intenzioni del governo di Giovanni Giolitti, queste giornate trepidanti sembrarono riuscire nell’intento di pacificare un’Italia squassata dalla guerra civile. Ma si sa, gli italiani sono un popolo di faziosi, campanilisti e litigiosi (absit iniuria verbis). Di lì a poco ripresero le discordie, le violenze, gli scioperi, le spedizioni punitive. La guerra fratricida fra fascisti, comunisti, socialisti, leghe bianche e Stato si riaccese e sarebbe culminata l’anno successivo con una nuova marcia, scelta simbolicamente proprio nell’anniversario di quella del Milite Ignoto.

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5 Commenti

  1. L’Italia non nasce storicamente da un’omologia etnica, ma da una moltitudine di popoli con storia e tradizioni diverse e spesso conflittuali. L’unificazione è stata una forzatura voluta dalla monarchia che ancora oggi mostra i suoi limiti divisivi.

    • Il problema non era, e non e’, l’etnia diversa. Il problema era ed e’ le culture estremamente diverse, quella del nord di origine celtico-germanica e quella del sud arabo-mediterranea. I lontani secoli di dominio romano comune non sono assolutamente bastati. Tutto il resto, economia in primis, e’ solo nornale conseguenza

      • Ma finiamola con le stupidaggini sui celti! E i “germani” andarono anche a sud: la Longobardia era anche una regione meridionale tra Puglia e Campania. Per il resto, discorsi come questo sono solo spazzatura leghista che non nasconde un disprezzo verso i meridionali considerati mentecatti e trogloditi. Come se i mentecatti e i trogloditi non abbondassero anche al nord.

    • Per secoli, dai tempi di Augusto, si è identificata l’Italia con la terra a sud delle Alpi. E gli italiani esistono dal Medio Evo, anche se hanno passato secoli a farsi la guerra tra loro, come da abitudine tuttora vigente anche se per fortuna senza armi. L’unità d’Italia è arrivata tardi, quando tutte le altre nazioni europee – non meno diversificate al loro interno – si erano unite da secoli (dopo guerre). Finiamola di credere che l’Italia sia un Paese strano e “sbagliato”. L’unità d’Italia la volevano tutti, monarchici e repubblicani. I Savoia l’hanno realizzata e dobbiamo ringraziarli per questo. O preferivate essere appendici di potenze straniere? I tipi che si lagnano dell’unità d’Italia oggi sono gli stessi che poi si lagnano di Bruxelles, di Berlino, di Parigi e via sentenziando. Che cosa volete? Il villaggetto indipendente? La Repubblica di Pizzighettone?

  2. Iniziavano gli anni di lotta fra chi credeva che il comunismo fosse “il sentiero luminoso”, e chi credeva fosse invece una idiozia. Ci vollero ancora 70 anni perche’ il mondo sapesse che i primi avevano torto. Ma, intanto, per questo motivo erano morte centinaia di milioni di persone in tutto il globo. Grazie tante, Karl Marx.

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