«Mio padre Marcello è morto quand’ero giovane, e ci sono molte cose che non abbiamo potuto dirci. Lui odiava non lavorare. Recitare gli permetteva di fuggire da sé stesso e dagli altri. Ne aveva bisogno. Quando non girava, si annoiava. Ogni volta che lo raggiungevo durante le vacanze scolastiche, pregavo che fosse in un periodo di riprese. Allora era più disponibile e simpatico che nella vita di tutti i giorni, quando si mostrava più malinconico e angosciato, consapevole delle sue fragilità».
È così che Chiara Mastroianni ha parlato del padre Marcello in vista del centenario della nascita. Parole riportate in un’intervista rilasciata a “Oggi” dopo l’uscita del film Marcello mio, diretto da Christophe Honoré, presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes.
Malinconico, angosciato, consapevole delle sue fragilità. Sono queste le sfumature della personalità dell’attore che daranno vita al suo fascino. Un attore a tratti distaccato, a tratti sornione. Aspetti questi da cui traspariva una velata malinconia e persino una certa timidezza.
E saranno proprio questi tratti distintivi del carattere che renderanno Marcello Mastroianni uno dei maggiori interpreti italiani, nonché uno degli artisti più conosciuti e apprezzati all’estero dagli anni Sessanta in poi, soprattutto per i ruoli da protagonista nei film di Federico Fellini e per le pellicole recitate in coppia con Sophia Loren.
Un carattere poliedrico, capace infatti di destreggiarsi sia nei ruoli drammatici che in quelli comici. Una carriera fatta di grandi successi che lo porteranno a essere candidato per tre volte all’Oscar al miglior attore: per Divorzio all’italiana (1961), per Una giornata particolare (1977) e per Oci ciornie (1987).
Mastroianni ha altresì vinto numerosi e importanti premi: due Golden Globe, due Premi BAFTA, otto David di Donatello, otto Nastri d’argento, cinque Globi d’oro e un Ciak d’oro. Come Jack Lemmon e Dean Stockwell, ha ottenuto in due diverse occasioni il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, nel 1970 per Dramma della gelosia e nel 1987 per Oci ciornie. Ha vinto per due volte la Coppa Volpi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica per Che ora è e Uno, due, tre, stella! Nel 1990 gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera.
Ed è proprio quest’ uomo, ma principalmente un padre, così disponibile e simpatico sul set, malinconico e angosciato nel privato, che Chiara Mastroianni ha voluto rappresentare nella trama del film Marcello Mio.
Una storia in cui l’attrice Chiara Mastroianni decide di diventare il padre per un’estate, cercando di mettere in evidenza l’inconfondibile stile, la parlata e i modi del padre.
Basite, le persone attorno a lei, dalla madre Catherine Deneuve alle altre conoscenze nel mondo del cinema, decidono di appoggiarla nel suo viaggio in Italia nei luoghi in cui ha vissuto Marcello.
Un lavoro che è stato il frutto di otto settimane di riprese: cominciate il 21 agosto 2023 a Parigi, sono poi continuate a Roma, Latina e Formia, concludendosi il 13 ottobre dello stesso anno.
Il 21 maggio 2024 il film è stato presentato in anteprima in concorso al 77º Festival di Cannes. Da parte della critica cinematografica sul film sono state fatte delle recensioni miste. «Insopportabilmente banale» e con «una persistente tensione verso l’inutilità e la perdita di tempo», sebbene «salvato, in minima parte, dalla comicità di Catherine Deneuve, che interpreta sé stessa», è così che Peter Bradshaw del The Guardian lo ha definito, assegnando al film 2 stelle su 5.
Non meno severa è stata l’osservazione di Guy Lodge di Variety: «Marcello mio finisce per dire ben poco sulle strutture di potere dell’industria, o anche sulla natura spigolosa della celebrità». Più generosa è stata, invece, la critica italiana:
«Il divertissement di Christophe Honoré omaggia i topoi del cinema di Mastroianni senza avere la pretesa archivistica e citazionista del cineasta accademico. Tutto scorre con la semplicità di una storia privata, di una confessione recitata da assecondare con affetto e complicità», questo è stato il commento di Carlo Valeri di Sentieri selvaggi valutando il film 3,3 stelle su 5.
Per Gianluca Arnone del Cinematografo «il film si diverte a nascondere, ma non a cancellare, ogni confine tra set e vita», trovandolo «un omaggio unico nel suo genere, perché è insieme disturbo sentimentale e delirio metempsicotico, commedia dell’assurdo e autofiction malinconica».
Dal canto suo, Chiara Mastroianni ha raccontato di avere fatto di tutto per non farsi travolgere dalla commozione: “Ciò che mi lega profondamente a mio padre è rimasto al di qua. Ognuno dei personaggi usa l’autoironia. Ho preso il film come fosse un gioco per non lasciarmi travolgere dall’emozione. […] Sono già abbastanza drammatica nella vita da non esserlo al cinema. Volevo evitare di cadere nella nostalgia. Non sarebbe stato generoso usare il film come una psicoanalisi”.