L‘Italia e Napoli piangono le vittime degli orrori architettonici di Scampia. Un genere di architettura che – secondo il matematico e teorico dell’urbanistica Nikos Salingaros – è costruita apposta per “far stare male la gente”. E ora scopriamo che era anche costruita male, incapace di reggere a pochi decenni di uso. Figlia del decostruttivismo, partorito da Derrida e dal marxismo culturale dei campus USA, ideologia che fa da fil rouge fra i casermoni in stile sovietico, gli ecomostri del mondo capitalista e le menate delle archistar, questo genere di architettura ha violentato il paesaggio italiano, ha abbrutito le persone, e ora uccide pure.
Pochi giorni fa, invece, il governo ha implementato un progetto per salvare quelle piccole perle d’architettura tradizionale che il tempo rischia di portarsi via. Grazie ai fondi del PNRR sarà così possibile censire e tutelare le strutture rurali, dai grandi casali alle cascine alle pregevoli casette coloniche del XX secolo. Strutture, quelle sì, costruite “per far stare bene” chi vi avrebbe dovuto abitare. E che ora – a causa dell’urbanesimo sempre più spinto e dell’abbandono delle campagne – sono lasciate spesso neglette. CulturaIdentità ha chiesto a un architetto di spicco, Pio Daniele Mizzau, un commento su questa iniziativa promossa dal Ministero della Cultura. [Red.]
Il Servizio VIII del Segretariato Generale del MiC, in attuazione del PNRR, ha avviato il censimento delle architetture rurali italiane!
Considerar finalmente la nostra semenza! Poiché fatti non “fummo” a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza recitava il Divin Poeta. “Riconoscere” dunque il nostro passato attraverso l’originario patrimonio edificato è un primo grande passo.
L’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) ha creata addirittura una specifica scheda di catalogo (AR – Architettura rurale) per documentare la varietà delle tipologie di case rurali con un’attenzione particolare ai termini italiani e dialettali; il sacro vernacolo.
L’intervento mira a migliorare la qualità paesaggistica del territorio nazionale e favorire soluzioni innovative e tecnologiche per migliorare l’accessibilità per persone con disabilità fisica e sensoriale. Ove coniugato per l’efficienza energetica, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali. L’intervento, inoltre, restituisce alla collettività un patrimonio edilizio sottoutilizzato e spesso non accessibile al pubblico; il suo recupero con tradizioni costruttive, materiali e caratteri tipologici universali favorirà non solo le attività legate al mondo agricolo ma anche la creazione di campagne culturali e turistiche come i piccoli musei locali che ne promuovono conoscenza e memoria.
Del resto l’architettura rurale in Italia costituisce un elemento fondamentale del paesaggio agrario caratterizzato da un’eterogenea moltitudine di strutture e tipologie edilizie che riflettono secoli di storia, cultura e interazione con l’ambiente naturale. La promozione di un’indagine conoscitiva sull’edilizia rurale, in linea con gli obiettivi strategici del PNRR, è dunque cruciale per la comprensione di questi “luoghi” e la riscoperta delle origini di quel tessuto abitativo: l’antico “focolare domestico”. Già il 9 maggio 2024 in Calabria si è tenuto il terzo incontro di formazione dei catalogatori per il censimento dell’architettura rurale, che ha visto il prof. Rosario Chimirri evidenziarne l’originaria matrice greco-bizantina-araba, una produzione edilizia colta e popolare, nonché il forte legame fra case rurali e abitati urbani. Il 16 maggio, la Prof.ssa Denise Ulivieri ha presentato una comunicazione dal titolo “Paradigmi di architettura vernacolare toscana”. Ed infine nella medesima giornata si è tenuta la lezione del prof. Claudio Mazzanti riguardante la regione Abruzzo, descritta nei suoi variegati aspetti. Questi solo 3 dei molteplici incontri che fioriranno dalla “miracolosa” direzione che il nostro ministro-nocchiero “Giuliano San Gennaro” ci indicherà per rilanciare il primo “Risorgimento rurale”, infischiandosene delle vacue amenità di ignavi-provocatori.