Abbiamo visto, durante la prima puntata, come Pasolini sia fortemente attenzionato dai Servizi. Gli intellettuali di sinistra erano nel mirino degli investigatori durante gli anni sessanta per la loro costante attitudine di denunciare le storture di un sistema che utilizzava gli atti terroristici per acquisire il consenso e, quando era possibile, li provocava artificialmente per aumentare la tensione. L’interesse dell’intellettuale cineasta era ora focalizzato sul caso Mattei che tutti immaginavano essere stato assassinato dai petrolieri stranieri cui la sua intraprendenza dava fastidio. Il giornalista Mauro De Mauro, che aveva collaborato con il regista Rosi sul celebre film del magnate italiano aveva trovato una nuova pista sconvolgente.
L’idea di Pasolini era di farne un romanzo, dove cambiando i nomi si tracciava una nuova spiegazione della scomparsa di Mattei. Egli sarebbe stato eliminato dai servizi italiani, probabilmente per conto delle potenze straniere, attraverso l’azione occulta di Eugenio Cefis, vice presidente dell’ENI e successore di Mattei dopo la disgrazia di Bascapè, al centro di un consesso organizzato che poi verrà individuato come GLADIO, un gruppo paramilitare, strutturato per combattere l’avanzata del Comunismo nell’Europa occidentale. Il romanzo dunque, dal titolo emblematico, PETROLIO, era composto in modo inusuale; in forma di capitoli e già contava di più di 800 pagine al momento della morte dello scrittore, molte delle quali elaborate e verificate a Catania da dove Mattei era partito il giorno del disastro.
I servizi ipotizzano che il “ lavoro” dovesse essere fatto a Roma, nell’ambiente della prostituzione giovanile maschile e viene prescelto un ragazzo poco meno che adolescente, ma già noto alla Forze dell’Ordine: Giuseppe Mastini detto Johnny Lo Zingaro, per una discendenza sinti, familiarmente chiamato il Biondino che vive da derelitto su una roulotte in via Tiburtina, senza alcuna regola, né freno morale. Solo che costui, fiutando il pericolo e non essendo avvezzo ad incontri omosessuali, delega il contatto con Pasolini ad un coetaneo, conosciuto al carcere Minorile di Casal del Marmo a Roma, tale Giuseppe Pelosi, detto Pelosino per l’aspetto imberbe, anche lui abitante in via Tiburtina, ma fuori della città, a Guidonia.
L’esca è rappresentata dal furto di alcune bobine della pellicola che Pasolini sta ultimando: SALO’ O LE CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA. Un furto ben strano: nelle giornate a cavallo di ferragosto 1975 dalle celle frigorifere degli stabilimenti Tecnicolor di Cinecittà vengono trafugate alcune pizze che contengono i negativi di tre films: UN GENIO, DUE COMPARIE E UN POLLO di Damiano Damiani, CASANOVA di Federico Fellini ed appunto SALO’ di Pasolini, tutti e tre prodotti da Alberto Grimaldi. Dunque l’idea è quella di chiedere al regista il riscatto per riavere le pellicole che gli sono necessarie per completare il montaggio del film, attiralo ad un incontro con la promessa della restituzione per poi aggredirlo. La sceneggiatura del film SALO’, che è la rivisitazione del romanzo di De Sade, immesso nell’inferno degli ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana e dunque posposto cronologicamente, è di per sé meritevole di attenzione. Scritta e completata per tre volte da Pupi Avati che ne aveva dato una versione originaria, diciamo più edulcorata e destinata a Vittorio De Sisti, venne però giudicata impossibile a superare le maglie strette della censura; Avati propose allora di affidare la regia a Sergio Citti che per il tramite di Pasolini forniva garanzia per superare l’ostacolo.
Nemmeno questa seconda versione andò in porto per il fallimento della casa cinematografica che avrebbe dovuto produrla. Il progetto venne ripreso da Pasolini l’anno successivo ma non accreditando l’autore della sceneggiatura, che formalmente era di proprietà del fallimento. Avati venne pagato tre volte, ma non risulta mai lo sceneggiatore della pellicola. Ma torniamo ai nostri protagonisti, per la verità assai sgangherati. Al duo Mastini – Pelosi si aggiungerà un terzo soggetto, anzi due: sono i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino detti Braciola e Bracioletta che con Pasolini hanno frequentazioni sessuali e traggono, da quelle frequentazioni, una sorta di sostentamento economico.
QUELLA NOTTE ALL’IDROSCALO…
Atto unico
personaggi
UNO ufficiale superiore dei Servizi
DUE agente dei Servizi
BIONDINO, ragazzo malavitoso
PELOSINO, ragazzo di vita
BRACIOLA, ragazzo di vita
TONINO, meccanico
e lo butta. Buio. Musica. Il proiettore sul fondale, illumina delle scritte :
Estate 1975
Retro di un bar nei pressi di Setteville di Guidonia
La musica smette. Le luci si riaccendono. Luci soffuse. Entra il Biondino con un altro ragazzetto. Sullo sfondo l’immagine di un bar a Guidonia. Sempre un tavolino e due sedie
PELOSINO: A Bru’, che ce porti du’ bire?
Da fuori scena si sente una voce
VOCE: …Viettele a pija…Sto solo!
PELOSINO: Ma li mortacci… ‘N ce se po’ più veni’ a sto bare…
Pelosino rientra a prendere le birre richieste. L’altro si siede aspettando. Pelosino torna in scena con due birre.
Ngne va più de fa un cazzo a nessuno…
BIONDINO: Abbiti a ‘o sprofonno, Pelosi’
PELOSINO: Tra ‘n po se trasferimo ai Parioli… ( e ridono grasso). Tie’ ( e gli dà una delle birre). A’ salute. ( e beve un sorso a canna)
BIONDINO: Allora, Pelosi’, me devi fa’ sta chiamata. M’hanno detto che ‘o conosci bene.
PELOSINO: ‘O conosco sì. Er frocio che vie’ sempre a piazza dei Cinquecento. Cerca i pischelli. Co’ ghieci sacchi te fa ‘na pompa e hai svortato ‘a giornata.
BIONDINO: Ecco perché stai sempre ar bare de piazza Esedra…Ma è sicuro che ‘o conosci bene o è n’artra cazzata?
PELOSINO: Ce so’ annato quarche vorta. C’ha un 2000 GT.
BIONDINO: Ma è vero che è famoso?
PELOSINO: Mmazza…Fa quei firme co’ a ggente de ‘e baracche. Froci e mignotte…
BIONDINO: E lui te se ricorda..?
PELOSINO: Penso de sì. Dice che je piacio troppo. Ma perché nun lo chiami tu?
BIONDINO: Primo. Coi froci n’ ce vado. Secondo. Me serve uno che ‘o conosce bene.
PELOSINO: ‘O conosce bene pure Braciola. Quanno sta in bianco, lo foraggia. Cioè sempre. ‘Na sera però ce s’è incazzato perché se lo voleva incula’. E lui n’ c’è stato.
BIONDINO: Braciola è ‘n tossico. Lasselo sta. Chiacchiera troppo.
PELOSINO: E’ vero. Mbeh, che je devo di’?
BIONDINO: Che le pizze der firme che je mancheno, ce l’hai tu e je le poi rifa’ ave’.
PELOSINO: Che pizze?
BIONDINO: A pellicola, quanno giri er firme.
PELOSINO: Ah, se chiameno pizze? A Bio’ ma che te sei messo a frega’ i firme adesso?
BIONDINO: Nun l’ho prese io. M’hanno chiesto de fa sto favore.
PELOSINO: Ce pagheno?
BIONDINO: Pe te c’è un mijone.
PELOSINO: Cazzo…
BIONDINO: Ce stai?
PELOSINO: Te credo.
BIONDINO: Chiamelo.
PELOSINO: Mo?
BIONDINO: Cor telefono der bare. Je dici che le pizze der firme je le poi fa’ riave’ e se le rivole deve caccia’ 10 mijoni. Uno sull’artro. Tra du’ giorni lo richiami e te deve di’ se accetta. Poi je damo appuntamento.
PELOSINO: Mmazza…10 mijoni?
BIONDINO: Ce stanno l’artri che c’hanno lavorato. Tu fai sta chiamata, un’artra tra du giorni e poi te levi dar cazzo. Sei pagato bene, me pare…
PELOSINO: Me ce metti su n’artro mezzo mijone?
BIONDINO: Nun esse’ ‘ngordo, Pelosi’. Du telefonate. Mezzo mijone a chiamata. Quanno t’aricapita?
PELOSINO: E pizze der firme, m’hai detto? E se vo’ sape’ de più? Come faccio a sapello? Che firme è?
BIONDINO: Dije ‘a verità. Che t’hanno contattato. Che nun sai un cazzo. Che t’hanno chiesto de fa sta telefonata e devi avvertillo pe’ lo scambio. Si lo vole fa’.
PELOSINO: Com’è che hai pensato a me?
BIONDINO: Perché sei sveijo e te fai li cazzi tua. Ma nun me ne fa’ penti’. De sta storia nun ne devi parla’ co nessuno. Nessuno. Hai capito?
PELOSINO: Damme er numero.
BIONDINO: Tie’ ( e gli da la foto sul cui retro ci sono i recapiti)
PELOSINO: E si me chiede come faccio ad ave’ er numero der telefono suo?
BIONDINO: Dije quello che te pare.
PELOSINO: Damme ‘n gettone.
BIONDINO: Fattelo da’ dar barista
PELOSINO: ( alzandosi dalla sedia e gridando verso l’interno) A Bru’, che me dai ‘n gettone?
Buio. Musica. Appare sul fondo la scritta
Estate 1975
In un imprecisato appartamento di Catania.
La musica cessa. Luci soffuse in un ambiente scarno dove ci sono un tavolo e due sedie. I due uomini dei Servizi entrano in scena e si mettono,Uno con occhiali da sole e Due di fronte. Sullo sfondo un’immagine di Catania
DUE: Ha telefonato.
UNO: Ha fatto telefonare. Da un amichetto. Avevo detto di non coinvolgere nessun altro. Avete preso informazioni?
DUE: Certamente. E’ un altro soggetto giusto. Un marchettaro. Vive a Guidonia, vicino Roma. Una nostra conoscenza.
UNO: Perché il Biondino ha delegato?
DUE: E’ diffidente. E poi credo che cercasse uno che lo frequenta abitualmente.
UNO: Sì. Ho sentito la registrazione. Sono molto intimi. E che non volevo troppa gente in mezzo…
DUE: Siamo sempre nel giro dei marchettari e dei delinquenti. Alla fine sarà un delitto maturato tra prostituti.
UNO: Certo. Come avevamo stabilito. Però meno gente è coinvolta e più stiamo sicuri.
DUE: Le pizze ce le ho io. Ieri ho incontrato quello del montaggio che le aveva prese. Attenzione che il regista vorrebbe sporgere denuncia per furto…
UNO: …Contro ignoti… Resta senza seguito.
DUE: Ovviamente. Pare che si sia incazzato molto, ma non sa che il furto lo abbiamo organizzato ad arte.
UNO: Meno male che quello del montaggio aveva il cognato indagato e ci ha chiesto il favore di tirarlo fuori.
DUE: Ho sentito il cancelliere. Il reato era quasi prescritto. Il processo non si sarebbe mai fatto.
UNO: Abbiamo fatto bella figura, con niente.
DUE: Ha parlato con i soggetti?
UNO: Sono pronti a partire, non appena gli diamo il via.
DUE: Con l’aereo in un’ora arrivano. E poi, da Fiumicino, l’Idroscalo è ad un tiro di schioppo.
UNO: Assolutamente niente aereo e niente treno. Devono venire in macchina. Non lasciamo tracce.
DUE: Dovranno partire il giorno prima…
UNO: Non è un problema. Saliranno a Roma in tre. Hanno una Fiat 125. E’ comoda e non sarà troppo stress. Finita l’operazione se ne ritornano subito qui, senza aspettare altro. E’ chiaro?
DUE: Chiarissimo. Io riparto dopodomani mattina. Ho appuntamento alla Magliana con quell’altro, il meccanico che ha una GT 2000 simile a quella del regista. C’avete parlato?
UNO: E’ d’accordo. Gli spieghi ogni dettaglio. Lavoreremo con due macchine uguali per sviare ogni sospetto.
DUE: Per i soldi?
UNO: Solito trattamento.
DUE: Perfetto. Il regista sta continuando il suo romanzo?
UNO: Sembra che l’abbia sospeso. Adesso è impegnato con il film che sta ultimando. Cerca disperatamente di rimediare al furto delle pizze, con le inquadrature scartate, ma ha bisogno delle riprese che gli abbiamo fregato.
DUE: Il montatore mi ha fatto vedere il film girato. Una vera porcheria. Ci sono scene che danno il voltastomaco. Come fanno a dire che questo è un genio?
UNO: Fosse per me…Quando lo richiamerà, Pelosino?
DUE: Penso tra tre giorni, generale. Gli ha detto che era impegnato col montaggio. Ho sentito una telefonata al montaggio, con uno dei due fratelli, quello che gli fa da assistente. Uno che non sa né parlare, né starsi zitto.
UNO: Sì. Un altro borgataro.
DUE: Uno squallido.
UNO: Ho sentito la registrazione di varie telefonate. Lui è diffidente. Non crede che sia un furto, quello delle pizze mancanti. Sospetta di qualcuno nella troupe che gli voglia mettere il bastone tra le ruote. A noi va bene. Per essere precisi, è convinto che la sparizione sia stata ordinata dal produttore, perché sa che appena esce, pure questo film verrà sequestrato e gli creerà i soliti casini.
DUE: Che gliel’ha prodotto a fare?
UNO: Perché è un intellettuale di sinistra e tutti pensano che faccia solo cose intelligenti.
DUE: E questo basta?
UNO: Secondo me è pure un calcolo economico. Lo sa che il film lo vanno a vedere tutti. Anche se ci sono schifezze e maialate, la gente non se lo perde e lui fa incassi. Ma il produttore è preoccupato. Stanno sempre a litigare.
DUE: Vero…
UNO: L’ho sentito anche in altre telefonate, con l’attore riccetto, quello che usa sempre. Bisogna fare le cose perbene. Non deve sospettare nulla. Che venga all’appuntamento, convinto di riavere le pizze rubate.
DUE: Dell’altro, del Biondino, che ne facciamo?
UNO: Lasciamolo stare. Lo controlli da lontano. E’ vero che non sa un cazzo, però è uno sveglio. Entra ed esce dalla galera. A 16 anni ha messo insieme un curriculum che neanche Al Capone… Ce ne potremmo servire per qualche altro lavoretto sporco.
DUE: Mi pare che non ci sia altro. Io vado. Ci sentiamo tra qualche giorno, dopo che ho parlato col meccanico.
Buio.