È in scena dal 10 ottobre, al Teatro Nazionale di Milano (piazza Piemonte), La febbre del sabato sera di Nick Cohn, adattato da Robert Stigwood e Bill Oakes. (produzione Compagnia della Rancia) con la regia di Mauro Simone. Due atti, durata 150 minuti. Ecco la recensione di uno spettacolo che, a distanza di tanti anni, non smette di identificare un preciso modo di fare musica e racconta l’inizio di mode straordinarie.
IL CAST
Simone Sassudelli, Gaia Soprano, Jessica Lorusso, Natascia Fonzetti, Alice Grasso, Gianluca Cavallaro, Alex Sanchez, Matteo Francia, Lorenzo Longobardi, Marisa Della Pasqua, Gustavo La Volpe, Giulio Benvenuti, Chiara Di Loreto, Elisa Gobbi. Coreografie Chris Baldock; Direzione Musicale Andrea Calandrini; Arrangiamenti David Abbinati; Scene Gabriele Moreschi; Costumi Rirccardo Sgaramella; Disegno Luci Francesco Vignati; Disegno Fonico Armando Vertullo.
IL TARGET
Dai 15 anni in su.
LA TRAMA
Nella New York del 1977 vive un ragazzo sfaticato al lavoro ed eccellente in due ruoli: combinare risse e bravate insieme ai suoi amici di sempre, nonché ballare ogni sabato sera alla discoteca Odissea 2001, dove è considerato da tutti il migliore. Il suo nome è Tony Manero: biasimato dalla madre perché non è diventato prete come il fratello, Tony rappresenta lo stereotipo di bellezza ideale, con atteggiamento sfrontato e sicuro di sé, nonostante una vita dissipata che pochi conoscono. Lo sa bene Annette, ragazza puntualmente rifiutata da Tony: lui non ha intenzione di fare lo sciupafemmine, ma lei sarebbe disposta a ogni cosa pur di conquistarlo con la sua semplicità. Annette è l’esatto opposto di Stephanie, nuova frequentazione dell’Odissea 2001, bravissima a ballare ma poco propensa ad approfondire la conoscenza di Manero. Il ragazzo convince comunque Stephanie a gareggiare insieme a lui a un’importante concorso di ballo: il rapporto tra i due cresce e la loro empatia giunge anche alla giuria che li premia. Tony, con onestà morale, cede il premio alla coppia seconda classificata, a suo giudizio più talentuosa. D’altra parte si è reso conto che l’unico suo interesse, intorno a questo evento, non è la vittoria finale, ma conquistare la bella Stephanie…
LA MORALE
Di tanto in tanto c’è chi discute la morale de La febbre del sabato sera, giudicandone maschilista la storia. Niente di più falso: si mettano l’anima in pace i polemici, l’atteggiamento accentratore di Tony Manero ci insegna casomai che l’egoismo non porta da nessuna parte. Sono anzi le donne, in questa storia, a mostrare la loro anima forte, con cui sanno dare il giusto valore a sentimenti spesso offuscati come amore e amicizia. Gli uomini, al contrario, vengono messi in discussione: nemmeno il fratello prete può dirsi libero da ogni peccato. Guai a considerarla una commedia leggera, perché scene di violenza fanno de La febbre del sabato sera una denuncia sociale, oltre che un modo per sottolineare come ogni occasione valga la pena di essere vissuta fino in fondo per quello che offre.
IL COMMENTO
Quando si legge del ritorno a teatro di titoli cult come La febbre del sabato sera, il rischio più grande è di sentirsi imbrogliati da una produzione che non si dimostri all’altezza della celebre pellicola con John Travolta. Rischio ampiamente scongiurato dalla Compagnia della Rancia che, diretta da Mauro Simone, riporta in scena con successo una storia tutt’altro che banale, a cui fa da sfondo una colonna sonora memorabile, coi Bee Gees in testa. Attori e ballerini eccezionali coinvolgono su un palcoscenico ricco di colori, con una sincronia e un dinamismo inesauribile che lasciano a bocca aperta. La storia è esattamente la stessa del film, ma l’idea vincente è quella di dare una personalità che vada oltre gli attori visti al cinema: così Sassudelli interpreta Tony Manero senza essere una goffa imitazione di Travolta e Gaia Soprano riesce a essere addirittura più sensuale di Karen Lynn Gorney nei panni di Stephanie. Jessica Lorusso è straordinariamente espressiva nei panni di Annette, mentre le voci di Natascia Fonzetti e Alice Grasso danno una qualità canora esplosiva allo spettacolo.
IL TOP
Una buona notizia: le canzoni, fatto salvo qualche piccolo accenno per far comprendere la storia, sono praticamente tutte in lingua originale. Se si portano i ragazzini a teatro, c’è dunque ancora speranza che possano rendersi conto di quale sia la vera musica e perché inorridiamo di fronte agli autotunes di oggi. Così se La febbre del sabato sera fu colpevole, all’epoca, di aver portato ad abbandonare definitivamente il ballo sulla mattonella, oggi diventa un’occasione per apprezzare una discopop a cui fare riferimento per sempre. In fondo sembrava trasgressivo, ma magari i giovani avessero ancora quella stessa febbre del sabato sera che esisteva un tempo. Sì, c’era bisogno del ritorno di Tony Manero.
LA SORPRESA
Il colpo di genio è nel rafforzamento delle origini italiane della famiglia Manero: l’accento fortemente pugliese interpretato da Marisa Della Pasqua e Gustavo La Volpe, nei panni dei genitori di Tony, dà vivacità e ulteriore ritmo, creando divertimento, con qualche battuta in più che rende la storia più vicina a noi.