Anche quest’anno, nonostante le turbolenze epidemiche e politiche, è arrivato il 10 Febbraio. Una giornata a me particolarmente cara per via della storia e dei valori che trasuda, nonché per via del mio piccolo e limitato trascorso familiare, avendo alcuni avi triestini.
Da quando sono stato eletto Sindaco sto svolgendo, con passione e onestà intellettuale, quello che penso sia il compito di ogni istituzione, grande o piccolo che sia il proprio ruolo e la propria rappresentatività, ovvero quello di celebrare al meglio le giornate nazionali organizzando iniziative, cerimonie, occasioni di vario tipo, ed anche, semplicemente, parlando con giovani ed adulti, ricordando il valore di questa giornata e le storie che vi sono alle spalle.
Ogni anno da 6 anni a questa parte dal Municipio di Besano, il 10 Febbraio, esponiamo la bandiera Istriana, come gesto simbolico per celebrare la Giornata del Ricordo, con la speranza che qualcuno possa notare quella semisconosciuta bandiera blu e magari interessarsi per capire cos’è e perché la si espone. Durante questo mio secondo mandato l’obiettivo è anche procedere con l’intitolazione di un luogo dignitoso alla memoria delle vittime delle foibe e degli esuli, lavorerò in questa direzione nei prossimi anni.
Quest’anno poi, per la prima volta, ho incontrato i ragazzi della classe 3^media per parlare delle vicende delle Foibe e dell’Esodo, constatando come nessuno di loro prima di questo momento aveva mai sentito parlare delle vicende drammatiche che hanno riguardato 300mila nostri connazionali “italiani due volte” e più di 10mila italiani infoibati. Non mi stupisco di questo, l’età non è ancora matura e oggettivamente capisco che un ragazzino abbia altri pensieri per la testa a 13 anni; spero però, come ho detto loro, che questo primo momento di incontro con il tema del 10 Febbraio possa portarli d’ora in poi, crescendo, ad interiorizzare ed approfondire queste tematiche. Ho anche rivolto loro l’invito, qualora dovessero recarsi con le proprie famiglie a Trieste o sul litorale adriatico istriano e dalmata, di ricordarsi di quello che hanno subito gli italiani e di guardarsi intorno, per cogliere particolari dettagli che ricordano della presenza millenaria italiana in quelle terre. D’altronde è così che si forma la memoria collettiva di un Popolo.
Il 10 Febbraio d’altronde sconta il fatto di non aver avuto vita facile sin dalla sua istituzione, colpito a sinistra dalle solite critiche in malafede e da un revisionismo e da un giustificazionismo storico sulle colpe dei partigiani comunisti di Tito che quasi sfiora il negazionismo. Peccato che le vittime non furono solo fascisti, ma anche antifascisti, sacerdoti, carabinieri, finanzieri, e poveri cristi di varia estrazione sociale, come ben documentato e testimoniato.
Ma proprio per questo non dobbiamo demordere nel promuovere il Ricordo, e in provincia di Varese le iniziative sono molte. Dopo il già citato esempio di Busto Arsizio, cito l’esempio del capoluogo, dove ogni anno si celebra il 10 Febbraio alla presenza dei rappresentanti degli Esuli presso il giardino a loro dedicato, voluto dalla giunta di centrodestra dell’oggi governatore della Lombardia Fontana e dall’allora Assessore Clerici, nonché la cerimonia presso l’Università dell’Insubria dedicata alle scuole, sempre alla presenza di esuli e di autorità. A questa cerimonia partecipava con affetto l’esule più famoso della nostra provincia, Ottavio Missoni, fiero dalmata, esule da Zara, che raccontava sempre con semplicità e con velata accento giuliana, di come Zara fosse stata una città olocausta, distrutta dai bombardamenti alleati e poi, già in agonia, assediata dai partigiani titini. “La foiba di Zara era il mare”, ripeteva, perché se in Istria si moriva precipitando nelle foibe, in Dalmazia si moriva con una pietra al collo nel profondo del mare.
In molti altri comuni del varesotto oggi vi sono strade, parchi o piazze intitolati ai martiri delle foibe ed agli esuli, cito su tutti l’esempio di Luino, con una via dedicata a Norma Cossetto presso il suggestivo parco a Lago. Molti Comuni allestiscono anche mostre dedicate, con risultati però non sempre apprezzabili nei contenuti esposti, ma è pur sempre qualcosa. Grazie al cielo non si sono visti mai atti di vandalismo su targhe o monumenti come in altre città d’Italia; Varese è rispettosa e discreta, come nel DNA dei suoi abitanti, e gli esuli ormai sono varesini doc, pur conservando nel cuore le loro radici di istriani, fiumani e dalmati.