#pillole di #brianza: non solo nomi incisi su un monumento

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Durante la Prima Guerra Mondiale il prezzo pagato dall’Italia fu molto alto: più di mezzo milione di soldati deceduti (con stime che variano fino ad arrivare anche a 700.000). La città di Monza ricorda i 667 morti del proprio distretto militare durante la Grande Guerra con il grandioso monumento situato in Piazza Trento e Trieste, sui cui lati sono riportati in lapidi bronzee i nomi dei caduti. Dietro a queste incisioni si celano però storie: una di queste è quella di Primo Verzolla, figlio di Marco Verzolla e Regina Mantovani. Originari di Ariano nel Polesine, nel Veneto, poi tresferitisi a Monza, Marco e Regina erano nati nell’Italia che da poco era divenuta Nazione, e Primo (nome che gli derivava dall’essere appunto il primogenito) fu il pegno pagato da questa famiglia nella guerra che aveva messo per la prima volta alla prova l’Italia unita. Classe 1892, in forza all’8° Reggimento Fanteria della Brigata “Cuneo”, il Caporal Maggiore Primo Verzolla venne inviato con il proprio reparto nell’alta Valle dell’Oglio, vicino al Passo del Tonale fino al Gennaio 1916, quando il reggimento venne trasferito presso Oslavia e sul Podgora. Ad Agosto l’8° Reggimento Fanteria “Cuneo” si distinse nella VI Battaglia dell’Isonzo, ricevendo una decorazione d’argento alla bandiera per il coraggio e l’ardore dimostrato, ma a questa impresa Primo non poté partecipare. Ammalatosi fra Febbraio e i primi giorni di Marzo, trovò la morte nell’Ospedale Maggiore di Milano il 13 Marzo 1916, venendo poi sepolto nel Cimitero di Musocco. Si calcola che più del 30% delle morti italiane della Grande Guerra siano da riferire a malattie: freddo e assenza di igiene personale, soprattutto nelle prime linee, creavano le condizioni ideali per epidemie di colera, tifo e dissenteria. Ai soldati venivano distribuite enormi quantità di limoni come disinfettanti e astringenti. Nonostante la sua prematura scomparsa, la memoria di Primo venne sempre affettuosamente conservata da Secondo, Difendi, Guido, Mario, Elvira, Rina e Federico, fratelli e sorelle di Primo, che ci offrono anche un ottimo esempio della numerosità delle famiglie nel primo ‘900. La foto mostrata ci è infatti pervenuta grazie al fratello più piccolo, Federico Verzolla, che insieme a molti altri documenti e foto di famiglia, la conservò sempre.

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