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A Palermo un branco di 7 animali fra i 18 e i 22 anni – ma c’era anche un minorenne – ha fatto ubriacare una loro coetanea e poi, una volta stordita, l’ha trascinata nella zona del Foro Italico per violentarla. “Eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”, aveva scritto in chat uno degli arrestati a un amico. Bene. E’ ora che lo Stato si faccia sentire e intervenga una volta per tutte: la deriva generazionale per cui tutto è disponibile sui social va fermata col martello dell’educazione. Ci sono le istituzioni, ci sono gli uomini e le donne, ci sono le leggi – e se serve se ne introduce una nuova -, ma il primo vero passo in avanti da compiere e non più procrastinabile è l’intervento educativo. Le due istituzioni fondamentali per lo sviluppo dell’essere umano sono la famiglia e la scuola e da qui bisogna ripartire per raddrizzare la situazione. Raddrizzare la schiena dei 7 animali del branco questo no, forse non è più possibile, perché le chat delle bestie dopo lo stupro sono inequivocabili, c’era chi parlava di un raid punitivo per far ritirare la denuncia alla ragazza: “Le do una testata nel naso”. C’entra niente la supercazzola del patriarcato e del maschilismo e forse la castrazione chimica è inutile. Molto più utile recuperare i sani con l’educazione e, nei limiti del possibile, fare altrettanto con le bestie che hanno perpetrato lo stupro riprendendolo con il telefono. Perché questo è il punto: su Telegram c’erano altre bestie che chiedevano di postare il video inutilmente nascosto da quegli animali, che nella loro ignorante ingenuità pensavano di sfangarla nascondendolo. Alla base c’è infatti la percezione della impunità: se pensiamo che fino a pochissimi anni fa la violenza sessuale non era considerata un reato contro la persona e se pensiamo che molte donne non denunciano (o denunciano dopo molto tempo) una violenza, vuol dire che lo Stato non c’è. Non c’è la legge, non c’è l’ordine e, repetita iuvant, non c’è quello che a questo punto deve essere un processo educativo. Le nuove generazioni, quelle di un’età compresa fra l’adolescenza e i primi vent’anni, sono nate con internet e con i social: le immagini hard non le vanno a cercare all’edicola camuffando la voce e mettendo la barba finta, le trovano tutte gratis sullo schermo del telefono. E i genitori, cresciuti quando i contenuti iniziavano ad essere disponibili liberamente, hanno la loro parte pesante di responsabilità. E’ per questo che deve intervenire lo Stato in due direzioni: “sorvegliare e punire” era lo spauracchio della sociologia progressista degli anni 70 quando la violenza era “solo” (si fa per dire) politica, oggi la violenza ha raggiunto dei livelli inconcepibili, prima la vedevi sullo schermo del cinema, oggi avviene il contrario, dalla realtà allo schermo di un telefono che gira fra tutti. E’ la certezza che si possa condividere tutto, che male c’è?, “una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”. Appunto. L’altra direzione da seguire, insieme alla sorveglianza e la punizione, è la prevenzione. Che fa rima con educazione: lo Stato deve prendere in mano la situazione e riedificare le fondamenta dello sviluppo della persona, che sono la famiglia e la scuola.

















In quel pianeta alieno della Giustizia italiana invece a muoversi è solo e soltanto l’asticella del basso. L’ultimo suo urlo antropico arriva proprio da Palermo dove “Il più giovane degli accusati di violenza di gruppo, minorenne all’epoca dei fatti, è stato scarcerato e trasferito in comunità”.
La Legge a volte…! Se da minorenne ha partecipato a uno stupro di gruppo e, prima e dopo aver stuprato, ha angariato la vittima, da maggiorenne poteva tranquillamente starsene in carcere. Invece il gip lo premia. Nonostante, “È tra i più violenti” di quel gruppo di violentissimi. Dov’è sta la morale di questa decisione incongruente? È gente che era felice e orgogliosa di andare a finire sui telegiornali nazionali per quello che stavano facendo. Per quello di cui l’Italia tutta avrebbe parlato. Per quello che, stuprando, chattavano. Ma quel gip lo premia. Il buonsenso inorridisce. Mentre la Legge sembra instupidirsi un passo dietro l’altro.