Quella tavolata di sapori che il mondo ci invidia

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Ancora me lo ricordo il regalo di Natale più bello che abbia mai ricevuto. Avevo cinque anni e cercavo di capire cosa ci fosse in quel pacco colorato che mi aspettava sotto l’albero. Incartata come un gioiello e scartata con quello stupore e quella gioia che solo da bambini possiamo avere, trovai una pagnotta di pane! Me la regalò mio padre, era il 1976. Era il mio cibo preferito, quasi un oggetto sacro per me, tanto sacro che non ebbi il coraggio di mangiarla mai. Speravo che potesse rimanere lì per sempre, immortale, nella
sua divina rotondità, come la bellissima opera di copertina di questo mese firmata da Ciro Palumbo: L’unico frutto. Così il tema di dicembre del nostro mensile non poteva che essere il cibo.

Partendo dagli elementi primordiali del pane e dell’acqua, passando per le tante tradizioni e identità regionali che sfileranno sulle nostra tavole natalizie dalle Alpi alla Sicilia. L’Italia nel mondo è arte, cultura, ma è soprattutto il paese dove si mangia meglio. Le nostre trattorie sono cattedrali per milioni di fedeli del gusto che arrivano da noi attratti dalla bellezza del nostro paesaggio, dai nostri monumenti e dalla bontà dei nostri piatti. E soltanto quando facciamo un viaggio all’estero capiamo come è bello essere italiani, soprattutto a tavola. Anni fa in un mio spettacolo dedicato al genio futurista di FT Marinetti, Donne Velocità-Pericolo, il protagonista nella trincea della Grande Guerra gridava la sua voglia di tornare a casa ed il suo amore per la sua terra con queste parole: «Tu non sai cosa vuol dire assaporare l’italianissimo sugo di spaghetti alle vongole, il giallo risotto alla milanese, il polisaporico minestrone di pesce nell’agitata marina padella napoletana che cuoce con fuoco sotto e sopra, pepe rosso di passione! Pizzichi di chitarre sui maccherooooni sentimentali, formaggio grattugiato di mandolini aerei! Questo è un amore senza confine…Oh Italia, io ti bacio, io ti amo!!».

Che sia un augurio di buone feste a tutti.