Se la domenica in famiglia diventa identitaria

0

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Domenica è sempre domenica. È il titolo di una celebre canzone musicata da Gorni Kramer e interpretata a metà degli anni Cinquanta da Mario Riva, autore del testo e presentatore della fortunata trasmissione Il Musichiere: un motivo spensierato che dipinge l’immagine di un’Italia che si era lasciata alle spalle le ferite del conflitto mondiale e si era tuffata a capofitto nell’entusiasmo del boom economico; un inno, a suo modo tuttora iconico, che del nostro Paese propone una fotografia rassicurante, popolata da allegri scampanii e gruppi di parenti e amici vestiti a festa che s’incontravano per le strade di Roma. Come poteva e potrebbe accadere ancora oggi – la domenica – in uno qualsiasi dei nostri borghi e in tutte le nostre città.

Al di là della citazione pop, la riscoperta della domenica riporta sotto i riflettori la necessità di individuare un momento ad hoc per per rigenerarsi e per ritrovarsi con sé stessi e con gli altri: un’oasi spazio-temporale per coltivare le passioni personali, occuparsi della famiglia ma anche per socializzare con chi vive nei nostri stessi luoghi, che spesso conosciamo solo in maniera superficiale. Del resto la “domenica” – parola introdotta dall’imperatore Costantino in sostituzione dell’antico solis dies (giorno del sole), termine peraltro conservato nell’inglese Sunday e nel tedesco Sonntag – porta da sempre con sé una valenza di pausa e di riposo: non a caso fin dai tempi dell’Antico Testamento il popolo dell’alleanza di Dio osservava il riposo domenicale perché in quel giorno Dio si era riposato dopo aver creato la Terra. Nel corso dei secoli, la domenica ha via via assunto il ruolo del “giorno libero” in cui potersi dedicare al relax e alla socialità ma, poco per volta, ha perso anche la sua originale connotazione creativa e ri-creativa: quante volte ci è infatti capitato di non sapere cosa fare la domenica o di non trovare posto al ristorante e in agriturismo o di voler “uscire di casa” costretti a macinare chilometri in autostrada? E se siamo anziani soli o single? Inutile negare che per molte persone, di ogni d’età, la domenica si è trasformata in un giorno come un altro. Possibilmente da “far passare” in fretta.

Ormai siamo tutti virtualmente e perennemente interconnessi tramite smartphone e tablet ma, nei fatti, siamo disconnessi dalla nostra vita reale. Per questo la domenica può e deve tornare a essere il giorno della socialità, della famiglia e della natura, e spetta soprattutto a chi sovrintende alle nostre comunità – e cioè al Sindaco – il compito di programmare e promuovere le occasioni di incontro e di divertimento nel suo territorio, inteso non solo come tessuto urbanistico ma anche come incubatore di relazioni di prossimità: perché una comunità coesa è una comunità più sicura, più sana e consapevole dell’identità storica, paesaggistica e ambientale del luogo d’appartenenza.

Su queste basi si fonda il progetto delle “Domeniche identitarie”, che vogliono diventare l’occasione per un ritorno alle origini che guarda al futuro: una riscoperta del senso più autentico della domenica e un’opportunità di crescita culturale, ludica e sociale per tutti. Tanti e diversi possono essere gli spunti per creare aggregazione: a cominciare dalla condivisione dei pasti con la riscoperta delle tavolate comunitarie, un tempo diffuse nei nostri paesi e oggi da recuperare come pretesto per scambiare ricette della tradizione, rivalutare ingredienti locali e attivare relazioni intergenerazionali. Sul fronte delle attività creative e ricreative, la domenica è il giorno ideale per le camminate e i bike-tour alla scoperta del territorio, magari alla guida di esperti naturalistici o di specialisti di foraging, tecnica che insegna a individuare e raccogliere le piante selvatiche alimentari, ma anche per i corsi di arte, musica, teatro, danza, cucina, erboristeria. La pratica spirituale, che in passato si svolgeva esclusivamente in chiesa, ora può contemplare momenti dedicati alla meditazione, e un’attenzione speciale va riservata in particolare ai bambini, gli adulti di domani ai quali va insegnato il valore del legame con l’ambiente in cui crescono.

Come ricorda la nota psicologa Anna Oliverio Ferraris, i bambini che non frequentano luoghi naturali non ricevono stimoli sufficienti e non si trovano mai in situazioni nuove o impreviste: questo “deficit di natura” è in stretta correlazione con la comparsa di obesità, asma e allergie, ma anche di svogliatezza, ansia, depressione e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, sindrome da deficit di attenzione e iperattività). Utilizzare la domenica per riconnettere i piccoli con l’ambiente, con le stagioni e con la flora e la fauna locali, facilita anche la formazione dell’intelligenza biofilica, una forma di intelligenza che richiede abilità sensoriali sviluppate per percepire gli organismi viventi, capacità logiche per distinguerli e classificarli in base a parametri esperienziali, sensibilità emotiva verso ciò che è “naturale” e una certa “sapienza esistenziale” per legare insieme tutti gli elementi: una capacità di con-vivere con l’ambiente che risulterà preziosa, per non dire strategica, per la formazione delle future sentinelle del Pianeta.

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui