Trump vs Harris: cosa succederà se vince The Donald?

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Gage Skidmore - CC BY-SA 2.0

Fra due settimane lo scontro elettorale fra Trump e la Harris arriverà al momento della verità. Alessandro Nardone, giornalista, esperto di comunicazione e di politica americana, ha analizzato la situazione statunitense e le implicazioni che essa ha e avrà per il nostro paese e l’Europa, nonché i punti chiave della comunicazione di Trump e della Harris. Ecco l’ultima parte del dossier. [Red]

Se Donald Trump dovesse vincere le elezioni del 2024, l’impatto sull’Europa e, in particolare, sull’Italia, potrebbe essere significativo. In primo luogo, si potrebbe assistere a un rafforzamento dei legami tra gli Stati Uniti e i governi di stampo conservatore del Vecchio Continente, a partire proprio dall’Italia di Giorgia Meloni. Questa sinergia potrebbe portare a una maggiore collaborazione su temi chiave come l’immigrazione, la sicurezza nazionale e la difesa dei confini, unendo gli sforzi contro i trafficanti di esseri umani e la diffusione dell’approccio ideologico della sinistra radicale nelle istituzioni. Inoltre, una vittoria di Trump rafforzerebbe il fronte anti-globalista in Europa, indebolendo le istituzioni europee che promuovono politiche economiche e sociali basate sul liberalismo progressista.

Meloni, che ha già dimostrato di essere una leader pragmatica capace di navigare tra le complessità dell’UE, potrebbe sfruttare questa situazione per consolidare la sua posizione in Italia e ottenere maggiori concessioni da Bruxelles, specialmente in tema di politiche economiche e di gestione delle crisi migratorie. Al contrario, una vittoria di Kamala Harris comporterebbe una continuazione delle politiche dell’amministrazione Biden, rafforzando l’asse con l’Unione Europea per mantenere l’approccio ideologico tipico della sinistra radicale nelle relazioni internazionali. Scenario, questo, che rappresenterebbe un grave problema non soltanto per Giorgia Meloni, ma per tutte le democrazie occidentali, che dovrebbero fronteggiare politiche che si sono già rivelate penalizzanti per il tessuto produttivo occidentale e favorevoli per chi produce in paesi come Cina, Messico, o Bangladesh.

Implicazioni globali: il destino dell’Occidente

Queste elezioni non riguardano solo il futuro degli Stati Uniti, ma avranno ripercussioni sull’intero Occidente. Come ho già evidenziato, la sfida tra Trump e Harris non si limita ai confini americani, ma tocca questioni di portata globale come la guerra in Ucraina, la competizione economica con la Cina e il futuro delle alleanze occidentali. Trump ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina, una posizione che ha trovato consensi in gran parte dell’elettorato repubblicano, stanco dei costi e dei sacrifici associati ai conflitti internazionali. Al contrario, Harris sostiene il proseguimento delle politiche estere di Biden, con un forte sostegno agli alleati europei e un impegno continuo nella NATO.

Appare del tutto evidente come il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump sarebbe virtuoso anche da questo punto di vista, poiché fungerebbe da sprone affinché – finalmente – le nazioni parte dell’UE si assumano le proprie responsabilità in materia di difesa, impegnandosi a raggiungere la quota del 2% del PIL in armamenti militari e, al contempo, organizzando politiche di difesa comuni. Questo consentirà all’Europa di non dipendere più totalmente dagli Stati Uniti e di acquisire, così, l’autorevolezza sullo scenario internazionale che  non ha mai avuto, guadagnandosi la definizione di  “gigante economico e nano politico”. Insomma, ,a posta in gioco è alta: le decisioni che prenderanno gli Stati Uniti nei prossimi anni influenzeranno il destino dell’Europa, dell’Asia e del resto del mondo.

Comunicazione di Donald Trump: 5 punti chiave

1. Campione di Personal branding

Trump investe da oltre 40 anni nel suo brand personale. Lo slogan “Make America Great Again”non è solo una promessa politica, ma una proiezione della sua persona come sinonimo di vittoria e cambiamento.

2. Messaggi semplici ed efficaci

Trump ha un linguaggio diretto e comprensibile, con frasi come “Build the wall” e “Drain the swamp”. Messaggi brevi ma potenti, fondamentali per attrarre una vasta base di elettori: per capirci, il suo programma elettorale di 20 punti sta in una sola immagine.

3. Lui è il media

Trump ha utilizzato i social media, specialmente Twitter, per bypassare i media tradizionali, dettare l’agenda e comunicare direttamente con i suoi sostenitori nonostante la palese avversione del mainstream.

4. Il coraggio di essere spiazzante

Trump ha una straordinaria capacità di spiazzare l’opinione pubblica e i media con azioni out of the box. Un esempio iconico è la sua foto con il corpo di Rocky che pubblicò sui social, immagine che non a caso ho scelto per la copertina del mio libro “Mai arrendersi – Il vero Donald Trump”.

5. Coerenza tra parole e azioni: “Never surrender”

Trump è coerente tra ciò che dice e ciò che fa. Il suo motto “Never surrender”, spesso usato nei suoi discorsi motivazionali, si riflette nelle sue azioni, come la ferma reazione all’attentato di Butler, che ha rafforzato la sua immagine di leader indomabile.

Comunicazione di Kamala Harris: 5 punti chiave

  1. Incoerenza

Harris cerca di bilanciarsi tra le diverse fazioni dei democratici, risultando spesso incoerente su temi chiave come il fracking e l’immigrazione. Questo le ha fatto perdere la fiducia sia dei progressisti sia dei moderati.

  • Mancanza di autenticità

La sua stretta associazione con l’amministrazione Biden le impedisce di differenziarsi chiaramente, e questo riduce la percezione di autenticità della sua leadership. Ogni tentativo di presentarsi come innovatrice è stato spesso smentito dal suo stesso operato.

  • Conflitto tra radicalismo e moderazione

Harris non riesce a trovare una posizione definita tra l’ala progressista e quella moderata del suo partito, risultando ambigua. Questo si è manifestato in questioni come il suo atteggiamento verso Israele e i movimenti antisemiti e pro-Hamas all’interno del suo partito.

4. Meglio di Biden, ma non abbastanza

Harris è sicuramente più agile e dinamica rispetto a Biden sul piano comunicativo (non che ci volesse molto, oggettivamente), ma una presenza migliore rispetto a quella di un presidente “poco lucido” non basta. Carisma e credibilità non si comprano.

5. Dipendenza dal teleprompter

Harris, è noto, legge tutti i suoi discorsi, lo ha fatto perfino nel salotto informale di Oprah Winfrey. Aspetto che ha rafforzato la percezione di una leadership artificiosa, costruita dagli spin doctor ma priva di sostanza.

Conclusioni

Le elezioni presidenziali del 2024 rappresentano un punto di svolta storico per l’America e per il mondo intero. Da un lato, Donald Trump incarna la promessa di una rinascita basata sui valori tradizionali, sulla libertà di espressione e sulla difesa dell’Occidente. Dall’altro, Kamala Harris rappresenta un’America progressista, ma carica di contraddizioni e con una base elettorale sempre più divisa. Gli elettori americani sono chiamati a fare una scelta cruciale: continuare sulla strada di una globalizzazione spinta e di un progressismo incontrollato, o tornare a un modello di patriottismo e sovranità nazionale che Trump promette di restaurare. Le implicazioni di questa decisione andranno ben oltre i confini degli Stati Uniti, influenzando il futuro dell’intero Occidente e della democrazia stessa. [4 – fine]

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