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Apparire gradevoli rende più sicure anche se gli anni passano. E i signori si tengano le rughe della loro mascolinità
L’abbiamo vista ospite al TG4, alla Zanzara di Radio24 e al TgCom24. Collabora alla sezione salute di ilgiornale.it, per Milano 24OreNews e con riviste a carattere divulgativo inerenti la medicina estetica e la cosmesi. Ha pubblicato un Prontuario Cosmetologico edito da Acta Medica, a giorni uscirà il suo prossimo libro (La bella italiana. Il manuale per farvi star bene, prefazione di Vittorio Feltri) e terrà una rubrica per CulturaIdentità sulla cosmesi di nicchia italiana. E’ medico di medicina generale, medico estetico, consulente in sessuologia clinica, giornalista pubblicista e vive tra Milano e Parma. Si occupa delle donne in tutte le loro sfaccettature, le ascolta, le consiglia, le rimprovera, le valorizza. Lei è Francesca Bocchi e l’abbiamo intervistata su un mondo forse sconosciuto ai maschietti e in parte svelato alle signore, quello della bellezza femminile e della cura del corpo.
Dottoressa Bocchi, rispetto a un passato neanche tanto remoto vediamo che oggi la cura di sé è un’esigenza sentita anche dalle signore più agée e non più solo dalle fanciulle in fiore: come possiamo spiegare questo “cambio di paradigma”?
La donna moderna è consapevole che la prospettiva di vita si è allungata e che le esigenze di essere sempre “in ordine” sono aumentate. Curare il proprio aspetto è diventato fondamentale, una pratica quotidiana che non ha età. Apparire gradevoli allo specchio e agli occhi di chi ci guarda rafforza l’autostima, rende più sicure anche quando gli anni passano e trasmette armonia. Mentre le giovani donne si curano come investimento per il futuro, le signore più attempate ravvivano in questo modo l’antica bellezza e valorizzano nuove sfaccettature di se stesse. La stella polare a cui debbano guardare è però l’equilibrio: i volumi, le proporzioni, le espressioni non si devono discostare dalla propria fisionomia e dal proprio modo d’essere. Non bisogna snaturare, ma accompagnare il tempo che scorre, curandolo e impreziosendolo attraverso la cura.
«Non togliermi neppure una ruga. Le ho pagate tutte care»: Anna Magnani ai suoi truccatori. Aveva torto o aveva ragione?
Anna Magnani aveva ragione, perché il suo ruolo imponeva un’espressività che era impreziosita proprio da quelle rughe d’espressione. Probabilmente intendeva di non crearle sul viso una sorta di “maschera” di trucco che l’avrebbe resa statica e polverosa. Oggi più che togliere le rughe, che appunto fanno parte del nostro bagaglio di vita, si tende a curare la pelle, affinché sia di bell’aspetto, compatta, senza macchie, idratata. Trovo ridicola e sorpassata l’idea di dimostrare meno anni attraverso “le punturine”. L’età di una donna si svela non solo attraverso la pelle, ma lo sguardo rivela il tempo di vita, una donna di classe sa rispettare se stessa anche attraverso il suo aspetto.
Platone diceva (sintetizzo brutalmente) che ciò che è bello non può non essere anche buono: possiamo dire che la cura di sé è anche una filosofia di vita?
Curarsi è indice di disciplina, rispetto di sé, impegno . Chi si trascura non dà all’esterno un’immagine affidabile e piacevole. Siamo tutti ben disposti quando incontriamo una persona pulita, profumata e di aspetto gradevole. Attira gentilezza, buonumore e positività. Chi sa investire su di sé sa anche farlo sugli altri e come farlo. Più che una filosofia di vita, dev’essere un aspetto imprescindibile della nostra quotidianità. Fin dall’antichità uomini e donne hanno sempre cercato cure e belletti per rendersi piacevoli. La storia della cosmesi è affascinante e ci fa scoprire le antiche civiltà anche attraverso questo aspetto importantissimo della loro vita.
Non solo signore ma anche signori: rispetto a una donna, un uomo è più semplice o più difficile da “trattare”?
Trattare gli uomini è molto semplice, basta avere un viso un po’ meno segnato, ascoltano sempre in modo molto attento e credo abbiano il giusto approccio nel seguire i consigli. Suggerisco loro di fare sempre molto poco, in modo di mantenere un’espressione mascolina, attenuando le rughe più profonde; ma soprattutto di utilizzare prodotti e fare trattamenti che mantengano la pelle detersa e pulita. Devono essere uomini raffinati, sobri e custodi della cura di sé degli altri.
Un medico oltre che il bene può dunque cercare anche il bello per il suo paziente?
Il medico deve essere il visagista del proprio paziente e indirizzarlo verso l’equilibrio. Spiegare e far capire a volte può essere più faticoso, ma è la strada giusta per essere soddisfatti del proprio operato e far felice il paziente. Solo così si potrà instaurare un rapporto fiduciario inossidabile e profondo. Saper dire “no” (e più volte) ripagherà moltissimo. Il medico non è un venditore di prodotto. È un’arte sacra perché tratta la materia umana: la più complessa, la più variegata e la più nobile.
La donna italiana, soprattutto nella storia del cinema e della moda, da sempre rappresenta un modello culturale, ma secondo lei c’è una bellezza italiana tipo?
La bellezza italiana viene solitamente identificata come donna dalle forme procaci e dai colori mediterranei. Credo sia un luogo comune. L’italiana deve saper farsi riconoscere per le strade del mondo per la cura, la grazia, la raffinatezza e l’eleganza. Essere italiana significa utilizzare determinati prodotti, sottoporsi a trattamenti periodici. Lo stile deve passare attraverso una cura garbata ma potente, dev’essere un marchio di cui andare fiere, consapevoli della propria unicità. Si dovrà dire che quella pelle e quei capelli sono di un’italiana!