Sventoli il Tricolore sul Duomo, altro che i maranza

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Oggi 7 gennaio si festeggia il tricolore italiano, un vessillo che nasce come bandiera nazionale a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso”.

Nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano sconfitto gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello del tricolore francese.

E proprio nei successivi ideali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento la bandiera tricolore divenne il simbolo del popolo, delle libertà conquistate, di una nazione che finalmente stava nascendo. Un simbolo che poi sarà calpestato proprio dalle stesse truppe francesi, che nel 1849 per riportare il Papa a Roma, faranno cadere l’eroica resistenza dei giovani patrioti della Repubblica Romana.

Mazzini, mentre sul Gianicolo muoiono eroi ventenni come Goffredo Mameli, grida con veemenza “Francesi, la terra sulla quale voi camminate porta ancora l’impronta dei passi dei vostri antenati: ma essi ci apportarono la libertà, voi ci apportate la schiavitù. Badate bene! Abbattendo la Repubblica Romana, voi uccidereste la vostra!”. Ed è per questo che ho scelto di stare in scena proprio stasera al teatro Manzoni di Milano con lo spettacolo della trilogia “Inimitabili” dedicato alla vita di Giuseppe Mazzini. Nel 2025 entriamo, tra l’altro, nei 220 anni dalla sua nascita.

Quel tricolore simbolo di libertà ed unità nazionale è da sempre un elemento scenico delle mie rappresentazioni, è una cifra stilistica che ritorna sul palco ciclicamente. Il mio Mazzini lo sventola drammaticamente sulle note del Dies Irae di Verdi quando l’Italia repubblicana non si farà con il Risorgimento ma bisognerà aspettare il 1946 ed una guerra civile. Per il Vate Gabriele d’Annunzio, secondo capitolo della trilogia, il tricolore è quasi un sudario dove avvolgere i corpi dei suoi commilitoni o dei suoi legionari. Diventa addirittura un simbolo poetico quando dal suo SVA sui cieli di Vienna nell’agosto del 1918 invece di sganciare bombe lancia migliaia di volantini tricolori per provocare il nemico austriaco, ma senza bisogno di bombardare vigliaccamente civili inermi. E FT Marinetti, il padre del Futurismo, terzo protagonista della trilogia teatrale, sprona gli artisti della sua geniale avanguardia ad usare il tricolore con dinamismo nelle opere che poi lasceranno un segno straordinario nell’arte mondiale del ‘900. La bandiera in fondo è il simbolo di un popolo, nasconde una Storia che va rispettata ed onorata con il sacrificio di milioni di persone che si sono immolati per essa o con quella di centinaia di migliaia che ogni giorno la difendono con orgoglio.

Nel 1831, quando Mazzini fonda la Giovine Italia, stabilisce che la sua bandiera dovrà essere il Tricolore, simbolo della libertà, della democrazia e dell’identità nazionale. “L’insurrezione dovunque avrà luogo, avrà bandiera italiana, scopo italiano, linguaggio italiano”. Allora dopo aver visto le scene dei maranza di seconda generazione che a Milano la notte di Capodanno occupano piazza Duomo simbolo della cristianità, del nostro Occidente che la loro cultura vorrebbe distruggere, non possono non tornarmi in mente le parole che Mazzini grida al popolo milanese ed italiano durante la Cinque Giornate: “Popolo di Milano, finché l’opera di difesa non è compiuta, finché il barbaro non sarà in fuga e non si pentirà di aver osato usurpare questo sacro terreno, ogni casa sarà una rocca di guerra. Il destino d’Italia è nelle nostre mani, un giorno può decidere le sorti di un secolo. Sventoli ovunque la bandiera italiana”. Ecco in Duomo, prima che sia troppo tardi, vorrei vedere sventolare il Tricolore non le bandiere di chi odia i nostri costumi, la nostra idea di libertà. Lo dobbiamo a tutti quei patrioti che prima di noi hanno dato la vita sventolando la nostra bandiera per unire e liberare l’Italia intera.

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