Costantino Rozzi: un presidente, un’epoca, un’identità

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Calcio, ovviamente, ma anche visione e soprattutto passione. Sconfinata e viscerale, per la sua terra e la sua gente. Ascoli non dimentica Costantino Rozzi, storico presidente dell’Ascoli Calcio, e a 30 anni dalla sua scomparsa continua a conservare gelosamente il ricordo di una storia che pulsa al ritmo del pallone.

Imprenditore edile e ascolano doc, Costantino Rozzi è stato molto più di un semplice presidente, incarnando al meglio lo spirito ascolano e diventandone un’icona riconosciuta in tutta Italia, un costruttore di sogni che ha legato indissolubilmente il suo nome a quello dell’Ascoli Calcio e della sua gente.

Ascoli era il suo mondo, il palcoscenico sul quale mettere in scena un’epopea sportiva che avrebbe travalicato i confini regionali. Negli anni ’60, in un’Italia in fermento, Rozzi prese le redini dell’Ascoli. Non si limitò a risanarne i bilanci, ma infuse nella società una nuova mentalità, un’ambizione contagiosa.

Al di là del calcio, il suo impegno per Ascoli non si è mai limitato esclusivamente al campo, anzi. Rozzi ha sempre cercato di contribuire alla crescita della sua città in ogni settore, dalla cultura all’imprenditoria, diventando un punto di riferimento per le generazioni successive attraverso la valorizzazione dello sport come elemento di coesione sociale. Un esempio? La costruzione del nuovo stadio “Del Duca”, che rappresentò un simbolo di modernità e di speranza per una città che vedeva nel calcio una parte fondamentale della propria identità.

“Un fatto sociale”: così Rozzi definiva il calcio, e non si sbagliava. L’Ascoli divenne il collante di una comunità, un simbolo di riscatto per una provincia pronta a farsi conoscere e scoprire da nord a sud della Penisola. Con intuito e carisma, Rozzi costruì una squadra capace di imprese memorabili, formando con il mitico Carletto Mazzone, autentico maestro nel forgiare talenti e compattare il gruppo, un binomio in grado di rappresentare al meglio la grinta e la tenacia del popolo ascolano negli stadi di tutta Italia.

La scalata verso la Serie A fu un’avventura entusiasmante, un crescendo di emozioni che culminò con la storica promozione del 1974. Ascoli era in festa, un’intera città riversata nelle strade a celebrare un traguardo impensabile fino a pochi anni prima. Rozzi, con il suo cappotto cammello e i suoi inconfondibili calzettoni rossi, era l’eroe di questa favola moderna, il condottiero in grado di trascinare il suo popolo verso la gloria.

Ma Rozzi non era solo calcio. Era un uomo legato alle radici, alle tradizioni, all’identità del suo territorio. Amava Ascoli, con i suoi pregi e i suoi difetti, e si impegnò per valorizzarla, per darle voce, per farla conoscere al di fuori dei confini regionali. Il suo Ascoli Calcio divenne un autentico ambasciatore della città, un veicolo di promozione per un territorio ricco di storia e di cultura.

Oggi, a distanza di 30 anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Costantino Rozzi è ancora vivo nel cuore degli ascolani. Il suo nome è legato a un’epoca d’oro del calcio locale, ma soprattutto a un sentimento di appartenenza, a un’identità forte e orgogliosa. Rozzi ha lasciato un’eredità immateriale fatta di passione, di amore per la propria terra, di capacità di sognare in grande. Un’eredità che continua a ispirare Ascoli e il suo popolo, e che rappresenta un esempio di come lo sport possa diventare un potente strumento di coesione sociale e di valorizzazione del territorio. Anche per questo, sabato 11 gennaio 2025, in piazza Roma, Ascoli ospiterà un evento speciale in sua memoria, un’occasione per ricordare non solo l’uomo ma anche il simbolo di un’intera generazione che ha saputo dare alla città il lustro che ha sempre meritato.

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