L’avevamo già denunciato un anno fa sulle pagine del mensile CulturaIdentità, con una copertina provocatoria dal titolo “Prove tecniche di bavaglio”, che nel nostro Paese l’asticella della censura stava alzandosi verso pericolose derive liberticide. La task force anti fake news sul coronavirus prima ed ora il ddl Zan ci stanno portando verso un nuovo regime che con la scusa, quasi sempre infondata, dell’offesa o del vilipendio a cariche dello Stato, tappa la bocca e cerca di intimidire chi non è appiattito sulle posizione politicamente corrette del pensiero unico globalista che trova nelle marionette del mondo giallo fucsia la sponda italiana.
Le perquisizioni nelle case di Francesca Totolo, Marco Gervasoni e di altre 9 persone mi riporta indietro nel 2012 quando la polizia fece irruzione nella redazione de Il Giornale a Milano per arrestare il direttore Alessandro Sallusti. Cose da regime comunista che pensavamo di non vedere più e che invece stanno subendo una inquietante accelerazione. La libertà d’opinione in uno stato democratico non può essere messa in discussione e per un tweet un giornalista, un intellettuale, un semplice cittadino non può rischiare la galera.
Allora dovreste perquisire la casa di chi insulta la Meloni quotidianamente, o chi minaccia di morte Salvini. Quando Silvio Berlusconi era al governo la peggiore classe di pseudo-intellettuali e giornalisti di regime dissero e scrissero qualunque cosa nei confronti del Cav ma non ricordo retate o incursioni in redazioni di sinistra. E dico meno male. Allora non giochiamo con le libertà in questa Italia lobotomizzata da un inutile coprifuoco perché noi cittadini siamo sempre più vessati da quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto ma che di fatto si sta velocemente trasformando in un regime orwelliano. Gli uomini liberi di ieri e di oggi hanno il dovere di combattere questa battaglia di libertà. Al di là di qualunque appartenenza politica. Con coraggio, senza viltà.
