La valorizzazione dell’identità italiana era fino a qualche tempo fa un’idea considerata di nicchia, quasi controcorrente, ma che è ormai diventata un vero e proprio faro culturale. Identità è una parola che oggi ricorre spesso nel dibattito culturale e politico come nella visione del Paese.
E’ il febbraio del 2018 e al Teatro Manzoni di Milano lancio ufficialmente “CulturaIdentità”. Un progetto che tre anni prima avevo proposto a Berlusconi ma che non aveva scaldato il cuore del Cav.
Così sul palco, accanto a me, ho cercato di coinvolgere amici , intellettuali e giornalisti che condividevano la stessa visione: difendere e promuovere l’identità italiana, il nostro patrimonio culturale, artistico e storico, in un mondo sempre più globalizzato che rischia di appiattire le peculiarità dei nostri territori. Tra loro c’è anche Alessandro Giuli, oggi Ministro della Cultura, che con la sua lucidità intellettuale contribuisce a dare forma al nostro movimento insieme ad Angelo Crespi, oggi Direttore della Pinacoteca di Brera. Ricordo le parole del Ministro, pronunciate con quella passione che lo contraddistingue: “L’identità non significa essere se stessi, significa diventare se stessi e diventarlo ogni giorno”. Quelle parole risuonano come un manifesto, un invito a riscoprire chi siamo senza timore di affermarlo.
In quel momento, l’idea di parlare di “identità” in modo così diretto e orgoglioso è tutt’altro che scontato. “Arriva l’internazionale sovranista” è tra i commenti più teneri di chi voleva attaccarci. Andare frontalmente contro il sistema del politicamente corretto, vera stampella del globalismo, è una scelta audace che però ha dato i suoi frutti..
In un’epoca dominata dal globalismo e da una narrazione che spesso svalutava le specificità locali, il nostro progetto sembra quasi una provocazione. Invece ieri come oggi crediamo nel valore dell’italianità, non come chiusura, ma come apertura al mondo a partire dalle nostre radici.
Da quell’evento nasce l’Associazione CulturaIdentità con una rete di Responsabili sui territori, da nord a sud, che presto si trasforma in una testata giornalistica, un mensile cartaceo e una piattaforma web. La rivista, lanciata nel febbraio 2019, diventa la voce ufficiale del nostro movimento, con l’obiettivo di raccontare le storie, le tradizioni e le eccellenze dei nostri territori. E’ proprio da questa intuizione che prende forma il progetto delle Città Identitarie, un’iniziativa ambiziosa che oggi coinvolge oltre cento comuni italiani, uniti in una rete che promuove la loro storia, arte e simboli identitari attraverso festival, premi, dibattiti e attività culturali.
Durante la lunga camminata nel deserto che fu il periodo del regime sanitario, fra 2020 e 2022, “CulturaIdentità” è andata avanti superando tanti ostacoli, è cresciuta e ha seminato altre idee. Quando creammo la Fondazione Città Identitarie ETS, l’idea di mettere al centro i territori come custodi dell’italianità era ancora percepita come una scommessa audace. Il nostro Manifesto, firmato da personalità come Vittorio Sgarbi, Marcello Veneziani, Maria Giovanna Maglie, Paola Radaelli, Federico Mollicone, Carlo Cracco, Marco Lodola, Francesca Barbi Marinetti, Fabio Dragoni, Alessandro Miani, Enrico Ruggeri, Emanuele Ricucci e altri, delinea una visione chiara: ripartire dalla provincia, dai borghi, dalle città che incarnano l’ossatura culturale del nostro Paese. Non si tratta di un ritorno al passato, ma di un progetto per il futuro, capace di rispondere alle sfide della globalizzazione con la forza della nostra unicità.
All’epoca, parlare di identità era considerato un tema di nicchia, quasi sospetto in certi ambienti culturali. Ma il tempo ci ha dato ragione. Oggi l’idea di valorizzare le radici culturali, il Made in Italy, le specificità locali è diventata linea di questo Governo ma anche tema di dibattito culturale e politico. Lo vediamo nel turismo culturale, nei festival, nelle iniziative che celebrano il patrimonio italiano. Tuttavia, non possiamo ignorare che il nostro successo ha ispirato anche tentativi di emulazione. Negli ultimi anni sono nati progetti e testate che, in qualche modo, hanno ripreso il nostro nome o la nostra visione, cercando di cavalcare l’onda dell’identità senza però coglierne la profondità. Non ci stupisce né ci preoccupa: le copie mancano di quell’autenticità che nasce dalla passione e dalla coerenza di chi, come noi, ha creduto in un’idea quando ancora era fuori dal coro.
“CulturaIdentità” e le Città Identitarie sono oggi un movimento vivo, che cresce grazie alla rete di comuni, associazioni, artisti e cittadini che credono nel valore della nostra storia. Dai festival arrivati all’XI edizione, al racconto delle eccellenze italiane sulle pagine della nostra rivista, il nostro impegno è quello di continuare a narrare la bellezza del nostro Paese, senza cedere alle semplificazioni o alle mode passeggere.
Come dissi quel giorno al Teatro Manzoni, e come continuo a credere, “siamo il paese dell’arte, siamo il paese della cultura, siamo il paese della bellezza. Non possiamo dimenticarlo, perché una classe dirigente del futuro che ama la nostra arte e identità è una classe dirigente che sa valorizzare veramente il nostro Paese”. Oggi, dopo anni di lavoro, sono ottimista che questa visione trovi nuova linfa, portando l’Italia a riscoprire la propria grandezza, che è quella di un museo a cielo aperto, di una storia millenaria, di un’identità che non ha eguali al mondo.