Arte, musica e grandi emozioni al Festival Città Identitarie a Loano

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Un omaggio alla canzone italiana d’autore e alla bellezza del nostro patrimonio musicale e culturale, un viaggio spaziotemporale attraverso le città e regioni italiane con i brani che hanno fatto da colonna sonora alle nostre vite, toccando le corde dell’anima: ieri sera il pubblico di Loano ha accolto con entusiasmo il cantautore Daniele Stefani e la sua band, nella terza e ultima tappa del Festival delle Città Identitarie, il progetto ideato da Edoardo Sylos Labini per riscoprire e valorizzare i simboli identitari delle città e dei borghi della provincia italiana, sostenuto dal Ministero della Cultura, dal Centro per il Libro e la Lettura, da Regione Liguria e dal Comune di Loano, con la partnership dell’Istituto per il Credito Sportivo e RAI News 24.

“Corde d’Italia”, spiega Stefani dal palco, è “un viaggio con un unico comun denominatore, l’utilizzo di soli strumenti a corde: chitarra, arpa, strumenti ad arco, pianoforte, corde vocali”, con uno speciale “dedicato alla terra che ci ospita, la Liguria, patria di cantautori unici e indimenticabili”. Dalla splendida “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco a “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, il viaggio di Daniele Stefani si allarga poi a tutto il cantautorato italiano – da Francesco De Gregori a Pino Daniele, fino a Lucio Dalla e Adriano Celentano – e si conclude con un omaggio a Fabrizio De Andrè e con un bis richiesto a gran voce dal pubblico loanese, che trascina sul palco anche anche Edoardo Sylos Labini per un duetto sulle note di “Monnalisa” di Ivan Graziani, dedicata al celebre quadro di Leonardo da Vinci esposto al Louvre.

Ospite speciale della serata la cantautrice italo-brasiliana e conduttrice radiofonica Pamela D’Amico, che con la sua voce calda e la sua simpatia travolgente ha condotto il pubblico in un emozionante viaggio tra le contaminazioni latine.

Musica ma anche cultura: prima del concerto di Daniele Stefani, la splendida cornice di piazza Italia ha ospitato l’incontro “Leggere le città identitarie”, moderato dal giornalista Paolo Asti che, insieme alla nipote del fondatore del movimento futurista, Francesca Barbi Marinetti, ha raccontato il “Manifesto futurista della Ceramica e Aeroceramica” di suo nonno Filippo Tommaso Marinetti e Tullio D’Albisola.

“La Liguria era amata moltissimo da Marinetti, per il paesaggio naturale, ma anche per il contrasto con tutta l’industria che stava nascendo. Qui nasce l’aeropittura che, negli anni Trenta, è sicuramente uno degli aspetti che ha influenzato in maniera più decisiva tutte le altre forme d’arte”, ha spiegato. “Marinetti visse qui ai tempi dell’università e ha continuato a frequentarla, anche perchè era un luogo di aggregazione intellettuale”.

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