Centrodestra unito, non cada nel tranello della sinistra

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So che è banale dirlo ma non si vince la Champions League senza prima parteciparvi. E non vi si accede se non dopo essersi piazzati almeno quarti. E senza prima essere promossi in serie A se vieni dalla serie B il traguardo è fatto di risultati intermedi e per raggiungerli serve tempo e costanza. Fuori di metafora, il problema che affligge il Centro Destra sta tutto qui. Nei suoi decenni di opposizione nell’Italia del dopoguerra, il Partito Comunista ha costruito una sua egemonia culturale abbracciando e valorizzando gli intellettuali. Inventandoseli se del caso. Annettendoli talvolta a loro insaputa. Ascoltatevi le canzoni di Gaber, tanto per fare un esempio. E qualcuno provi rimanendo serio ad argomentare che “il signor G” fosse uno di loro. Di fatto hanno occupato i centri nevralgici del Paese. Dalla scuola all’università; dalla giustizia alla sanità; dallo spettacolo alla pubblica amministrazione in generale. Quell’ossatura che oggi consente al Partito Democratico di governare quasi senza soluzione di continuità il Paese pur essendo minoranza. Il centro destra viceversa pensa di poter governare semplicemente vincendo le elezioni senza adeguatamente valorizzare -quando può- le migliori energie del Paese.

Una luminosa eccezione è stata Berlusconi. Il Cavaliere -più che costruire una classe dirigente- ha esportato il suo management nell’agone politico cercando poi di arricchirlo con quegli intellettuali che potevano dare maggiore robustezza alla sua squadra. E nonostante tutto, riuscire a governare è stata un’impresa. Ma rimane il fatto che ha dato velocemente concretezza ad un progetto alternativo alla sinistra.

Complicata appare quindi la strada di Matteo Salvini e Giorgia Meloni se si divideranno. Forte di un successo elettorale e sui social poi progressivamente evaporatosi, il primo ha eroicamente provato a sopperire alla mancanza di una classe dirigente col suo “corpaccione”. Più che congressi anche a livello locale per costruire una vera classe dirigente, Salvini ha optato per un’attenta strategia di surfing sulle tendenze del momento. Azioni che lo hanno portato a risultati straordinari ed inaspettati certo.

Ma sicuramente non duraturi. Nel mentre gli avversari esaltavano le qualità dell’inaspettato “statista Berlusconi” salvo tornare a ricoprirlo di contumelie non appena materializzatasi la sua legittima ambizione al Quirinale. Per non parlare di Giorgia Meloni. Editoriali diabetici e zuccherosi per la presidente dei Conservatori Europei. Lei sì che è la destra pulita mica la bestia di Salvini.

Ed ora i ruoli si sono magicamente rovesciati. Dato che è Giorgia ad essere la leader in ascesa, ora è lei la “puzzona”, mica Salvini con cui Franceschini e Bettini dicono anche di poter governare in futuro. Del resto, già lo fanno oggi. Lo ripeto sarà banale dirlo. Ma prima di salire sul ring devi farti i muscoli. E senza valorizzare le energie del Paese, quelle che ti guardano con un minimo di simpatia vai poco lontano. Serve costruire un rapporto concreto di vicinanza e dialogo con le migliori energie intellettuali ed imprenditoriali del Paese.

Quelle che già pagano un prezzo per il semplice fatto di non esporsi a sinistra. Giorgia e Matteo, o più semplicemente i conservatori italiani ignorano la circostanza che mentre per il PD è condizione sufficiente ma non necessaria vincere le elezioni pur di governare il Paese, per loro è esattamente l’opposto. L’affermazione alle urne è condizione necessaria ma non sufficiente.

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