
Ventimiglia, la città del Corsaro Nero
Dalla preistoria a Salgari, dai Romani al Medioevo, un borgo fra arte, bellezza e giardini
Un luogo dove la Storia si legge in un sol fiato. In immagini, siti, strutture fortificate, edifici, opere d’arte. È Ventimiglia, città dalle radici millenarie che racchiude secoli e secoli di memoria declinata su età e periodi: un percorso museale a cielo aperto dal forte impatto evocativo che offre un’esplorazione del divenire del nostro Paese. Ed è nella sua identità di città di confine, già come oppidum dei Liguri Intemeli, Albion Intemellium, e poi fino al Regno dei Savoia, che in qualità di nodo strategico per il passaggio da un dominio all’altro il luogo si è arricchito di elementi significativi, che oggi rappresentano un excursus culturale di vissuti e trasformazioni. Entrata nell’orbita romana, Albion Intemelium divenne prima Albium Intimilium e poi Albintimilium, Municipium della IX Regione Augustea, il cui Teatro e le Terme sono visitabili nell’area archeologica di Nervia, e urbs influente a livello politico e economico che ospitò Giulio Cesare. A cornice, la Via Iulia Augusta realizzata dall’imperatore Ottaviano come collegamento diretto tra Roma e i territori gallici. E che, ai giorni nostri, è un percorso turistico storico-paesaggistico in tappe che nella città di confine è percorribile passeggiando in piena macchia mediterranea, sugli originali antichi basoli sotto pinete secolari, tra panorami aperti sul mare e sulla costa italo-francese. A poca distanza da Albintimilium, arroccato sulla collina del Cavo, il borgo antico della città di confine.
Centro storico più grande della Liguria dopo quello di Genova, il primo agglomerato in loco nacque nel VII secolo d.C., quando i residenti di Albintimilium, dopo la conquista longobarda dei centri liguri costieri, si rifugiarono sulla collina. Nella piazza centrale del borgo, che è circondato da mura realizzate prima dai Conti di Ventimiglia restaurate e riprese poi dalla Repubblica di Genova e infine dai Savoia, s’innalzano il Battistero e la suggestiva Cattedrale dell’XI secolo. All’estremità opposta del centro storico, ecco la cappella gentilizia dei Conti di Ventimiglia risalente al X secolo, chiesa di san Michele visitabile su richiesta, con la sottostante cripta a tre piccole navate sostenute da colonne romane di reimpiego e da un cippo miliario dell’imperatore Caracalla.
In mezzo ai due poli, l’ampia via Garibaldi, ex via Lascaris, che offre una lettura di stili che vanno dal Medioevo all’Ottocento. E ancora, realizzato sul declivio collinare che si affaccia sulla parte finale della Val Roia e sulla sua foce, un dedalo di vicoli e piazzette che incantano. Nell’insieme, una lettura stratigrafica di secoli di Storia. Nel divenire, spicca inoltre nella città di confine l’evoluzione umana attraverso l’arte. E non soltanto nei luoghi di fede, ma anche nelle ricche e significative collezioni di manufatti presso i tre illustri musei di Ventimiglia: l’Antiquarium dell’area archeologica di Albintimilium, il Girolamo Rossi ospitato al Forte dell’Annunziata, e il Preistorico dei Balzi Rossi, la cui esposizione di reperti rinvenuti nelle soprastanti grotte ci parla dell’arte umana già nella Preistoria con le Veneri del Paleolitico, statuine scolpite dai tratti femminili, e non solo.
L’esplorazione dell’arte si ampia inoltre a quella dei giardini sul promontorio de “La Mortola”, dove sir Thomas Hanbury nel 1867 diede il via al suo parco botanico, ai giorni nostri i famosi “Giardini Hanbury” conosciuti a livello internazionale. C’è poi uno spaccato di vita leggendaria che si lega alla città di confine. Con “Il Corsaro Nero”, celebre romanzo di Emilio Salgari e la cui vera identità l’autore ha voluto fosse quella di “Emilio di Roccanera, signore di Ventimiglia”. Secondo cultori e appassionati di Salgari, egli si ispirò a un personaggio realmente vissuto: un Lascaris, discendente dei Conti di Ventimiglia. Quella di Ventimiglia è insomma una proposta culturale ampia, articolata e declinata negli aspetti umani, sociali e dei saperi. Tutta da esplorare. [Lorella Gavazzi]