Non sono in molti a sapere che la prima sconfitta di Napoleone avvenne all’isola della Maddalena, in Sardegna, per opera di un ufficiale italiano, o, per essere più precisi, sardo. E che questa sconfitta fu talmente bruciante da costringere il celebre corso a rimuginarci assai spesso nel corso della vita. Il responsabile di tanta onta è un ufficiale che fu anche la prima medaglia d’Oro della Marina Militare d’Italia, Domenico Leoni, detto Millelire.
Per comprendere la grandezza dell’impresa di questo nocchiere dobbiamo tornare al febbraio del 1793, quando la Francia rivoluzionaria, perseguendo il sogno di dominare il Mediterraneo, fa salpare da Marsiglia una squadra navale di cui fa parte una fregata, tre feluche e altri legni minori ma di tutto rispetto.
L’obiettivo è sbarcare nel nord della Sardegna e conquistare l’isola, fiero possesso del re sabaudo Vittorio Amedeo III. L’uomo scelto per l’impresa è un giovane capitano d’artiglieria che in quello stesso anno si distinguerà nella presa di Tolone, Napoleone Bonaparte.
Il piano è prendere la Maddalena, distruggendo la modesta flottiglia che la difendeva. Superato questo ostacolo, sbarcare sulla terraferma, dove non si aspetta seria resistenza, e da questa testa di ponte dilagare alla conquista dell’intera Sardegna.
Il 25 febbraio, superato lo stretto di Bonifacio, Napoleone riesce a sbarcare sull’isola di Santo Stefano, proprio di faccia al porto nemico, piazza le sue artiglierie, e comincia a sconquassare le piccole imbarcazioni della Marina Sarda, inferiori per numero e potenza di fuoco. Con audacia, vorrebbe impadronirsi della Maddalena quella notte stessa, convinto, non a torto, che sia il momento giusto. L’ufficiale che è al comando della squadra navale però si oppone, convinto che sia meglio attendere l’alba. Così, a unire la propria audacia al vantaggio offerto dalla notte toccherà al nocchiero della Marina sarda Domenico Millelire.
Anziché rimanere sulla difensiva e venire sconfitti, Millelire ordina di trasferire con delle barche a Palau, sulla terraferma, tre obici, e da qui comincia a tirare sui francesi, appostati a Santo Stefano. Ma ancora non gli basta. Mentre i francesi sono nel caos, non sapendo da dove proviene l’attacco, Millelire fa montare un pezzo d’artiglieria su una scialuppa. Con il favore delle tenebre guadagna le acque di Santo Stefano, dove le navi dei nemici sono alla fonda, e con audacia apre il fuoco da distanza ravvicinata. Non lo può sapere, ma con la sua trovata anticipa di oltre cent’anni le imprese dei celebri MAS, i motoscafi armati siluranti che la Regia Marina metterà in campo con successo durante la Prima guerra mondiale.
A questo punto i francesi, attaccati da due punti e terrorizzati dal pensiero di perdere l’intera flottiglia, sono costretti a levare le ancore e ritirarsi. E lo fanno talmente di corsa, che Millelire e i suoi uomini riescono anche a fare prigionieri quelli che non hanno fatto in tempo a salire a bordo. Poi si danno addirittura all’inseguimento dei nemici, accelerando a colpi di cannone il loro rientro nel porto di Marsiglia.
Ancora a Sant’Elena, nel suo ultimo esilio, Napoleone avrà ben in mente la vergognosa disfatta “dell’Ile de la Madeleine”, e la rabbia di aver dovuto abbandonare ai nemici un mortaio che lui stesso aveva puntato.
Quanto a Domenico Millelire, oltre alla medaglia d’oro fu anche onorato da una lunga carriera nella Marina, fino al grado di ammiraglio. E non sono mancati anche i riconoscimenti postumi. Ha portato il suo nome un sommergibile della Regia Marina della classe Balilla che ha fornito appoggio navale alla trasvolata atlantica di Italo Balbo del 1933. Mentre il 13 luglio dell’anno scorso nei cantieri di Riva Trigoso la Marina Militare ha varato il pattugliatore Domenico Millelire (P436). Una nave pronta ad assolvere molti compiti, dal soccorso in mare a operazioni di protezione civile che, se necessario, può trasformarsi in una modernissima nave da combattimento.