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L’operaio di Junger oggi potrebbe essere: Il lavoratore 4.0. Chi è? E cos’è l’industria 4.0? E’ il risultato delle applicazioni odierne della tecnologia, con la massimizzazione dell’integrazione uomo/robot sui luoghi di lavoro. Le famose “macchine intelligenti”, cioè il portato di quella Intelligenza Artificiale (IA) le cui ricerche iniziarono nella prima metà del secolo scorso e che oggi hanno ottenuto risultati straordinari ma per certi versi anche inquietanti, con macchine in grado di muoversi autonomamente e di relazionarsi con la manodopera tradizionale, fino a sostituirla. Ciò che richiede un ripensamento dell’organizzazione del lavoro e non solo: vanno rivalutati anche i rapporti sociali, dentro e fuori i contesti organizzati professionali entro il sistema Paese, che in questo caso ruota attorno a quel perno che è il lavoratore. E la politica deve dire la sua. A partire dall’Italia, rispetto a quelle che troppo spesso sembrano decisioni prese in ambiti extra nazionali (leggi: Davos) e che si riflettono massivamente sulla vita concreta dei cittadini di un singolo Paese.

Sono passati i tempi iconici del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, celeberrimo quadro che il saggio del giornalista e scrittore Mario Bozzi Sentieri pubblicato da Eclettica Edizioni (2022, 238 pagine, 17 euro, prefazione di Francesco Carlesi e Alessandro Amorese) porta in copertina a contraltare con un altro celeberrimo quadro futurista.
Una rivoluzione del lavoro che guarda al futuro ma è già qui. Si pensi ad esempio all’odierno uso dei dati (big data, open data, cloud), le interfacce touch screen, la realtà aumentata, i calcoli di Analytics. E potremmo continuare.
L’opera di Bozzi Sentieri si intitola La rivoluzione 4.0 Roma vs Davos. Tra lavoro e partecipazione ed è una riflessione di alto livello sulle sfide (economiche, sociali e politiche) del futuro: se tutto cambia (in termini tecnologici, di standard esistenziali, di modelli produttivi) tutto deve cambiare nell’organizzazione sociale, nell’approccio culturale verso i nuovi problemi, nella politica, sui luoghi di lavoro. Ma al centro dev’essere la figura del lavoratore, sempre più consapevole del proprio ruolo, attivo rispetto alle scelte aziendali, in un’ottica partecipativa, verrebbe da dire “sovrana”, che riverberi da contesti organizzativi “micro” a contesti “macro”, vedi quelle decisioni extra nazionali assunte in consessi economici esterni agli ordinamenti degli Stati singoli. Ecco perché sulla copertina del saggio di Bozzi Sentieri il Quarto Stato di oggi esibisce cartelli con su scritto No al great reset e Roma VS Davos.
Più il «progresso» avanza, più persone ne sono vittime, nel senso che di solito sono persone che perdono il loro lavoro, sostituiti da qualcos’altro più economico. Io già da un pezzo ho perso la mia attività, costruita nel corso degli anni con grande dedizione, e sono relativamente fortunato per essere potuto andare in pensione, sia pure in anticipo rispetto a quando desideravo e senza trasmettere il risultato del mio lavoro, ossia l’azienda, ai figli. Non è bello essere vittime del progresso e capisco tutti quelli che, in un modo o in un altro, lo sono.
Attenzione: l’attuale tecnologia “vorrebbe” soppiantare anche il lavoratore , l’essere umano in quanto tale sostituendolo con robot. Di che vivrebbe l’essere sostituito? Ho visto cani robot portati a spasso da uomini ultimamente e una certa divulgazione di androidi del tutto identici a un uomo vivente, capaci di tutte le significative espressioni del viso che rappresentano le emozioni dell’ essere umano. Per non parlare dell’installazione selvaggia delle torri 5g che con le oro onde nefaste ci danneggiano occultamente la volontà e la salute . Roma Vs Davos? O Roma in ginocchio?