Nel fallimento della gestione della pandemia, che ha messo in ginocchio economicamente il Paese grazie soprattutto all’incompetenza di questo Governo che continua a trattare posizioni e distribuire prebende pur di non staccarsi da quella poltrona sulla quale siede senza nessun merito, c’è il settore dello Spettacolo dal Vivo, che versa oramai in una profonda agonia.
La questione di questi giorni relativa alla presenza del pubblico al Festival di Sanremo ha scatenato la giusta ribellione del mondo del teatro e del cinema, che però ha cercato un inutile scontro fratricida contro una manifestazione che crea lavoro e dà visibilità.
Non serve prendersela con il Festival, serve più che altro alzare la voce con gli ex ministri (si spera ex) Franceschini e Speranza perché riaprano tutte le sale in sicurezza con un rischio di contagio vicino allo zero. In molti programmi tv il pubblico in studio è presente. Lo spettacolo evidentemente va avanti, ma non per tutti. Questo doppiopesismo non è più accettabile: non esistono lavoratori dello spettacolo di serie A e di serie B. Con le produzioni ferme, migliaia di imprese del settore sono oramai sul lastrico.
Riaprire la Cultura e non chiudere Sanremo: questo è il tema. Se nei programmi della De Filippi ci sono gli spettatori che seguono un protocollo di sicurezza, lo si faccia seguire anche con chi vuole tornare a vedere un film o uno spettacolo.
Insomma, cari colleghi artisti, anziché prendervela con chi cerca di produrre lavoro, prendetevela con chi ci sta facendo morire: abbiate il coraggio di essere liberi e di scendere in piazza.
CulturaIdentità, dopo aver lanciato la campagna #riapriteimusei con centinaia di iscritti presenti in tutte le regioni italiane, da giorni è davanti a cinema e teatri per portare avanti questa battaglia di civiltà, perché un Paese che non sostiene la propria Cultura è un Paese destinato a scomparire.
Ma oltre a noi, lo facciano anche Amadeus e la carrellata di vip che sfileranno sul palco dell’Ariston: lo facciano per quei milioni di Lavoratori dello Spettacolo e dell’indotto economico che il settore crea. Così per una volta faranno veramente politica. Quella vera, non quella patetica dei travestimenti di Palazzo di queste ultime ore.
completamente in disaccordo
Il Festival di Sanremo non è cultura!!!
L’idea di stipare 400 persone su una nave è demenziale; gli spostamenti permessi
solo per spettacoli televisivi?
Gli altri tutti chiusi o nel comune o nella regione!!!!
Alla faccia di 500 morti al giorno; cantate cantate.
Figurarsi se il noto conduttore ha voglia di perdere il suo prezioso tempo per fare battaglie! Questi personaggi da noi lautamente pagati, sono pronti a lottare solo per i loro stipendi. Non ne ho mai visto uno difendere una giusta causa civile.
Un articolo a mio parere troppo semplicistico e retorico, e parlo da lavoratrice dello spettacolo: troppo facile puntare il dito contro ministri – che fanno indubbiamente molti errori, come tutti – quando le radici di queste chiusure e della crisi del settore vengono da molto più lontano e purtroppo, molto spesso, dall’interno stesso della categoria.