È in scena al Teatro Oscar di Milano (via Lattanzio) fino al 24 novembre, Fino alle stelle (produzione Teatro de Gli Incamminati con Ars Creazione e Spettacolo) di Tiziano Caputo e Agnese Fallongo con la regia di Raffaele Latagliata. Atto unico, durata 100 minuti. Ecco la recensione.
TARGET
Per tutti
IL CAST
Tiziano Caputo, Agnese Fallongo. Coordinamento creativo Adriano Evangelisti; Accompagnamento musicale dal vivo Tiziano Caputo; Movimenti coreografici Annarita Gullaci; Elementi scenografici Andrea Coppi; Costumi Giorgia Marras
LA TRAMA
Palermo, anni ‘50: la giovane Maria conosce Tonino, un ragazzo che come lei ama cantare e aspira a una carriera di successo. Quando lui le propone di tentare insieme un’avventura musicale, Maria esita solo per un istante prima di accettare e sognare di girare il mondo con la loro arte canora. Con pochi spiccioli rubati al padre, la ragazza si mette in viaggio insieme a Tonino, su un treno piuttosto malmesso: l’obiettivo è salire “al Nord” (ossia Roma), quindi arrivare in Toscana e arrivare fino all’”estero” (Milano e Bergamo) e farsi conoscere come artisti. In ogni luogo i due vengono influenzati musicalmente e socialmente dalle regioni che incontrano, con dialetti e abitudini diverse tra loro, ma altresì con la medesima voglia di creare e riprendersi in mano la vita dopo la guerra. Tra canti popolari locali e la voglia di non perdere la propria identità siciliana, i ragazzi nel frattempo si conoscono sempre di più e il sospetto che stiano diventando altro da semplici colleghi si fa forte a Roma. Lì, mentre Tonino canta, Maria flirta con uno sconosciuto. Le gelosie aumentano, ma il patto di essere sempre in due li unisce dal principio. Dopo aver girato l’Italia, partono per intrattenere sulle navi all’estero. Maria otterrà intanto una proposta nientemeno che per New York. Viene però richiesta solo la sua presenza: sarà costretta a scegliere tra cuore e lavoro..
LA MORALE
I sogni sono già vissuto almeno a metà nel momento in cui proviamo a realizzarli: credere nelle proprie speranze è dunque un dovere, che appartiene fortemente agli italiani. Tante regioni, molte differenze che fanno riaffiorare la nostalgia di casa e alimentano la voglia di affermare la proprie radici: è il sentimento più comune, fortissimo negli anni ‘50. Quando però siamo all’estero, ci accorgiamo che l’Italia è una sola e ci manca tutta la varietà di quelle 20 regioni che, insieme, regalano bellezze e tradizioni da fare invidia al mondo. Perché cercare altrove ciò che abbiamo qui da Nord a Sud?
IL COMMENTO
Fino alle stelle non è solo un titolo, ma un incentivo a guardare sempre verso obiettivi importanti: sarà la vita a dirci se davvero qualcosa sia impossibile, ma bisogna tentare e giocarsi le proprie carte. Un messaggio di fondo molto prezioso, in una trama divertente e coinvolgente. C’è ironia, moltissima musica, patriottismo: con la scusa del viaggio di Maria e Tonino, conosciamo tutta l’Italia attraverso verità è stereotipi. Fino alle stelle è una fotografia sulla società negli anni ‘50: meno male esistono ancora questi spettacoli che ci ricordano i sacrifici e la fatica che fecero i nostri nonni e genitori dopo la guerra, ritrovando al tempo stesso il sorriso della rinascita.
IL TOP
La musica fa sempre da colonna sonora nella nostra vita, scandendo le epoche. Accade anche in Fino alle stelle, dove Caputo e Fallongo creano l’atmosfera giusta, esprimendo a 360 gradi tutti i loro talenti. Non si può prescindere da alcuni virtuosismi canori che sprigionano applausi. Ritmi quasi cinematografici, con un’unica scenografia e alcuni espedienti scenici che portano in scena diversi personaggi, pur recitati sempre dagli stessi due attori che hanno una sintonia assolutamente perfetta tra loro (e alla platea tutto questo arriva eccome).
LA SORPRESA
Un bello spettacolo che unisce musica e prosa, raccontando gli anni della rinascita e le origini identitarie del nostro Paese per come lo conosciamo noi oggi. Tutto questo senza accenni alla politica: così anche il pubblico è rilassato dall’inizio alla fine, con la sola voglia di emozionarsi e applaudire una produzione importante e più che mai italiana. Lo spettacolo è l’ultimo capitolo di una bellissima trilogia, che da qualche anno Caputo e Fallongo portano in scena, cominciata con Letizia va alla guerra e I Mezzalira. Ricordarci della nostra storia e delle nostre tradizioni, ogni tanto, non può che fare bene.