“Contano i risultati. Dal 2015 a oggi la Liguria è cambiata e non è più chiusa su se stessa”. È orgoglioso, Gianni Berrino, del lavoro svolto dal 2015 al 2022 come assessore al Turismo, Lavoro e ai Trasporti della Regione Liguria della Liguria. “Al di là di come sia finita l’esperienza della giunta Toti – continua Berrino, che dal 2022 è senatore della Repubblica nei banchi di Fratelli d’Italia – i risultati in campo economico, industriale, infrastrutturale, crocieristico sono palesi. Ora la nostra regione è centrale nel nordovest italiano”.
Questi risultati rappresentano il gradino di partenza della nuova proposta che il candidato per il centrodestra Marco Bucci, sindaco di Genova, sta presentando agli elettori. “Bucci ha raccolto attorno a sé un consenso politico molto vasto – spiega Berrino – perché oltre ai partiti del centrodestra compatti, ha mobilitato anche molte liste civiche, segno che i territori, coi loro referenti diretti, credono nel programma. Al contrario, i suoi avversari procedono divisi e litigiosi, senza accordo perfino sui programmi”.
Lo scoglio per i partiti dell’ex campo largo è l’ostilità alle infrastrutture, ci dice Berrino. Invece la strada tracciata finora e che dovrà essere rilanciata con la nuova proposta di Bucci è quella di investire e lavorare sulle infrastrutture: “La Gronda a Genova, il terzo valico, il raddoppio della ferrovia e dell’Aurelia nel Ponente…” elenca Berrino, citando alcuni dei progetti più strategici per consolidare il ruolo strategico della Liguria.
La Liguria infatti è una regione “difficile” per la sua conformazione geografica. Una strettissima striscia di terra che però rappresenta un cardine cruciale, nazionale ed europeo. I suoi porti, Genova in primis, rappresentano il nodo dell’asse sud-nord, dal Mediterraneo all’Europa centrale, fin dai tempi del Sacro Romano Impero, di cui la Superba era l’affaccio sul mare. Ma anche la costa è uno dei corridoi europei più importanti, attraversando trasversalmente in direzione est-ovest l’Europa meridionale e unendo così Portogallo, Spagna e Francia all’Italia e da là ai Balcani. Due assi che si incrociano esattamente come i bracci della Croce di San Giorgio che è l’emblema della regione. “Lungo l’autostrada costiera passa qualcosa come 14 mila camion al giorno. Metteteli in fila e vedrete che auto-treno infinito possa essere. Nei prossimi anni i valichi alpini saranno soggetti a lavori e verranno chiusi, col risultato che una gran quantità di traffico dovrà spostarsi sulle infrastrutture liguri, per passare dall’Italia all’Europa occidentale e viceversa. Le infrastrutture programmate per potenziare il trasporto, ferroviario in primis, sono dunque vitali per la regione, per l’Italia e per mezza Europa” spiega Berrino.

“C’è poi un altro settore, che è quello dell’attrattività abitativa e lavorativa della Regione – continua Berrino – La Liguria può essere “l’ufficio con le finestre panoramiche e al sole” per l’intero entroterra del Nordovest. Grazie alle nuove tecnologie e a infrastrutture stradali e di trasporto sempre più efficienti, imprenditori e professionisti possono venire non solo a fare le loro vacanze da noi, ma anche a lavorare”.
Non può mancare una domanda su cultura e identità. “Bucci ha dato dimostrazione di avere molto a cuore l’identità culturale della sua Genova, con le mostre, lo spazio alle tradizioni (da quella pagana divenuta poi cristiana del Confuego alle regate storiche) fino, come si diceva, alla promozione della città come luogo attrattivo per i lavoratori dell’entroterra. Ora questo modello può essere pantografato a livello regionale”.
“Peraltro, non è secondaria la richiesta delle royalties dovute da Londra per l’uso della bandiera con la Croce di San Giorgio che, ricordiamolo, fu concessa da Genova all’Inghilterra nel Medioevo. Qualcuno l’ha vista come una boutade, ma essa riflette la serietà su come vanno trattati i simboli identitari, che non sono qualcosa che si può prendere e prestare o regalare come fosse una roba vecchia presa in soffitta. Mi spiace molto sentire che in Inghilterra, sull’onda della cancel culture si stia attaccando il simbolo della Croce di San Giorgio perché troppo “cristiano” e identitario”.