Sandro Serradifalco: “Il grande artista è colui che rimane fedele a se stesso”

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“Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”. Il 25 ottobre 1881 nasceva Pablo Picasso. Una data in cui si celebra altresì la giornata internazionale degli artisti, una ricorrenza che CulturaIdentità ha deciso di ricordare insieme a Sandro Serradifalco, editore, critico, saggista, responsabile editoriale di Art Now e ARTISTI e ideatore della Biennale dei Normanni.

Sandro, da collezionista d’arte, condivide la citazione del fondatore del cubismo?

“Assolutamente sì. La citazione di Picasso coglie una verità profonda e universale: l’arte è una dimensione innata, un’espressione spontanea e primordiale che risiede in ognuno di noi fin dalla prima infanzia. I bambini vivono l’arte come un gioco, una forma naturale di esplorazione e scoperta del mondo che li circonda, senza essere condizionati da regole o giudizi esterni. Tuttavia, la vera sfida si presenta nel corso della vita adulta, quando le convenzioni sociali, le pressioni esterne e le responsabilità quotidiane tendono a soffocare quella spontaneità creativa e quella libertà di espressione. Picasso è stato uno degli esempi più brillanti di un artista che è riuscito a preservare e coltivare quello spirito fanciullesco, quella freschezza nel guardare il mondo con occhi sempre nuovi. Ha saputo fare dell’innovazione continua una sua cifra stilistica, rompendo schemi e convenzioni, e reinventando il linguaggio visivo a più riprese nel corso della sua carriera. Questo è ciò che rende grande un artista: la capacità di restare fedele a quella parte autentica di sé, mantenendo viva la connessione con il proprio io creativo, nonostante le sfide e le difficoltà che inevitabilmente si presentano nel percorso della vita. Credo fermamente che ogni artista debba trovare il modo di continuare a nutrire quella parte di sé che si esprime attraverso l’arte. Non è semplice: la società, con le sue regole e aspettative, spesso spinge verso la conformità e la razionalità, dimenticando l’importanza della creatività. Tuttavia, è proprio questa capacità di restare connessi con la propria essenza creativa che consente di evolversi, di non restare intrappolati nella routine e di continuare a produrre opere che parlino al cuore delle persone”.

Qazim Arifi: «Ritratto di Sandro Serradifalco», bronzo

Com’è nata la sua passione per l’arte?

“La mia passione per l’arte è nata da un’esigenza interiore, quasi un richiamo naturale, una necessità di esprimere me stesso in una forma che andasse oltre le parole. Sin da giovane, trovavo nella pittura un linguaggio silenzioso, capace di comunicare emozioni profonde, di raccontare storie universali e di creare connessioni invisibili tra l’artista e l’osservatore. L’arte, per me, è sempre stata un mezzo per toccare l’animo umano in modo immediato, oltrepassando i limiti della lingua e della cultura. Ho avuto la fortuna di vivere entrambe le dimensioni del mondo artistico: prima come pittore, sperimentando personalmente il processo creativo, e poi come gallerista, immergendomi nell’universo degli artisti e delle loro opere. Queste esperienze mi hanno fornito una visione completa e profonda dell’arte, non solo come espressione individuale, ma anche come potente fenomeno culturale e sociale, capace di unire le persone, arricchire le comunità e stimolare il dialogo. L’arte non è soltanto un atto di creazione, è uno strumento di cambiamento e di connessione che attraversa tempi, luoghi e generazioni. Questo mi ha spinto a dedicare la mia vita a promuovere l’arte in tutte le sue forme, affinché possa continuare a ispirare, emozionare e unire le persone in un mondo sempre più frammentato”.

Lei è il responsabile editoriale di ART NOW e deus ex machina di ARTISTI, l’Annuario Internazionale d’Arte Contemporanea distribuito negli store Mondadori di tutta Italia. Cosa l’ha spinta a dar vita a questo ambizioso progetto?

“Da tre anni ho anche istituito la Fondazione Effetto Arte, con l’obiettivo di ampliare ulteriormente questo impegno verso l’arte contemporanea e gli artisti. La Fondazione nasce come una piattaforma dedicata alla promozione e valorizzazione dell’arte, offrendo un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano avvicinarsi al mondo dell’arte, sia come artisti che come collezionisti o semplici appassionati. La motivazione principale che mi ha spinto a creare la Fondazione Effetto Arte è stata il desiderio di dare visibilità agli artisti contemporanei, offrendo loro una piattaforma solida e autorevole per comunicare il loro lavoro. Viviamo in un’epoca in cui l’arte si evolve rapidamente, e le tendenze cambiano di continuo. Volevo creare qualcosa che fosse duraturo e che fungesse da ponte tra le diverse generazioni di artisti, mettendo in evidenza le nuove voci del panorama artistico internazionale e fornendo loro le opportunità per emergere. Con iniziative come ART NOW e ARTISTI, il nostro obiettivo è proprio quello di alimentare questo dialogo, creando un ambiente in cui l’arte possa essere esposta, discussa e apprezzata da un pubblico sempre più vasto e consapevole”.

L’annuario Artisti, edizione 2024

Oriana Fallaci considerava i suoi libri come se fossero suoi figli. Si può dire che questo rapporto sussiste anche tra un artista e le sue opere?

“Sì, assolutamente. Un’opera d’arte è molto più di una semplice creazione: è una parte intima e profonda di chi la realizza. Ogni artista riversa in essa una parte del proprio vissuto, delle proprie emozioni, delle esperienze e delle riflessioni che lo attraversano in quel preciso momento della sua vita. C’è un legame emotivo e personale che si instaura tra l’artista e la sua creazione, perché ogni opera rappresenta una visione unica, una traduzione del mondo interiore dell’artista e una prospettiva irripetibile sulla realtà. Proprio come un genitore con i propri figli, l’artista sviluppa un rapporto di affetto e protezione verso le sue opere, perché in esse è racchiuso qualcosa di intangibile ma profondamente personale: una proiezione del proprio essere, una parte della propria anima e della propria identità. Ogni gesto, ogni pennellata, ogni scelta creativa è il risultato di un processo che va oltre la tecnica, mettendo in gioco la sensibilità dell’artista e il suo modo unico di percepire il mondo. L’arte, in questo senso, è una forma di immortalità. Le opere vivono oltre il tempo, oltre l’artista stesso, portando avanti quel messaggio, quella visione che non si spegne con la vita fisica. È un lascito duraturo, una testimonianza tangibile di un momento di creazione, che continua a dialogare con chi la osserva, a ispirare e a evocare emozioni anche a distanza di anni, se non secoli. In ogni opera d’arte, infatti, non c’è solo l’artista, ma anche il tempo in cui è stata creata, le circostanze che l’hanno ispirata e l’evoluzione interiore di chi l’ha realizzata”.

A suo avviso, in che modo è cambiato il mondo dell’arte e degli artisti?

“Il mondo dell’arte è in costante evoluzione, e oggi più che mai sta cambiando rapidamente. Con l’avvento delle nuove tecnologie e delle piattaforme digitali, l’arte è diventata più accessibile, sia per chi la crea che per chi la fruisce. Questo ha permesso a molti artisti di emergere, ma ha anche reso il panorama artistico molto competitivo. Tuttavia, penso che la vera sfida non sia solo quella di emergere, ma di rimanere fedeli a sé stessi e alla propria visione artistica, anche in un contesto così dinamico. L’arte non è solo un’esperienza visiva, ma un’esperienza umana, ed è fondamentale che gli artisti continuino a esplorare il proprio linguaggio senza farsi condizionare dalle mode del momento”.

Il primo comma dell’art. 9 della Costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. Secondo lei, come e quanto è applicato questo principio fondamentale?

“Credo che questo principio sia di vitale importanza e che l’Italia abbia il privilegio di avere una Costituzione che lo sancisca. Tuttavia, penso che ci sia ancora molto da fare per garantire che lo sviluppo culturale venga promosso in maniera più capillare e accessibile a tutti. Investire nella cultura e nell’arte non significa solo supportare gli artisti, ma anche educare le nuove generazioni, valorizzare il patrimonio esistente e creare nuove opportunità per la creatività. È un processo che richiede impegno continuo da parte delle istituzioni e una collaborazione costante tra pubblico e privato. Purtroppo, spesso, le risorse dedicate alla cultura sono insufficienti rispetto al suo potenziale impatto sociale ed economico”.

Quali sono i suoi progetti in corso e quali quelli futuri?

“In questo momento, la Fondazione Effetto Arte è attiva su diversi fronti. Siamo prossimi all’inaugurazione della quinta edizione della Biennale di Barcellona e della Biennale della Creatività di Ferrara. Inoltre, abbiamo recentemente lanciato il progetto Effetto Arte Academy e confermato la nostra partecipazione con numerosi artisti italiani a eventi di grande rilievo come Art Dubai e Pechino. Parallelamente, stiamo ampliando il nostro impegno editoriale con l’obiettivo di pubblicare monografie dedicate a talenti emergenti, offrendo loro la visibilità e il riconoscimento che meritano. Guardando al futuro, vorrei esplorare nuove modalità di fruizione dell’arte, incluse piattaforme digitali innovative, senza però trascurare l’importanza del contatto diretto e autentico che solo l’esperienza fisica delle opere d’arte è in grado di offrire”.

La Biennale di Ferrara

A proposito di progetti futuri, come vede il futuro dell’arte e degli artisti in Italia?

“Il futuro dell’arte in Italia è senza dubbio promettente, ma molto dipenderà da come riusciremo a sostenere, promuovere e valorizzare i nostri artisti contemporanei. L’Italia vanta una tradizione artistica straordinaria, che ha influenzato l’intero mondo per secoli. Tuttavia, non possiamo limitarci a guardare al nostro glorioso passato, perché il patrimonio artistico di una nazione non è solo una ricchezza storica, ma anche un terreno fertile per la creatività del presente e del futuro. È indispensabile mantenere vivo questo legame tra la nostra eredità culturale e le nuove forme di espressione artistica. Per farlo, dobbiamo investire nell’arte contemporanea, favorendo la nascita di spazi di confronto e sperimentazione, dove gli artisti possano esplorare nuovi linguaggi e idee. Gli artisti italiani hanno ancora moltissimo da dire: il loro sguardo sul mondo è unico e, con il giusto supporto, possono non solo continuare a creare opere di grande impatto, ma anche affermarsi a livello internazionale, portando avanti il nome dell’Italia come centro di eccellenza culturale e creativa. È fondamentale che le istituzioni, sia pubbliche che private, investano nella promozione dell’arte contemporanea, sostenendo progetti, residenze d’artista, eventi e mostre che possano dare voce a talenti emergenti e consolidati. Penso che il digitale aprirà nuove frontiere per l’arte. Le tecnologie stanno già cambiando il modo in cui gli artisti creano e il modo in cui il pubblico fruisce delle opere. Le piattaforme online, le mostre virtuali e le gallerie digitali offrono opportunità senza precedenti per raggiungere un pubblico globale e per connettere artisti e collezionisti in modi prima impensabili. Il digitale può anche democratizzare l’accesso all’arte, abbattendo barriere geografiche e rendendo l’arte più inclusiva e accessibile. Tuttavia, è essenziale che il mondo fisico dell’arte – musei, gallerie, fiere e mostre – rimanga forte e vitale. Nulla può sostituire l’impatto diretto e sensoriale di un’opera d’arte vista dal vivo. L’esperienza fisica di fronte a un’opera non ha eguali: la percezione della materia, della texture, della dimensione reale, e il contesto in cui l’opera viene esposta creano una connessione emotiva e intellettuale che il digitale, per quanto innovativo, non può replicare completamente”.

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