La difficile e rischiosa opera di recupero delle vittime delle foibe in Istria impegnò i Vigili del Fuoco di Pola diretti dal maresciallo Arnaldo Harzarich, dalla metà di ottobre 1943. Come descrivono alcuni documenti dell’epoca, la squadra si avvalse di una “biga formata da pali fissi all’estremità superiore e aperti a quella inferiore a mo’ di piramide” e di “un paranco con doppia carrucola”: una per l’operatore, l’altra di riserva. Terminata l’impalcatura, Harzarich scese prima “alla profondità di 66 m, su un piano fortemente inclinato”, poi a 146 m per trovare un secondo piano che era pieno di cadaveri.
Una scorta armata di 25 uomini forniti dalla polizia di Pola affiancò per quasi tutta l’operazione i vigili del fuoco per scongiurare possibili attacchi da parte dei partigiani. Il bilancio con i seguenti dati finali fu di: “giorni di lavoro n. 8; discese effettuate n. 9; salme di vittime estratte n. 84”.
Abbiamo sottolineato durante le giornate del Ricordo l’importanza di raccontare gli episodi che coinvolsero Arnaldo Harzarich, maresciallo dei Vigili del Fuoco di Pola, insignito della Medaglia d’oro al Merito Civile per il suo coraggio e la sua perizia. Insieme a lui si distinse anche Giuseppe Comand, l’ultimo testimone della tragedia delle foibe che nel 1943 aveva assistito da vigile del fuoco ausiliario i Vigili del Fuoco di Pola, nel recupero dei cadaveri degli italiani uccisi dai partigiani di Tito, nel 2008 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha conferì l’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica.
A questi due Vigili del Fuoco professionisti, e a tutti coloro che sono stati colpiti da questa brutta pagina, va tutta la nostra riconoscenza per quello che hanno fatto, in questa giornata del Ricordo, esempio di come coraggio e dedizione devono essere visti come capisaldi per la futura classe dirigente del Corpo Nazionale e del nostro Paese.