Ascendente Cancro. Parte seconda

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Il Maresciallo Antonio De Cataldo e Mara rappresentano le due anime del brigatista Mirko, in lotta tra loro; la necessità di restare fedeli agli ideali di rivoluzione e della lotta armata, contro l’inevitabile riesame di tutta la situazione nel confronto con gli anni successivi che avevano snaturato e ricondizionato tutto quel convulso modo di pensare. Il fatto è, però che nessuno dei due si fida della sua determinazione. C’è, nella volontà di abbandonare e di rinnegare il passato, un senso di colpa che frena e rallenta quel processo di ripudio, così come esiste, nel voler mantenere intatte le motivazioni che sorreggono il moto interno rivoluzionario, l’evidenza delle ragioni che allora parvero ineluttabili. In buona sostanza è quello che è successo dopo l’estinzione del fenomeno brigatista, quando si discusse sulla valenza della fermezza o della dissociazione senza però dare ad una tesi o all’altra, un costrutto storico e tantomeno di diritto. Ho un ricordo molto vivido di quella epopea vissuta nella mia adolescenza e di cui mi sono poi occupato come avvocato per una coda che aveva coinvolto la vicenda della cattura dei brigatisti  Valerio Morucci e Adriana Faranda. Se ne discuteva con accanimento. Ero, allora, un giovane con mire vagamente intellettuali, munito del convincimento di conoscere ogni cosa e con la spocchia di non voler essere abbindolato dalla stampa nazionale, la quale non ci forniva spiegazioni e chiarimenti di quel mondo così misterioso ed affascinante al tempo stesso. Sembrava infatti che queste Brigate Rosse, fossero una sorta di giustiziere avente per missione quella di riscattare le garanzie della gente calpestate dal malgoverno democristiano, che pur mostrando le sue crepe, restava saldo al comando della Nazione. Era iniziata la stagione del Terrorismo, sapientemente alimentata proprio dai quei governanti (come si scoprirà poi) che intendevano conservare lo status decisionale istigando tutti contro il pericolo eversivo, venisse esso da destra o da sinistra, per far confluire i voti degli ignavi e dei confusi verso i partiti di centro. Dopo azioni prettamente terroristiche che non avevano catturato il plauso popolare, ma la riprovazione, ci trovammo di fronte all’azione più eclatante: il rapimento di Aldo Moro. Quello fu lo spartiacque che consentì di guardare a quel fenomeno eversivo, di matrice comunista, in modo più convinto. A parte la pietas per gli uomini della scorta barbaramente trucidati, che personalmente mi colpì profondamente e che mi restò dentro fino a recuperare in questa commedia la figura del Maresciallo Ingrò, che evidentemente è ispirata al Maresciallo Leonardi, una delle vittime di via Fani, Aldo Moro rappresentava agli occhi del popolino, un figura di discutibile spessore. Democristiano, quando tale qualifica esprimeva gli estremi di un potere decisamente detestabile. Codino,  reazionario, avverso ad ogni forma di innovazione, nemico delle istanze sociali che si moltiplicavano in quel momento, ci parve che con la sua cattura ed il suo imminente processo si sarebbe fatta chiarezza sugli inquietanti misteri che avevano attanagliato il Paese; misteri che lui conosceva, in quanto figura di spicco della Democrazia Cristiana. Eravamo tutti in ansia. Finalmente si sarebbe saputa la verità su Mattei, su Pinelli, sulle bombe, sui rapporti con gli USA e moltissime altre cose che meritavano di essere finalmente svelate. E invece non successe nulla e quella incredibile occasione venne sciupata, in nome di un segreto da mantenere tale per salvaguardare la certezza dello Stato. Ci fu impossibile accettare quel silenzio. Invece dalla prigione vennero in qualche modo divulgate delle suppliche di Moro che implorava i suoi compagni di partito ed il Parlamento a trattare con le BR per negoziare la sua liberazione, alimentando così la tesi che egli fosse una vittima sacrificale, per raggiungere l’equilibrio dei consensi elettorali. Mentre il Parlamento e la Stampa si dividevano tra fautori della Trattativa e quelli dell’Intransigenza. Noi ci riempivamo di sdegno per quelle suppliche mielose  e inopportune che rivelavano un uomo piccolo, capace di invitare tutti a barattare qualunque cosa pur di salvagli la vita, rendendo così inutile il sacrificio della sua scorta. Tanto da far mettere in dubbio che fossero autentiche, o che essendolo fossero state scritte sotto costrizione…

Ascendente Cancro. Parte seconda

E gli salta addosso prima che Mirko abbia il tempo di rispondere. Buio. Musica. In sottofondo un metronomo scandisce il trascorrere del tempo. Si riaccendono le luci, ma molto fioche. Anna furtivamente si  riveste per uscire dalla casa di Mirko. In scena c’è Mara seduta su una sedia, ma Anna non può vederla. Anna esce di scena. La musica cessa. Subito dopo compare Mirko, anch’esso discinto. Appena vede Mara si ferma.

MIRKO: Ancora? Cosa vuoi?

MARA: Che conquistatore…

MIRKO: Ha fatto tutto lei.

MARA: Ho visto. Era ironico…Una bella occasione per sciacquarsi la coscienza…

MIRKO: Lasciami in pace.

MARA: Ti è piaciuto andarci a letto, Claudio?

MIRKO: Questo non è romanticismo da imbecilli?

MARA: Non dirgli altro, Claudio. Stai zitto. Hai già parlato troppo.

MIRKO: Sono cretino, forse?

MARA: Il veleno ti resta dentro e non lo puoi sputare. Tu sei fragile. Se lo dividi con qualcuno, potresti avere la sensazione di stare meglio…

MIRKO: Mara, perché io e te non abbiamo mai parlato?

MARA: Ma se non facevamo altro…

MIRKO: Di noi! Di quello che avremmo voluto… dei nostri progetti

MARA: Io so che volevamo la stessa cosa ed avevamo lo stesso progetto. E sono rimasta fedele alle mie idee fino all’ultimo…

MIRKO:  Sono frasi vuote. Ma non te ne accorgi? Il mondo cambia. Le idee cambiano. Persino le cose che facciamo oggi, domani potrebbero non avere più lo stesso senso. Quello che contava veramente eravamo noi due, come persone.

MARA: Bel ragionamento piccolo-borghese. La lotta di classe non dà spazio agli individualismi!

MIRKO: Basta, basta! Io non le sopporto più queste parole! Mi sembrano luoghi comuni, persino peggiori di quelli che intendevamo combattere.

MARA: A te serve un alibi per giustificare di esserti ritirato.

MIRKO: E se fosse?

MARA: Basta che lo dici apertamente. Forse ti farà sentire migliore.

MIRKO: Ho smesso di sentirmi migliore, investito di questo cazzo di compito di cambiare la società. Ho voglia di normalità, Mara.

MARA: Fallo, se è questo ciò che vuoi.

MIRKO: Ci provo. Disperatamente. Ma devo fare i conti con me stesso e…con te. Sparisci Mara. Basta con queste apparizioni. Non voglio vederti mai più.

MARA: Non dipende da me, Claudio. Lo sai.

MIRKO: Vattene. ( gridando) Vattene! ( ed esce di scena per rientrare nella sua stanza)

Mara sempre seduta. La luce si spegne pian piano: Musica. Luci. La musica si spegne. La scena è la stessa, è presente solo Antonio che è al telefono cellulare e passeggia per la stanza.

ANTONIO: No, non c’è, sig. colonnello, è ancora in tipografia. Tutto in ordine qui…Abbiamo registrato, naturalmente. Ha passato la notte con una vicina di casa… Una fortuna sfacciata, se mi permette… No, non direi, ha fatto tutto lei; quasi una violenza al contrario… Non l’ho vista se non di sfuggita. Mi pare una donna, graziosa…E’ una che vive qui alla porta accanto, sul pianerottolo… No, non c’è problema. Comunque sorvegliamo. Da quello che ho sentito, si tratta di una decisa e intraprendente, anche troppo, ma è una borghesuccia, Lui piuttosto… Le ha detto di Mara… Solo un accenno… Nient’altro… Se le diceva che era stato 15 anni in galera è capace che lei si collassava e non gliela dava più…Scusi… (Squilla il campanello di casa) E ora chi è..?

Da fuori scena si sente la voce di Anna

ANNA: (f.s.) Mirko! Sei tornato?

ANTONIO: ( sempre al tel. ) E’ la vicina di casa. M’ha sentito mentre parlavo con lei. Questa è implacabile, aveva ragione Claudio; non te la stacchi più!… E no, non apro. Che le dico? Chi sono? …Un fratello..? …E certo, Claudio non smentirà mai… Magari è così tonta che ci crede…

Ancora una scampanellata

ANNA: (f.s.) Mirko..??

ANTONIO: Vado ad aprire, così cerco di saperne di più da lei. A dopo ( chiude la conversazione e va ad aprire)

ANNA ( f.s.) Scusi. Mirko è in casa?

ANTONIO (f.s.) E’ al lavoro. Non è ancora rientrato. La prego, si accomodi (e fanno insieme l’ingresso in scena) E’ una sua amica?

ANNA: Sono una vicina. Ho preparato il pollo con le mandorle, alla cinese. Gliene ho lasciato un po’. Si trascura, non cucina e così quando posso provvedo io. Lei è suo amico?

ANTONIO: Io? No. Sono… sono suo… cugino. Vengo da Asti.

ANNA: Asti. Piemontese. C’è il vino buono lì ed anche la cucina. Fanno cose squisite.

ANTONIO: Conosce Asti?

ANNA: No, ma avevo un amico, un ex fidanzato, che era di un paesino vicino ad Asti e mi raccontava un sacco di cose… “Piemontesi, falsi e cortesi”. Lei è più falso o più cortese?

ANTONIO: Io non sono di Asti; ci sono capitato per lavoro.

ANNA: Ah, e che lavoro fa? ( prima che Antonio possa rispondere) Mi faccia vedere le mani, mi dica quando è nato e io indovino il suo lavoro…

ANTONIO: ( Antonio ritrae le mani ) Nulla di speciale. Sono sott’ufficiale nell’esercito. Mi chiamo Antonio.

ANNA: Piacere Antonio. Io sono Anna. Vuoi un po’ di pollo con le mandorle anche tu? Ti piacciono i piatti cinesi? Te lo porto così lo mangiate insieme quando torna Mirko. Io sono brava in cucina e il pollo con le mandorle, lo faccio proprio bene.

ANTONIO: Sei la donna di mio cugino?

ANNA: Ci conosciamo da poco tempo. E’ appena arrivato. Ne stiamo parlando. Mi ha detto che gli è morta la compagna 15 anni fa…

ANTONIO: Una tragedia…

ANNA: Sì, se la porta ancora appresso, dopo così tanto tempo. Ma non ha avuto più altre storie?

ANTONIO: Non che io sappia. Fattele dire da lui queste cose, no?

ANNA: Mirko non parla molto. Anzi per essere precisi gli devi cavare le notizie di bocca con le tenaglie. E’ ascendente Cancro…

ANTONIO: Cosa?

ANNA: Ascendente Cancro. Segno: Vergine. Tutto e il suo contrario. Del resto mi pare che sia ben bene stropicciato. Questa storia della sua compagna, uccisa in uno scontro a fuoco coi carabinieri… Ma lui non lo sapeva che era un’eversiva? Possibile che non se ne fosse mai accorto? Ce ne vuole per non vedere certe diversità…

ANTONIO: Cosa vuoi..? La vita è strana… E tante volte la realtà supera la fantasia.

ANNA: Dici? Sarà, ma le cose si sentono. Si sentono nell’aria. O almeno avverti che ci sono conti che non ti tornano. Non è difficile. Basta riflettere. Siamo noi che rimandiamo i sospetti al mittente perché vogliamo convincerci che tutto vada bene. (Antonio guarda l’orologio) Che ti rompo?

ANTONIO: Servirebbe a qualcosa dirti di sì?

ANNA: Oh, oh…bingo! Nemmeno a me sembri simpatico, sai, “cuginodimirko”… Ma cerco di essere cortese, almeno.

ANTONIO: Io nemmeno quello. Te l’ho detto: non sono piemontese.

ANNA: Beh, Mirko è campo neutro. Cerchiamo di non urtarci qui. Non converrebbe a nessuno dei due. Diciamo che ognuno si tiene per sè la bassa opinione che ha dell’altro.

ANTONIO: Affare fatto.

ANNA: Quando torna Mirko, digli che sono passata e se vuole il pollo con le mandorle.

ANTONIO: Rientrerà a momenti. Io esco tra poco. Sono di servizio stasera.

ANNA: Buono a sapersi. ( ed esce).

ANTONIO: ( rimasto solo, chiama col cellulare) Giordani? Sono il Maresciallo De Cataldo. Ho finito la perquisizione in casa. Controllato anche il computer. Niente… Bene, io esco. Senti una cosa: tieni d’occhio anche la vicina dell’appartamento… Sì quella dell’interno accanto. Non lo so come si chiama. Credo Anna… dovrebbe avere una figlia piccola. Voglio sapere tutto di lei….Non c’è il cognome sul campanello… Voglio sapere a che ora esce, con chi ed a che ora rientra. Ora sono giù.

Buio. Si ode lo scandire del metronomo, a significare il trascorrere del tempo, col sottofondo della solita musica iniziale. Musica e metronomo lentamente si spengono, mentre Mirko rientra a casa. Mette le chiavi sul tavolo. Si toglie il soprabito. Annusa subito l’aria e fa un gesto di disappunto perché ha intuito con l’odore la presenza del maresciallo De Cataldo.

MIRKO: Maresciallo…?

Entra all’interno dell’appartamento continuando a chiamare.

MIRKO: (f.c.) Maresciallo De Cataldo…? ( rientra in scena) Non c’è. Se n’è andato, ma è stato qui. Lo sento. ‘Sto bastardo! Se lo porta addosso l’odore di caserma… Non mi molla, non mi lascia in pace. Lo fa per provocarmi. 

Suona il campanello di ingresso. Mirko va ad aprire.

ANNA: ( entrando) Ciao. Sei contento di rivedermi? Io ti ho pensato tutto il giorno. Avevo cucinato il pollo con le mandorle. Sono sicura che ti piace. E’ molto buono.…Come me ( tenta di abbracciarlo, ma Mirko si ritrae). Che c’è..?

MIRKO: Niente. Un po’ stanco. E’ stata una giornataccia.

ANNA: … Così devastante da rifiutare un abbraccio?

MIRKO: Senti…

ANNA: …un abbraccio è il rifugio delle preoccupazioni. E’ la pace dopo la tempesta, è il riposo dopo tanta stanchezza. Come si fa  a farne a meno? Tu sei troppo teso. Dovresti lasciare che l’energia convogliata dentro, si liberi ed esca finalmente per lasciar posto a…

MIRKO: Anna, fermati per favore. Cosa vuoi da me?

ANNA: Ero venuta a dirti che ho fatto il pollo con le mandorle…

MIRKO: ( tappandole la bocca perché non possa parlarle) Io non posso avere una storia con te. ( e le toglie la mano)

ANNA: Perché?

MIRKO: Perché non me la sento. Perché non sono preso, perché sei entrata come un tornado ed hai fatto tutto da sola. Perché ho un passato da sistemare che non ho ancora sistemato. Perché dubito proprio che possa mai sistemarlo in futuro.

ANNA: Vabbè, dai. Tua moglie è morta 15 anni fa. Forse è arrivato il momento che te ne faccia una ragione. Mica puoi continuare a star da solo nel suo ricordo. La vita va avanti anche tuo malgrado.

MIRKO: Ma come faccio a spiegarti…

ANNA: Oh che palle! E provaci, no? Io non capisco mai secondo te… Mica sono deficiente!

MIRKO: Se mi lasciassi parlare… Tu non dai nemmeno la possibilità…

ANNA: Ecco. Mi siedo ( e si siede su una sedia). Sto zitta, a braccia conserte ( si mette in quella posizione). Parlo solo quando me lo dici tu. Giuro! ( e si fa la croce con le dita sulle labbra).

MIRKO: Guarda è difficile… Anzi è impossibile. Questa casa è provvisoria… La mia vita è provvisoria… Quello che è successo 15 anni fa, mi appartiene, fa parte della mia storia…Qualcosa di cui non esserne fieri, forse. Gli ideali non andrebbero rinnegati mai. Però c’è, nello svolgimento delle cose, una progressione che ti fa perdere il controllo e ti accorgi, ad un certo punto, che sono invece le cose che controllano te. Quello è il segnale che sarebbe ora di ritirarsi, che si sta andando nella direzione sbagliata, ma è tardi e non puoi più fare nulla, pur sapendo di correre verso un precipizio… Io, tutto questo, non lo posso ora condividere con un nuovo amore, perché non ho più spazio nell’animo. Capisci? (Anna è sempre seduta a braccia conserte e non risponde) Dico, capisci ora perché voglio starmene da solo?

ANNA: Posso parlare?

MIRKO: E certo.

ANNA: No, non capisco. Mi sembrano solo seghe mentali. Ma che vuoi avere il controllo dei tuoi sentimenti?

MIRKO: Anna, io c’ero durante quello scontro a fuoco con i carabinieri…

ANNA: Oh cazzarola… Tu lo sapevi che la tua donna era terrorista, ed eri lì per proteggerla?

MIRKO: Sei disarmante. Ero lì perché facevo parte dello stesso gruppo politico.

ANNA: Oh, cazzarola…Sei…eri un terrorista anche tu…

MIRKO: Sarebbe una notizia riservata. Noi preferiamo chiamarci “militanti”.

ANNA: …nomi… come se le cose cambiassero….

MIRKO: E a te cambia qualcosa?

ANNA: Eh, direi…

MIRKO: Lo vedi? E’ normale. E’ quello che cercavo di dirti.

ANNA: ( imbambolata) …ma che si fa così..? Io avevo fatto il pollo con le mandorle… Possibile che faccio solo incontri sbagliati? Ed ora?

MIRKO: …Anna…

ANNA: Eh, ma uno così dovrebbe girare con un segno distintivo… Qualcosa per accorgersene chi è… allora una scema che ti incontra si rende subito conto e si regola. Come quando ti dicono: sono sposato, fidanzato, convivente; tu lo sai e sai a che vai incontro se ci fai una storia… Insomma decidi liberamente se avvicinarti, se iniziare, oppure se scappare…

MIRKO: Mi dispiace…

ANNA: Ti dispiace… Te la sistemi così? E che cavolo vuoi che ci faccia col tuo dispiacere? Un terrorista… Lo scontro coi carabinieri…( realizzando improvvisamente) Ma non dovresti stare in carcere? Come mai sei fuori? No! Non mi rispondere, che ho il terrore di ascoltare la risposta… Sarai mica evaso?

MIRKO: ( ironicamente) Avevo una lima dentro una pagnotta e mi sono fatto una corda con le lenzuola.

ANNA: Ti credi tanto furbo?

MIRKO: Evita di farmi domande cretine, allora.

ANNA: La tua solita tecnica. Non rispondere mai. Ma io non mollo. Che ci fai qui?

MIRKO: Ci abito, è evidente.

ANNA: E’ casa tua?

MIRKO: Sono in affitto. Regolarmente registrato. Tutto in ordine.

ANNA: A nome tuo?

MIRKO: A nome di una società.

ANNA: Ah, ecco…

MIRKO: Ecco, che? E’ la procedura.

ANNA: ( spazientita ) Quale procedura?

MIRKO: Anna, non ti posso spiegare tutto…

ANNA: Tutto? Il fatto è che tu non mi spieghi niente. Avvolto nel mistero! Non si sa da dove vieni, non si sa dove andrai. Non vuoi impegni. Hai un lutto che ti pesa. Ora scopro che non ne sei nemmeno estraneo. Un antipatico di cugino…

MIRKO: …Un cugino?

ANNA: Antonio…

MIRKO: Uno alto con la barbetta?

ANNA: Con la faccia da scemo. ( vede la faccia stralunata di Mirko) Oddio, non è tuo cugino… Chi è e che ci faceva in casa tua? Aveva le chiavi.

MIRKO: ( superando la sorpresa con fatica) No… tranquilla… E’… mio cugino Antonio

ANNA: humm… non ci credo. Comunque un bel cafone…

MIRKO: Che è successo, avete litigato?

ANNA: Non c’è stato bisogno. Mi ha detto che non mi sopportava…

MIRKO: Che significa, che non ti sopportava? Come siete arrivati in argomento?

ANNA: Guarda che la cosa è reciproca. Gli stavo dicendo se voleva un po’ di pollo alle mandorle e lui guardava l’orologio. Gli ho detto: “ ma che ti rompo?” e lui di risposta ( imitando la sua voce storpiata): Servirebbe a qualcosa se ti dicessi di sì?”

MIRKO: Ammazza che stronzo…

ANNA: Infatti…Io volevo essere gentile. Ma ritornate da dove sei venuto! Piemonte, Asti…

MIRKO: Asti? Che ti ha detto di Asti?

ANNA: Niente, dice che viene da Asti. E’ ufficiale nell’esercito…

MIRKO: …Sott’ufficiale. E’ maresciallo…

ANNA: …e va beh, quella roba lì. Che vuoi che ne sappia?

MIRKO: …e poi..?

ANNA: E poi niente. Diceva che era di servizio e che doveva andar via…

MIRKO: Anna, tu non ci devi parlare più con quel tizio, capito?

ANNA: Ma chi lo vuole vedere più… Guarda, devi stare sereno. Ci stiamo sullo stomaco a vicenda .( poi ripensandoci ) Perché non ci devo parlare?

MIRKO: E’ così, Anna. Non ci devi parlare e basta!

ANNA: E ti pareva che mi davi una spiegazione?

MIRKO: Ti ha detto di Mara?

ANNA: La tua compagna morta?

MIRKO: Chi altra? Sì…

ANNA: …un accenno. Dice che è stata una tragedia. Come se non si vedesse… ( quindi rivolgendosi a lui amorevolmente) Senti, è passato, no? A me non frega niente di quel che è successo 15 anni fa. Io vivo nel presente. C’è tutto un mondo nuovo da scoprire, ci sono altre storie da vivere, cose da fare. Anche se ti porti addosso questi segni…

MIRKO: …E’ la mia storia, ci devo fare i conti, Anna…

Anna gli chiude la bocca con un delicato gesto della mano sulla bocca e lo bacia impedendogli ogni replica. Buio. Musica. Dopo qualche secondo la luce sul palco lentamente si riaccende e la musica pian piano si spegne. Sempre la stessa scena, con Mirko ed Antonio.

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