Cesare, il leader che traghettò la cultura romanza in Europa

0
Vincenzo Camuccini - Pubblico dominio, commons.wikimedia.org

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Il 15 Marzo del 44 a.C. i “difensori della Repubblica” trucidavano Gaius Iulius Caesar, padre della patria e Divo Giulio. Svetonio racconta che furono Cassio e Bruto, figlio adottivo e amato da Cesare stesso, a capeggiare i senatori “cesaricidi” che pugnalarono 23 volte a morte il Dictator, compiendo il crimine più famoso dell’antichità. Discendente di Ascanio figlio di Enea e, quindi, discendente di Romolo primo re di Roma, Cesare fu il più grande conquistatore di Roma antica, oratore, scrittore di opere letterarie che lo hanno consacrato come maestro di stile nella prosa della latinità per il suo modo di parlare….” Splendido, magnifico e in un certo modo ….cit. Svetonio).

Cesare fu cinico, ambizioso nella gloria, sconcertante per la determinazione con la quale operò pur di raggiungere i suoi scopi. Non ebbe scrupoli e non esitò mai dinanzi agli eventi, non indietreggiò mai dinanzi alle decisioni più ardite pericolose ma contestualmente fu tanto geniale e moderno da comprendere che un condottiero non poteva essere solo leader istituzionale perché la sua vera potenza era (ed è) nella capacità di fondersi con i suoi legionari, creando non un freddo rapporto ma una vera relazione di stima e devozione basata sul carisma, sulla disciplina e sul rispetto fino alla morte. Cesare fu la storia di Roma, fu traghettatore della cultura romanza nell’Europa occidentale e germanica, attraverso migliaia di anni ha oltrepassato i confini del tempo, dello spazio e delle religioni, fulcro dell’eterna romanità tanto che il cesarismo è diventato un modello storico anche se spesso strumentalizzato e mal interpretato nel suo sinonimo di “Kaiser o di Zar”.

Roma dopo di lui non fu più la stessa. Straordinarie e nefaste la generosità, la magnanimità e soprattutto la scelta, da aristocratico, di cavalcare l’onda della politica dei populares; fu considerato il primo Imperator senza però esserlo mai. Spregiava i potenti, i senatori, gli indovini, spregiava tutto ciò che era gretto e meschino, marciava e combatteva davanti ai suoi soldati, insieme ai suoi soldati, stratega di se stesso come nessuno in un modo che forse dovrebbe essere da insegnamento imperituro a quanti, oggi, vogliono fregiarsi del titolo di leader senza comprendere che per esserlo occorrono intelligenza, spirito anche nell’ accettare e imparare dalle critiche altrui, disponibilità; senza comprendere che le folle vanno affascinate, catturate coinvolte emotivamente ma con grande onestà e rispetto. Solo questo fa di una persona non un esaltato, ma un capo.

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

16 − otto =