I tanti scenari in cui brillarono le nostre Forze Armate

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CC BY-SA 2.5 creativecommons.or, via Wikimedia Commons

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Un argomento che andrebbe profondamente rivisto e soprattutto una tesi che andrebbe con forza smentita è quella legata alla concezione e considerazione delle forze armate italiane durante i conflitti passati, specialmente quelli mondiali. Purtroppo, il nostro Paese vive nel proprio subconscio una umiliazione continua dettata da una mentalità figlia del dopoguerra volta a sminuire, svilire e offendere le nostre forze armate. E tristemente in questo va anche riconosciuto un disegno politico da parte di chi, odiando sentimenti di orgoglio nazionale, ha operato per anni con l’intenzione, spesso anche manifesta, di annichilirli del tutto.

Avevamo un esercito penoso? Non nella prima e quantomeno nella seconda guerra mondiale. La realtà, a dispiacere dei detrattori, è che semplicemente avevamo quello che il contesto economico, industriale e sociale permetteva. L’errore fu porsi come potenza militare mondiale, un passo azzardato, poiché solo in un’ottica regionale l’Italia aveva capacità di imporsi militarmente. D’altronde la nostra nazione, a scanso di sterili retoriche pacifiste, era in una posizione geografica, politica, sociale ed economica molto complessa e difficilmente avrebbe potuto evitare di essere coinvolta.

Prendendo in esame le varie campagne della seconda guerra mondiale, in particolare la campagna di Grecia e la prima di Libia, esse non dimostrano una impreparazione della forza armata in sé, ma una gestione deleteria di tutta una serie di elementi complementari alla fase bellica, in primis l’intelligence, con forti errori provenienti dagli alti comandi stessi.

Sebastiano Visconti Prasca, che comandò la prima offensiva in Grecia, fu probabilmente uno dei più inetti generali che l’Italia avesse partorito, sprecando uomini e mezzi che, con maggior accortezza, avrebbero quantomeno messo in seria difficoltà le forze di Metaxas.

Le truppe Italiane non avevano numeri preponderanti, ma potevano contare su una superiorità aerea molto importante e su reparti corazzati totalmente assenti nella controparte greca.

Solamente con Cavallero la situazione riuscì a stabilizzarsi in Albania, ma ormai il quadro generale era compromesso (complici le false informazioni che i comandi in loco trasmettevano a Superesercito, il comando maggiore del REI).

Va aperta una ulteriore parentesi sulla Libia e su Graziani, ingiustamente obliterato delle considerazioni negative, spesso mosse da pregiudizio politico, rispetto alle sue reali doti tattico-strategiche.

Ad esempio, fu l’unico a realizzare che, nonostante le forze armate in Libia fossero numerose, la scarsa motorizzazione delle stesse avrebbe comportato un handicap importante che le divisioni inglesi, meno numerose ma più armate, veloci e motorizzate avrebbero sfruttato (addirittura, i quadri politico-militari Britannici era molto intimoriti dal contesto del mediterraneo nel 1940 e spesso venne paventata l’idea di abbandonare la parte meridionale, convinti che le modeste forze a disposizione non avrebbero retto l’urto Italiano.)

La visione di Graziani venne confermata dal successo dell’operazione Compass, che annichilì i vantaggi del REI sulla Royal Army.

Dovette arrivare Rommel con il DAK (Deutsches Afrikakorps) a salvare la situazione, anche se la miopia dell’OKH (Oberkommando Heeres) determinò un afflusso di uomini e mezzi all’armata corazzata italo-tedesca inconsistente, poiché non si considerava il fronte africano come determinante, tesi smentita successivamente da molti analisti postumi, dato che la presa di Alessandria avrebbe determinato probabilmente un armistizio con la Gran Bretagna.

Al di fuori degli appena sufficienti rifornimenti inviati al DAK e nonostante il suo apporto fosse stato determinante per riprendere le offensive in Africa, la maggior parte del peso ricadeva sulle infrastrutture Italiane, che dovevano continuamente garantire un afflusso importante di uomini e mezzi quasi esclusivamente provenienti dalla penisola.

I contesti in cui le nostre forze armate brillarono in realtà non sono assenti. Il CISR di Messe si comportò benissimo nel fronte orientale, nonostante le titaniche difficoltà che poteva incontrare un esercito concepito per una guerra nel contesto del bacino mediterraneo. La lungimiranza di Messe permise di ottimizzare al meglio le risorse a sua disposizione e di ottenere risultati importanti contro un nemico dalla portata enorme, l’URSS.

Ma questo è un argomento complesso che necessita di essere affrontato in uno spazio dedicato. Quanto fin qui esposto intende avviare un percorso di riconsiderazione della nostra storia militare. Non solamente per smussare una vergogna inconscia e ingiustificata che molti di noi portano con sé, ma per onorare -e non dimenticare- i tanti militari caduti nel corso delle guerre, spesso affrontando sfide titaniche.

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