Giustizia: ecco i referendum promossi dalla Consulta

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La Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato ha respinto il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati per gli errori giudiziari ma ha accolto quelli sulla Legge Severino e le divisione delle carriere: in totale quindi 5 su 6. Nel numero di settembre/ottobre 2021 CulturaIdentità aveva realizzato una pagina per la riforma della giustizia con la spiegazione di ognuno dei quesiti referendari su cui poi la Consulta avrebbe dovuto decidere (Redazione).

Il 3 giugno scorso sono stati depositati in Cassazione i sei quesiti referendari per arrivare ad una “giustizia giusta”. L’iniziativa, promossa dal Partito Radicale e dalla Lega, ha avuto il via il 1 luglio, giorno in cui è partita la raccolta firme necessarie – 500.000 – per arrivare al referendum abrogativo previsto per l’anno prossimo. Sei i quesiti referendari:

  1. RIFORMA DEL CSM
    Il Consiglio superiore della magistratura (CSM) è l’organo di autogoverno dei magistrati e ne regola la carriera. Per due terzi è composto da magistrati eletti. Oggi su capacità e competenza prevale il sostegno delle correnti: con il sì al referendum se ne elimina il peso nella selezione delle candidature, colpendo il “correntismo” e il condizionamento della politica sulla giustizia.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Viene abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Con il sì, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Avremmo così votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico.
  2. RESPONSABILITÀ DIRETTA DEI MAGISTRATI
    Il cittadino colpito da accuse inesistenti o che finisce in carcere da innocente oggi non può chiedere direttamente conto al magistrato dei suoi errori. Ci si può rivolgere genericamente contro lo Stato, che poi dovrebbe rivalersi sul singolo magistrato, ma di fatto chi ha sbagliato non paga quasi mai. Votando sì, viene introdotta la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha commesso l’errore, così come vuole l’art. 28 della Costituzione. Tutti i pubblici funzionari devono essere responsabili e pagare per abusi, azioni dolose o gravi negligenze.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Si introduce la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha procurato illecitamente il danno. I magistrati saranno considerati alla pari di tutti i funzionari pubblici. Lo scopo è quello di responsabilizzare i magistrati, preservarne l’onorabilità di corpo e scongiurare abusi, azioni dolose o gravi negligenze.
  3. EQUA VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI
    La valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata dal CSM che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, organismi territoriali nei quali, però, decidono solo i componenti appartenenti alla magistratura. Questa sovrapposizione tra “controllore” e “controllato” rende poco attendibili le valutazioni e favorisce la logica corporativa. Con il referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Con il sì viene riconosciuto anche ai membri “laici”, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
  4. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI
    Ci sono magistrati che lavorano anni per costruire castelli accusatori in qualità di PM e poi, d’un tratto, diventano giudici. Con il sì si chiede la separazione delle carriere per garantire a tutti un giudice che sia veramente “terzo” e trasparenza nei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. In questo modo si eliminano i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere persecuzioni contro cittadini innocenti.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.
  5. LIMITI AGLI ABUSI DELLA CUSTODIA CAUTELARE
    Ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva. Eliminando la possibilità di procedere con la custodia cautelare per il rischio di “reiterazione del medesimo reato” si fa in modo che finiscano in carcere, prima di poter avere un processo, soltanto gli accusati di reati gravi.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato”. Questa è la motivazione che viene utilizzata più di frequente per disporre la custodia cautelare, molto spesso senza che questo rischio esista veramente.
  6. ABOLIZIONE DEL DECRETO SEVERINO
    La decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati ha creato vuoti di potere e la sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto. Il referendum elimina l’automatismo e restituisce ai giudici la facoltà di decidere se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici.
    CHE COSA SUCCEDE SE VOTO SÌ? Con il sì viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.

Le firme andranno poi depositate in Cassazione, che avrà il compito di vagliarle. Una volta che si ha l’ok da parte di quest’ultima, verrà esaminata la legittimità dei quesiti dalla Corte Costituzionale che, in caso positivo, procederà per la convocazione dei cittadini al voto nella primavera del 2022

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