L’omonazionalismo della sinistra è morto. È arrivato il tempo della consapevolezza per i kompagni. Certo, è uno sforzo che spaventa per chi ha fatto dei diritti delle minoranze la propria bandiera. Ma ieri il disastro sulla stepchild, oggi lo stallo sul ddl Zan confermano che quella bandiera è ormai da ammainare. Lo dice una che appartiene al mondo omosessuale, e con me tanti altri che ne fanno parte, stufi marci di assistere a bieche speculazioni sui diritti da parte dei ‘soliti noti’.
C’è una certa sinistra che ancora si ostina a non volere accettare di avere perso il monopolio sulle strumentalizzazioni dei diritti civili e ci tiene in ostaggio. Non mi stupisce, dopotutto. Per chi ha costruito la propria credibilità su questi temi, rinunciarci oggi significa finire in trappola, stretti nella morsa dei sondaggi che colano a picco e l’inagibilità politica. Ma che la cultura del rispetto non debba passare per il ddl Zan, lo dicono gli stessi che questa legge è chiamata a tutelare, oltre al mondo femminista, e che, contrariamente a quanto il mainstream e il pensiero unico vorrebbero imporre, è tutt’altro che una legge di civiltà e buonsenso. I diritti civili non sono, in nessun caso, una coperta corta da tirare a seconda della convenienza politica e che a farlo siano proprio quelli che si riempiono la bocca di vuota retorica, oltre che di parole come libertà e uguaglianza, è uno schiaffo a milioni di italiani che invece in questi principi ci credono fermamente.
Se a pretendere di trasformare in reato la libertà d’espressione, come fa la legge Zan, fossero stati Meloni o Salvini, la sinistra avrebbe gridato al ritorno del fascismo e agitato lo spauracchio della dittatura contro i pericolosi sovranisti che cercano di instaurare uno pseudo regime totalitario. Viene il sospetto, visto questo intollerabile doppiopesismo, che la sinistra abbia tutto l’interesse ad alimentare questa narrazione d’odio, rappresentando l’Italia come un Paese omofobo e intollerante per esercitare pressioni sull’opinione pubblica e aprire all’approvazione di una legge ridicola come quella promossa da Alessandro Zan. Complici di questo sistema, la propaganda di influencer e starlette e il benaltrismo dei pasdaran del politicamente corretto che affollano i social per imporre ben altra dittatura, quella dei like. Bocciata anche dai giuristi perché contrariamente agli obiettivi, introduce pericolose discriminazioni, della legge Zan, con tutti i problemi sociali che ci sono in Italia in questo momento, non si sentiva davvero l’urgenza. È un ossimoro, tanto quanto lo era Di Maio alla guida del ministero del Lavoro. È piuttosto una pura questione di opportunismo politico. I valori di cui i sinistri si dichiarano paladini, li hanno lasciati fuori dalla porta. Ma l’uso improprio dello strumento legislativo si ritorcerà inevitabilmente contro coloro che lo sostengono, in modo direttamente proporzionale alla spregiudicatezza che ci mettono per imporlo. Se questa è la strada per la libertà, la democrazia ha i giorni contati in questo Paese. Per tutti.