Il Talebano, tsunami di endorfine per l’intellettuale anticonformista e la nuova classe dirigente

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In una congiuntura storica e sociale tanto interessante quanto dinamica diventa sempre più affascinante la riscoperta del concetto di comunità: esso narra un legame profondo, da endorfina al limite dell’erotismo! Nell’odierno contesto postmoderno due sembrano le dominanti: la tecnocrazia (che, a partire dall’ultimo anno, appare sempre più invasiva) e quella tendenza chiamata populismo. Quest’ultimo è una reazione a quella che Colin Crunch chiama postdemocrazia, meglio conosciuta nella narrazione del Nuovo Ordine Mondiale. Nel mondo della destra molto spesso ci si confronta con menti che rimpiangono le ideologie novecentesche, che furono sicuramente più solide della destra odierna, ma produssero come esito miti incapacitanti. E’ importante ricordare anche come le rivoluzioni nazionali, ricche di una esuberanza avanguardista, furono ben diverse nella declinazione dal tono crepuscolare della nostalgia. Si produce, dunque, un vuoto ed è proprio in tale status quo che emergono i think tank. Tra questi osserviamo Il Talebano, laboratorio di pensiero innovativo e provocatorio, nato nel 2009 dalla rivista giovanile Sintesi e guidato dal sociologo Fabrizio Fratus. Il Talebano trova la sua linfa vitale in una squadra di giovani ed esperti, una rete con la migliore intellettualità anticonformista e saggisti emergenti come Martino Mora, Emanuele Franz, Massimo Maraviglia, Cristiano Puglisi, Beatrice Mantovani, Stefania Bonfiglio. Oltre alla cultura, è in grado di esprimere una nuova classe dirigente, con Vincenzo Sofo, europarlamentare ormai sempre più conosciuto e diversi eletti nei consigli regionali e comunali.

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