Ma quale Giornata della Felicità, siamo incazzati neri…

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Adnkronos

Questa che sta terminando è stata una settimana di celebrazioni, di Giornate istituzionali e ricorrenze soprattutto per il nostro Paese. Abbiamo iniziato il 17 marzo, Festa dell’Unità d’Italia, nascita dello stato italiano proclamato nel 1861. Il 18 marzo la Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Covid, con quelle toccanti note della tromba di Paolo Fresu che hanno risuonato nel Bosco inaugurato a Bergamo per ricordare i nostri caduti di questa nuova guerra che stiamo affrontando oramai da un anno. Ieri 19 marzo la Festa del Papà, una giornata importante in un’Italia dove c’è ancora chi cerca di reintrodurre nei documenti d’identità la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” invece che della sacrosanta “madre” e “padre”.

Oggi invece, per chi non lo sapesse, è la Giornata Internazionale delle Felicità, istituita dall’ONU nel 2012. Vale la pena leggere le motivazioni di questa celebrazione e rendersi conto che quello che sta succedendo nel mondo ribalta completamente queste parole: «l‘Assemblea generale […] consapevole di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare questa ricorrenza in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica […]».

Ora voi direte che è uno scherzo e che non c’è nulla da festeggiare ed io sono d’accordo con voi. Ci ritroviamo dopo un anno rinchiusi di nuovo nelle nostre case, con i nostri figli costretti a seguire forzatamente la scuola con l’oramai surreale metodo della DAD, le nostre piccole e medie aziende sull’orlo del fallimento e con una generazione di anziani decimata dai decessi. Non si è fatto nulla per migliorare i trasporti pubblici, veri luoghi di contagio, per aiutare i nostri nonni con cure domiciliari (con gli anticorpi monoclonali per esempio), per risarcire in modo reale ed adeguato imprese e lavoratori ormai alla canna del gas. Allora queste belle parole che assomigliano tanto alle promesse dei governi, che soprattutto in Italia hanno gestito in modo fallimentare la pandemia, suonano come una beffa e ci fanno indignare ancora di più.

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3 Commenti

  1. basta con queste giornate del cavolo. alla fine inseriremo anche la giornata dei bischeri ed un sacco di gente festeggerà col sorriso ebete sulle labbra

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