Il Giubileo 2025 entra nel vivo e, più che mai dopo l’emozionante abbraccio di ieri tra Papa Francesco e la folla di piazza San Pietro, il tema della “Speranza” vive concretamente, anche perché la sensazione, comunque la si pensi, è che nel mondo si stia davvero muovendo qualcosa verso risoluzioni fino a poco tempo fa impensabili.
Anche di questo, insieme a tanti temi di attualità, parlerà la nuova trasmissione che sta per cominciare su Raitre: da sabato 12 aprile, in seconda serata, va in onda Spes. A condurre Incoronata Boccia, vicedirettore del Tg1. “Sarà un racconto laico del Giubileo, che viviamo nella quotidianità molto di più di quanto non immaginiamo. Quello della speranza è un messaggio rivolto a tutti, al di là del magistero e dei precetti: partiamo quindi dai concetti che sono di tutti.”, assicura lei, pronta per questa nuova avventura che si inserisce nei progetti della direzione approfondimento in collaborazione con Rai Vaticano.“Parleremo in modo concreto di temi che sono anche alti, oggetto di encicliche”.
In ogni puntata si parte da due parole chiave, che saranno l’occasione per soffermarsi su testimonianze e riflessioni intorno al tema della speranza. Perché quando si parla di attualità, è fondamentale ammettere che insieme alle ombre ci siano anche le luci. “Per ogni difficoltà esiste sempre anche chi si impegna a cercare soluzioni e aiuti”. I servizi in esterna saranno a cura di Stefano Ziantoni di Rai Vaticano.
Incoronata, perché Spes?
È la parola chiave di questo 2025, scelta da Monsignor Rino Fisichella, incaricato da Francesco come “regista” del Giubileo. In ogni puntata si parte quindi naturalmente dal cammino di fede e della speranza in senso cristiano, per affrontare temi di attualità che vanno oltre la regione.
Puoi già darci qualche anticipazione sul primo appuntamento?
Sarà dedicato al tema dei giovani: racconteremo esperienze di redenzione di ragazzi e ragazze che hanno perso la strada a un certo punto della loro vita: lo faremo attraverso le testimonianze della Comunità Il Cenacolo e di scuole di eccellenza come quella di mosaico in Vaticano. Questa sarà una vera scoperta per molti, perché è una scuola che insegna un’arte recuperando antiche tradizioni per dare un futuro ai giovani attraverso l’apprendimento di un mestiere.
Quali saranno le parole chiave in questo caso?
Sogno e Delusione.
Parole forti e dirette.

Indubbiamente, la delusione della giovane età è quella che pone davanti alle prime sconfitte, al primo confronto con un mondo che non sempre porta successi e rischia di fare barcollare fino a finire nel disagio perché il sogno non è immediatamente realizzato. Però c’è anche la luce: parleremo quindi di giovani che credono nel futuro, siamo andati nelle università per incontrare i buoni maestri, che per fortuna esistono ancora, pronti ad aiutare i ragazzi a conservarsi e affrontare il futuro.
Il disagio giovanile è un problema che spesso viene sfiorato solo superficialmente.
È vero. Per esempio, non si citano mai i danni dell’autoisolamento, un fenomeno partito dal Giappone e che sta coinvolgendo sempre di più tutto il mondo.
Ecco, spieghiamolo, in cosa consiste esattamente?
È una vera e propria piaga sociale. Tantissimi adolescenti si perdono dentro lo schermo di uno smartphone, isolandosi dal mondo circostante, prigionieri della loro cameretta dove si illudono di avere a che fare con l’esterno attraverso i social, a cui sono connessi perennemente, per disconnettersi dalla realtà. Avremo quindi testimonianze di ragazzi che hanno vissuto questa autoreclusione e di terapeuti che li hanno salvati aiutandoli a ritrovare se stessi ed essere protagonisti della propria vita.
Le ombre peggiori di cui sentiremo parlare nella prima puntata?
I dati della società italiana di pediatria ci dicono che il 40% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni si sballa con l’uso di sostanze illegali, vale a dire droghe e psicofarmaci. Giovani in età da assistenza pediatrica (13 anni) finiscono in coma etilico sistematicamente nel fine settimana. Sono numeri gravissimi.
Le luci quindi quali saranno?
Partiamo già da uno degli ospiti: don Andrea Verde, un giovane cappellano, ospedaliero al San Camillo di Roma, con una grandissima vocazione che gli consente di avere una vivida luce negli occhi. Il messaggio di fede lo vive e si vede, essendo a contatto col dolore quotidianamente in ospedale. Don Andrea porta la speranza a chi attraversa il buio e ha paura di non farcela nel confronto quotidiano con le sofferenze.
Cosa ti ha sorpreso maggiormente tra le testimonianze che vedremo il 12 aprile?
La tenacia di chi ha voglia di credere in un futuro. Mi ha toccato, per esempio, l’esperienza di una giovane promessa dell’atletica, Elisa Valensin, che nello sport trova la sua realizzazione. È proprio lei a raccontare come nella vita si cada, si perda, ma con le motivazioni, attraverso fatica, impegno e determinazione ci si rialza.
Tu hai due figli adolescenti, quindi il mondo dei giovanissimi lo conosci molto bene.
Sì, loro hanno 15 e 17 anni. Parlando con don Andrea, mi diceva che spesso consiglia ai ragazzi di abbracciare i genitori e cercare un contatto fisico per superare quella incomunicabilità, a volte dettata anche da una sana ribellione nei confronti degli adulti. Gli ho chiesto: “E a me genitore cosa consigli?”. Perché la verità è che anche per noi adulti ci sono problemi di incomunicabilità, è un errore pensare che sia una questione unidirezionale.
Cosa ti ha risposto?
La stessa cosa: ascoltare, guardare negli occhi, cercare un contatto fisico che sia anche con una semplice pacca sulle spalle o una carezza: a volte non ci si comprende col linguaggio delle parole, ma con quello dell’anima, che poi è anche quello del corpo, si riesce sempre a superare ogni muro. Ho compreso una volta di più che è importante guardarsi e chiedersi come stiamo, accontentarsi anche di questi piccoli gesti.
Quali altri temi verranno toccati successivamente in Spes?
In una puntata parleremo di geopolitica. Partendo dal concetto del creato, ragioneremo con l’ambasciatore Giampiero Massolo, diplomatico con esperienze dirette su temi internazionali e analista dei temi politici mondiali, intorno al concetto della Terra e agli equilibri del mondo. Questo significherà affrontare quindi argomenti come la questione delle terre rare in Ucraina, quella del riarmo, la crisi in Medio Oriente, lo sfruttamento del suolo, catastrofi naturali. Insomma parleremo dell’instabilità dei nostri tempi con un taglio che partirà da piccoli importanti temi quotidiani. E poi ancora sottolineeremo l’importanza degli anziani nella nostra società, l’emergenza della denatalità nel nostro Paese, sulla quale abbiamo raggiunto il record storico in negativo. Ci domanderemo quindi cosa si possa fare per supportare le famiglie ad avere figli.
Qual è il motivo della tua speranza in questo mondo dove anche la comunicazione moderna non sembra troppo aiutare a un dialogo?
È proprio uno dei punti che tocchiamo con don Andrea Verde, che ha sottolineato la difficoltà di oggi a trovare un linguaggio comune. La speranza è un sentimento che fa guardare al futuro, anche davanti a certe tematiche che sembrerebbero determinare una rassegnazione. Ecco, spero quindi nella possibilità di trovare un punto di contatto davanti a grandi problemi. Credo sia anche un po’ il senso anche del mio mestiere: decifrare e interpretare mondi e ideologie, che sembrano distanti tra loro, e forse lo sono in modo irrimediabile, ma è compito del giornalismo fornire gli strumenti per decifrare la realtà e superare il dramma dell’incomunicabilità. Il giornalista ha un ruolo importante affinché sia agevolato l’ascolto verso l’altro, perché venga compreso.
Eppure a seguire i telegiornali in questo periodo storico si fa fatica a comprendere persino quale sia la posizione giusta da prendere.
È vero, perché indubbiamente ci sono personaggi controversi che stanno ricoprendo ruoli importanti, ma a me piace sempre guardare il bicchiere mezzo pieno: perlomeno si stanno finalmente riportando sul tavolo delle trattative parole come pace e tregua. Per arrivarci è fondamentale negoziare: le contrapposizioni non fanno bene al nostro tempo, perché nascono da convinzioni di superiorità intellettuale, morale ed economica. Bisogna saper mediare, ponendosi alla pari con gli altri nel dialogo.