Tilde Minasi: “Così combattiamo bullismo e violenza tra i ragazzi”

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Tilde Minasi, classe 1960, reggina, avvocato. Politico di lungo corso, rastrella voti a decine di migliaia nel suo collegio in Calabria, dove più intenso è il suo impegno politico. Ha iniziato la sua carriera nel Movimento Sociale Italiano, poi passando in Alleanza Nazionale. È stata consigliere comunale a Reggio Calabria e assessore alle Politiche sociali. Attualmente è senatrice della Repubblica per la Lega, prima donna di Reggio Calabria a ricoprire questo ruolo, impegnata su temi come il Sud, la giustizia e le politiche sociali e in una serrata lotta per le infrastrutture della mobilità nella sua regione. Ultimo, ma non ultimo, il suo impegno per l’educazione, la lotta al bullismo e alla violenza.

Proprio su questo tema chiediamo alla senatrice di spiegarci nel dettaglio l’iniziativa col Ministero dell’Istruzione contro la violenza e il bullismo che presto sarà coronata da un protocollo di intesa.

«Vorrei partire dalle parole del ministro Giuseppe Valditara, che pochi giorni fa ha ribadito l’impegno a “promuovere la cultura del rispetto tra i giovani per tutelare la dignità di ogni persona nonché la salute psicologica” degli alunni.

Il bullismo e la violenza tra i ragazzi, anche all’interno della scuola, sono ormai diventati, purtroppo, un’emergenza, un fenomeno diffuso in ogni parte d’Italia e senza distinzioni di classe sociale. Quasi ogni giorno leggiamo di episodi violenti che hanno come bersaglio non solo i ragazzi stessi, ma anche i loro professori. E i proclami non bastano certamente più. Servono azioni concrete e mirate, azioni educative come quelle che il Ministero sta mettendo in campo.

Innanzitutto le nuove linee guida sull’Educazione civica, che non è una cosa vuota, una materia vuota, ma un’insieme di conoscenze che possono aiutarli a capire e interiorizzare l’importanza del rispetto dell’altro, partendo dallo studio della nostra Costituzione. Che non è uno studio vuoto e distaccato di norme, ma un’assimilazione di valori, di diritti e di doveri che ci rendono “cives”, cittadini.

La nostra Carta è bellissima perché pone al centro la persona. Far conoscere ai ragazzi i valori di solidarietà, libertà, eguaglianza nel godimento dei diritti inviolabili e nell’adempimento dei doveri che ne stanno alla base significa insegnare loro il rispetto di ogni essere umano come fondamento della stessa democrazia di uno Stato e della sovranità popolare. La nostra Costituzione ci insegna anche valori come il lavoro, presupposto essenziale per lo sviluppo della società, e come il fare impresa, pur nel rispetto della sicurezza, della salute, della dignità, della qualità della vita, ma anche della natura e quindi dell’ambiente. Non vedo strada migliore per far capire ai ragazzi il valore appunto del sé, della persona, dell’altro.

Oltre a questo, il Ministero ha previsto percorsi per la “Cittadinanza digitale”, per aiutare i ragazzi a interagire responsabilmente con i mezzi digitali. Purtroppo gli episodi di bullismo sono spesso di cyberbullismo, cioè avvengono sui social o comunque attraverso i telefonini, e allora diventa indispensabile insegnare loro non solo a usare correttamente questi mezzi, ma anche a conoscerne i rischi, a valutare con attenzione quello che di sé consegnano agli altri in rete. Trovo per esempio straordinario che per la prima volta si miri a insegnare ai più giovani a valutare criticamente dati e notizie in rete, cercando le fonti attendibili e andando anche ad approfondire il tema della privacy e della tutela dei propri dati e dell’identità personale. Sono loro, i più giovani, infatti, le vittime principali degli usi sbagliati di internet, in quanto più vulnerabili ed esposti e, soprattutto, meno consapevoli. E il fatto che questi percorsi di conoscenza e approfondimento, di “iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza”, partano addirittura dalla scuola dell’infanzia è forse l’aspetto più innovativo e importante, perché è proprio quello il momento in cui inizia a formarsi la persona ed è quello certamente il momento in cui è possibile davvero iniziare a interiorizzare la cultura del rispetto. 

Credo dunque che quello che stiamo facendo con il Ministro Valditara, anche attraverso le nuove norme sulla condotta, sia l’avvio di un percorso eccezionale che per la prima volta potrà aiutare concretamente la crescita umana, interiore, reale dei nostri ragazzi».

⁠Quali sono invece le attività sul territorio in Calabria che sta portando avanti?

«Sulla Calabria stiamo lavorando intensamente e, per la prima volta, concretamente. Non lo dico io, ma lo dicono i risultati che stanno arrivando per il territorio, soprattutto grazie agli investimenti in infrastrutture che in particolare il Ministero guidato da Matteo Salvini sta facendo. Le infrastrutture sono la base per lo sviluppo di qualunque comunità e Salvini fin dall’inizio ha capito quanto fossero importanti per la Calabria, dimostrando la sua attenzione per la nostra terra con un impegno reale e non solo a parole e proclami, come quelli che abbiamo visto finora da parte di chi ci ha preceduto Poi in generale registriamo anche un netto miglioramento dei dati economici, che indicano chiaramente un territorio in ripresa, con un tasso di occupazione in aumento e le esportazioni in crescita e una disoccupazione invece in diminuzione. Stiamo insomma lavorando su tanti fronti, per migliorare i servizi essenziali e aiutare fattivamente le famiglie. Dunque non posso che dirmi soddisfatta fin qui di quanto fatto!».

Se parliamo di infrastrutture strategiche e Calabria non possiamo non citare il ponte sullo Stretto e l’alta velocità…

«Non c’è dubbio: abbiamo stanziato 3 miliardi di euro per la SS106 jonica, arteria fondamentale per la mobilità della Calabria, sbloccandone i lavori. Abbiamo compiuto i primi passi fondamentali, come il via libera della Commissione VIA, per il Ponte sullo Stretto, e i primi cantieri apriranno a breve. Avremo finalmente una vera Alta Velocità tra Roma e Reggio, grazie alla scelta di Salvini sul tracciato più breve e diretto da realizzare. E, risultato che mi sta particolarmente a cuore e di cui vado particolarmente fiera, abbiamo fatto cadere gli alibi sulle procedure di volo applicate all’aeroporto di Reggio, consentendone finalmente il rilancio e la piena operatività, per cui lo scalo ora è sempre più in crescita e le presenze, anche internazionali, sul territorio sono sempre più numerose».

Senatrice, può spiegare al lettore medio la sua proposta di legge sullo scioglimento dei comuni?

«La legge in vigore prevede che un’amministrazione comunale venga sciolta e che, al sindaco eletto e alla giunta, subentrino commissari per governare l’ente, in caso di infiltrazioni mafiose, che possono semplicemente riguardare anche solo un assessore in carica. Con la conseguenza che, in qualche modo, le responsabilità personali di quell’unico soggetto vadano a travolgere l’intero ente, privandolo della guida di chi è stato democraticamente scelto dalla comunità, la quale viene così danneggiata, anziché tutelata, per le colpe magari appunto di un’unica persona.

Il disegno di legge che ho presentato qualche settimana fa in Senato mira appunto a contemperare l’imprescindibile esigenza di contrastare la criminalità organizzata e tenerla lontana dagli organi politici e rappresentativi con quella di non bloccare l’operatività dell’ente. Inoltre mira a evitare ripercussioni ingiuste sull’immagine del comune, cioè che il comune sia etichettato come mafioso, il che rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e di ostacolare lo sviluppo economico e sociale del territorio.

Appunto è invece necessario individuare le responsabilità individuali e sanzionare quelle, evitando che, a farne le spese, sia tutta la collettività, quindi anche i cittadini onesti, che sono la maggioranza. Va punito chi sbaglia, ma va protetta quella parte di amministrazione comunale che non ha collegamenti con le mafie, in modo da salvaguardare la volontà popolare e, soprattutto, come dicevo, l’operatività dell’ente. Il mio disegno di legge, offrendo anche nuovi strumenti di indagine e verifica, oltre che di difesa agli amministratori, consente di non procedere immediatamente allo scioglimento dell’ente, in attesa degli esiti di indagine e, in caso invece di scioglimento, prevede che i commissari nominati siano tenuti a garantire una presenza stabile e continuativa presso il comune, in modo da garantire una efficiente gestione amministrativa: troppo spesso, infatti, sono impegnati in altre attività e incarichi e non riescono a occuparsi a dovere del governo dell’ente, con enorme danno per la comunità. Insomma, una serie di “piccoli” aggiustamenti, che riescono, credo, a mantenere fermo il contrasto alle mafie, ma senza tradursi in un’ingiusta punizione collettiva».

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