L’Italia muove una pedina strategica per il rilancio del mercato artistico: con l’approvazione di un decreto omnibus in materia fiscale, il Consiglio dei Ministri ha abbassato l’Iva dal 22% al 5% su tutta la filiera delle opere d’arte. Un intervento che porta l’Italia ad avere l’aliquota più bassa d’Europa in questo ambito — più favorevole rispetto al 5,5% francese, al 7% tedesco e all’8,1% svizzero — e che punta a rafforzare la competitività di un settore che vale 1,36 miliardi di euro in fatturato diretto (Nicola Porro dixit, e se lo dice lui).
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato sostenere un comparto che rappresenta un asset economico strategico. Dall’altro, incentivare una ripresa organica del mercato. Contributi ridotti e costi accessibili favoriscono il giro d’affari e stimolano l’esportazione di made in Italy .
L’Iva al 5% si applica sulle vendite di opere d’arte originali, purché certificate come tali da gallerie, musei, fondazioni, case d’aste.
Sulla carta, i vantaggi dell’iva ridotta sono i seguenti: maggiore attrattività dell’Italia rispetto ai mercati esteri (apriranno nuove gallerie e arriveranno nuovi collezionisti?), investimenti e internazionalizzazione del mercato italiano.
Difficile ipotizzare se ciò si potrà tradurre anche in una riduzione del prezzo finale dell’opera al pubblico, ma certamente la novità fiscale incide parecchio e positivamente.
Un altro vantaggio competitivo potrebbe essere dato da una maggiore trasparenza fiscale. Ma anche, se non soprattutto, da un potenziamento della ricerca dell‘arte emergente dei giovani artisti.
E, last but not least, anche le vendite online potrebbero beneficiare dell’aliquota agevolata.
Forse una delle possibili criticità di un’iva ribassata potrebbe essere l’effetto boomerang sui “prezzi accessibili”, che a rigore inciderebbe poco rispetto agli adempimenti burocratici, ma è ancora presto per dirlo.
Staremo a vedere.
Ad ogni modo l’Iva al 5% è un segnale importante, un invito a “tenere botta” per gli operatori di un settore che non è solo economia, ma matrice di identità, memoria e bellezza. Per non parlare poi dell’indotto (critici, curatori, giornalisti, blogger).