L’arte evocativa di Barbara Corbucci

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dittico «A New Beginning» e «Inquieta Grazia»

Tra inno alla memoria e monito al futuro un’artista che unisce pittura e tatuaggio

Un grande artista un giorno affermò: «L’emozione non ha voce». Io credo che emozioni, connessioni, vibrazioni si possano raccontare, come si racconta una lettura o un film, ma che ci sia un prezzo da pagare: una volta verbalizzate, quasi subito scoloriscono, a contatto col reale impallidiscono e, mentre si sciolgono come neve al sole, di esse non resta pressoché nulla. Al contrario, se vissute in prima persona, impresse nel cuore e incastrate fra i ricordi, non scompaiono mai, sono inestinguibili e, se tutto va come dovrebbe, diventano Arte ed emozioni a loro volta. Simili al mosto di un’uva rara, maturata al sole di un’anima sensibile, esse “invecchiano” senza sbiadire e, lontane da fretta e clamori, sedimentano fino a quando, avendo depositato ogni traccia di fugace corruzione, si apprestano a trasmutare. Un giorno il miracolo si compie: sono ambrosia distillata che conserva deliziosi sentori di memoria e consapevolezza e sarà ricchezza e benessere per chi ne godrà. La vera Arte dopotutto è questo: inebriante estratto di emozioni, spillato direttamente dalla sorgente dell’anima dell’artista. L’arte, quando assolve alla sua missione più autentica, deve nascere nella stagione più congeniale, solo così avrà il potere di guarire, emozionare, meravigliare, commuovere e incidere in profondità l’anima di chi la osserva e ne fruirà, come prima ha fatto con quella di chi l’ha concepita come una creatura libera d’esplorare le strade del mondo.

Barbara Corbucci nella sua arte riversa il potere di custodire, e a sua volta generare, emozioni intense “senza voce”, sprigionandole attraverso i suoi dipinti e i suoi disegni. Le sue opere posseggono tale grazia e delicatezza intrinseche da riuscire a trasmettere, a chiunque le osservi, sensazioni che non svaniranno, né dissolveranno o appassiranno.

A dispetto della brillante professione da architetto, la sua carriera a un certo punto registra un’impennata, snodandosi al pari di un rollercoaster fra sogni artistici da realizzare, tutti e bene.
L’urgenza creativa si manifesta in tutta la sua multiforme versatilità e la porta ad abbracciare una nuova e ambiziosa espressione artistica: il tatuaggio, aprendo studi a Roma, Frascati, Verona e facendosi conoscere anche all’estero. La sua specialità: riprodurre in veste tattoo opere d’arte di fama planetaria con precisione millimetrica su tele umane sempre diverse. I suoi disegni attingono perlopiù a capolavori impressionisti, post-impressionisti ed espressionisti.

I suoi lavori sono sapienti testimonianze di raffinatezza e talento artistico e divengono firme indelebili della sua cifra stilistica, sulla pelle di chi sceglie di celebrare un ricordo con un suo tattoo. Eccellente come pochi in questo ramo, si spinge ancora oltre, assecondando il sacro fuoco della vulcanica fucina che le brucia dentro. Estende la sua produzione ad un altro terreno, fertile da coltivare per una con le sue doti. È attraverso la pittura che la sua espressione si fa più audace ed elegante. Le sue tele si raccontano con gli occhi.

Nel dittico «A New Beginning» e «Inquieta Grazia» due donne, di una bellezza senza tempo e fuori dallo spazio, inaugurano un’epifania di nuove energie vitali. Volti femminili con capigliature raccolte emergono da fioriture leggiadre. Quando le osservi, tuttavia, pare vogliano inchiodare il tuo sguardo con un’acutezza disarmante. Quegli occhi rimbalzano domande e pretendono risposte e, se capisci che celano la chiave di lettura del dittico, subito ti balena il sospetto che abbiano il diritto di riceverle. «Dov’eri tutte le volte che mi hanno abusata con violenza? Dov’eri quando hanno negato i miei diritti, mi hanno costretta ad andare in guerra o a morire sotto i bombardamenti? Dov’eri quando mi hanno uccisa brutalmente, senza che potessi difendermi o sfuggire?». Ecco, l’aura femminina rivela una dimensione più profonda: la denuncia politica e sociale. Emozioni forti, contrastanti, destinate a permanere, in chi osserva, ben oltre la visione dei quadri. Lo spessore etico-morale, che le tele acquistano a una lettura più attenta, fa dunque da contrappeso perfettamente bilanciato alla loro evanescente immaterialità, fatta di colore, pigmenti e pennellate fluide. Cascate di boccioli incorniciano tratti dalla purezza eterea, esaltando leggendari canoni di Beltà assoluta che la mitologia classica ha sancito. Queste donne, solo in apparenza fragili e diafane, impersonano la forza di guerriere del nostro tempo, viaggiatrici intrepide in cerca di una vera identità e di giustizia. Negli occhi e nella postura hanno il coraggio di chi sfida quotidianamente clichés e convenzioni ed emanano la resilienza di chi sa di dover lottare per esistere e resistere, per affermarsi e difformarsi. Icone stilistiche, assurgono ad ambasciatrici di laceranti tensioni irrisolte che Barbara le incarica di sollevare e rappresentare “senza voce”.

Under the skin

Traslando con nonchalance dal figurativo, l’artista approda all’opera «Under the Skin», viaggio al limite del concettuale. S’intravede un paesaggio urbano solitario e, di nuovo, silente. La narrazione artistica si sviluppa su piani pittorici sdoppiati, aggiungendo frange di significato attraverso le varie componenti materiche. Cartone, gesso, acrilico e pennarello nero si combinano per comporre scheletriche sagome di tralicci abbandonati, che campeggiano nella parte superiore del quadro come ultimi baluardi di una civiltà fantasma. Non c’è vita, né traspare movimento, resta solo un labile ricordo del passaggio umano. Il suolo, nero come una notte eterna, sembra aver inghiottito voci, rumori, persone e case. Impianti elettrici dimenticati dal progresso appaiono in primo piano da uno sfondo grigio cemento. La luce che promettevano è stata fagocitata dal buio. Al suo posto, un’energia suburbana totalmente muta scorre, in parallelo allo skyline, sul piano inferiore del dipinto ma non può essere percepita da lassù. Il titolo della composizione evoca l’impeto vitale soffocato ma irrefrenabile che dilata e diffonde bagliori scoppiettanti, come un gorgogliante fiume lavico sotterraneo. «Sotto la pelle», ispessita come asfalto, un calore irrinunciabile divampa e serpeggia, barlume di un’umanità resiliente all’estinzione. E se sulla pelle tutto tace, «sotto la pelle» l’emozione grida ancora forte. Procedendo nella ricerca di un modus comunicativo più intimo, la Corbucci inizia a vestire le sue tele di astrattismo informale. «Ne No Uta – Il canto delle radici» è un’opera che mescola tecniche diverse, trasmettendo un’essenza viva e vivificante.

Ne No Uta – Il canto delle radici

L’artista riscopre la genuinità estemporanea del gesto pittorico e utilizza un quadro di 40×40 cm per suggerirci la connessione infinita e necessaria tra Uomo e Natura. Il mistero della creazione si risveglia in questa tela tra rilievi e asperità, come la terra che conserva e cela al suo interno le trame della vita. I colori scelti sono il trait d’union che racconta un sodalizio arcaico: il legame tra gli elementi naturali del pianeta e la sopravvivenza stessa del mondo. Oggi più che mai l’uomo ha bisogno di ricordare da dove viene e a cosa appartiene, per invertire la rotta distruttiva intrapresa da secoli. Barbara Corbucci, con la sua sensibilità mai affettata o eccessiva, ci rammenta che l’Arte è dialogo tra i popoli e strumento di salvezza collettiva.

Contatti

IG @Barbara Corbucci Art / @barbara_corbucci_tattooer

Fb Barbara Corbucci / Barbara Corbucci Tattooer

[email protected] / [email protected]

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