I trasporti collegano persone, luoghi, economie e culture, hanno un ruolo essenziale nella società moderna ma al tempo stesso esercitano una importante pressione ambientale con ripercussioni sulla salute pubblica e sul cambiamento climatico. In Italia il trasporto stradale contribuisce alle emissioni totali di gas serra nella misura del 23% (di cui il 60% circa attribuibile alle autovetture), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13%. Nel 2019 uno studio scientifico, realizzato da ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale, ha calcolato quanto il trasporto di merci su gomma, ovvero la totalità dei camion, furgoni e autotreni che ogni giorno si spostano lungo le strade italiane, incide negativamente sulla salute degli italiani: fino a 12mila anni di vita persi, con ricadute economiche fino a oltre il miliardo di euro all’anno. Lo studio ha fatto focus sull’inquinamento atmosferico generato dai veicoli a motore endotermico, alimentati da combustibili fossili, che sono risultati essere responsabili della produzione/anno di 190 tonnellate di PM2.5 e 232 tonnellate di PM10, pari al 7% del totale delle emissioni inquinanti. A questo si dovrebbero poi aggiungere le emissioni di anidride carbonica, di ossidi di azoto e di tante altre sostanze tossico nocive prodotte soprattutto dai motori a gasolio, i più utilizzati tra gli autoveicoli adibiti ad uso commerciale. Questi dati da soli dovrebbero essere già di monito per intervenire nella riduzione dell’inquinamento prodotto da questo comparto. Si pensi che con un decremento di PM2.5 di 10 microgrammi al metro cubo (media annuale) ci si aspetterebbe una diminuzione della mortalità generale del 7%, del 26% quella per eventi coronarici, del 10% per malattie cardiovascolari e respiratorie e del 9% per tumori polmonari. In quest’ottica un plauso va fatto a chi della mobilità e del trasporto sostenibile sta facendo la sua bandiera. Nella definizione riportata nella strategia europea in materia di sviluppo sostenibile approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo, la mobilità sostenibile dichiara infatti l’obiettivo di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente. Tema questo che rappresenta oggi uno degli argomenti più dibattuti nell’ambito delle politiche ambientali locali, nazionali e internazionali, volte a ridurre l’impatto ambientale derivante dal trasporto di persone e merci e che interessa parimenti il trasporto su gomma, il trasporto marittimo e fluviale, il trasporto su rotaia ed il trasporto aereo. Mobilità sostenibile vuol dire anche saper scegliere la modalità degli spostamenti, modificando abitudini consolidate e significa inoltre offrire una scelta tra soluzioni e strumenti quali il trasporto collettivo pubblico e aziendale, il carpooling, il carsharing, il trasporto intermodale e l’uso di mezzi a basso impatto ambientale come i veicoli elettrici, ibridi o a biocombustibili. L’idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, oggi non è ancora una valida alternativa per autovetture e mezzi pesanti su gomma, mentre lo è per treni e grandi navi e forse lo sarà per gli aerei se la disponibilità di energia prodotta da fonti green sarà sufficiente a rispondere alla domanda. Airbus, il più grande produttore di aeromobili al mondo, pensa che l’idrogeno rappresenti la soluzione migliore per azzerare le emissioni del trasporto aereo, tant’é che ha annunciato di voler introdurre sul mercato un aereo a idrogeno entro il 2035, ma il suo AD, Guillaume Faury, si dice preoccupato per la disponibilità, o la mancanza di disponibilità, di idrogeno verde nella giusta quantità, nel giusto posto e al giusto prezzo nella seconda metà del decennio e questo potrebbe essere un motivo per ritardare il lancio del programma, anche se le tecnologie degli aeromobili sono mature. E che il tema della sostenibilità del trasporto aereo sia sempre più centrale lo dimostra il fatto che oggi, quando si acquista online un biglietto aereo, i siti di alcuni vettori iniziano a comunicare ai viaggiatori anche i consumi di CO2 del volo prescelto, e offrono la possibilità di compensare le emissioni inquinanti prodotte attraverso un contributo in denaro finalizzato a finanziare iniziative ambientali. Una attività di sensibilizzazione dei cittadini/consumatori che dovrebbe essere estesa a tutti gli ambiti, perché solo partendo dalla consapevolezza circa le conseguenze delle nostre azioni sarà possibile avviare un serio cambiamento verso scelte sempre più “green”.
Il tema della sostenibilità economica e sociale e della disponibilità e capillarità delle infrastrutture a supporto della produzione e distribuzione delle energie rinnovabili è un punto di centrale importanza per consentire al nostro Paese uno sviluppo sostenibile del comparto dei trasporti. Non da meno sarà necessario riportare in Italia ed in Europa asset strategici come la produzione di batterie e di componentistica per la messa a terra (e in mare) di energie rinnovabili, oggi prevalentemente in mano alla Cina e agli USA, mentre dall’Europa l’Italia ed il suo mercato interno ad oggi riceve solo imposizioni che mettono a rischio migliaia di aziende dell’indotto e centinaia di migliaia di posti di lavoro, come la recente Direttiva UE che vuole uno stop alle immatricolazioni di veicoli inquinanti dal 2035. Un “attore”, spesso additato a ragione o a torto come causa di inquinamento ambientale è il comparto della chimica che invece già incide e sempre più potrà incidere in modo decisivo alla riduzione delle emissioni del settore dei trasporti. Esempio ne sono gli autoveicoli, treni e aerei che nella loro filiera costruttiva fanno sempre più uso di materiali sintetici nonché di compositi di plastica e carbonio che ne riducono il peso e quindi il consumo di carburante. Questi materiali rappresentano ormai il 25% del loro peso complessivo e si stima che 1 Kg di resina corrisponda a 25 Kg di minor peso del veicolo, conferendo anche una maggiore resistenza della sua carrozzeria agli urti. Le vernici antivegetative ad elevata prestazione, applicate alle carene delle navi per contrastare la formazione delle alghe, riducono l’attrito durante la navigazione e il consumo di carburante, con conseguente possibile riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Fortunatamente, anche nel comparto della nautica si assiste in Italia ad un trend sempre più sostenibile, grazie alla crescita dei motori elettrici che stanno sostituendo i tradizionali motori endotermici montati sulle imbarcazioni. L’elettrificazione delle barche rappresenta il passo più importante per la nutrita lista di benefici che comporta: parallelamente alla riduzione dei costi operativi e all’innalzamento dei livelli di sicurezza, il passaggio ai motori elettrici determina un balzo sensibile nell’efficienza energetica, portandola da un 8% medio di un mezzo spinto con motore endotermico al 50% di un mezzo elettrico. I benefici ambientali sono evidenti: all’ormai dimostrato impatto ridotto dell’intero ciclo vita dei mezzi elettrici rispetto a quelli a combustione interna, si aggiunge la netta riduzione delle emissioni di CO2. La riconversione delle oltre 570.000 imbarcazioni da diporto (di cui il 50% è sotto i 10 metri) oggi presenti in Italia contribuirebbe al raggiungimento del 40% degli obiettivi Net Zero al 2030, come previsto dall’Unione Europea.