Lo scudetto inventato dal Vate simbolo di gioia e unità

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IN EDICOLA CON CULTURAIDENTITA’ IL POSTER DELLO SCUDETTO DEL VATE

E’ il 7 febbraio 1920. Il campo di gioco è Fiume, in quel momento occupata e trasformata dai legionari dannunziani in Città di Vita, Città di Arte. Allo stadio Cantrida si affrontano la squadra militare dei legionari e quella locale formata dagli abitanti della cittadina. I legionari indossano la maglia azzurra, la stessa usata dalla Nazionale di calcio ufficiale, ma il Vate decide che quel giorno al posto dello scudo crociato, stemma dei Savoia, sul petto i suoi ragazzi avranno lo
scudetto tricolore. Il calcio oggi come allora si fa comunità e metafora della società. Quei giovani ribelli arrivano da tutta Europa, sfidando la nascente Società delle Nazioni che a Versailles aveva tradito il popolo italiano morto in trincea per unire allo Stivale anche quelle terre irredente. D’Annunzio vuole lo scudetto tricolore, simbolo della bandiera italiana da nord a sud, e lancia anche con lo sport la sua sfida al vile governo di Cagoia Nitti, servo dei tecnocrati europei. Sappiamo come è andata la Storia con quel tragico Natale di sangue. In pochi però ricordano che da quel momento in poi tutte le Nazionali di calcio indosseranno con orgoglio quello scudetto tricolore. Noi che amiamo la Patria non possiamo dimenticarlo e gli dedichiamo questa copertina, perché in questi 100 anni la geniale intuizione del poeta-soldato diventa più moderna e attuale che mai. Il calcio unisce il popolo italiano in tempo di conflitti e anche in tempo di pandemie e così quell’Europa stordita dalla Grande Guerra fratricida si ritrova oggi intorno ad un pallone per provare a rinascere dopo mesi di lobotomizzanti restrizioni. E se i goal degli Azzurri diventano un grido di liberazione, gridiamo pure a squarciagola nelle nostre piazze, lungo le nostre vie.
Torniamo a vivere senza più paure con un coraggio ritrovato, strombazzando felici un clacson, abbracciando pazzi il
primo sconosciuto. L’uomo libero corre sulla fascia, vola tra i pali, salta sugli spalti ma per prima cosa sventola fiero
il suo vessillo e lotta per la libertà.

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