Maria Pia Liotta: “Quando Miss Italia portò via i Moti di Reggio Calabria”

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Tra storia e aneddoti parla Miss Cinema Italia 1974, ex direttore del Teatro Cilea

Correvano gli anni Settanta quando, dopo ben undici edizioni nella città di Salsomaggiore, approdava in Calabria per ben tre anni consecutivi la finale di Miss Italia. Erano anni di forti contestazioni politiche e sociali in tutto il Paese, dopo la spiacevole contestazione di Salsomaggiore nel 1971 dove, in quella occasione, una violenta sassaiola colpì il presentatore Walter Chiari.

Le tensioni politiche della sinistra radicale e femminista convinsero il patron Enzo Mirigliani, nato nel piccolo borgo calabrese di Santa Caterina dello Ionio, a portare nella sua regione il concorso di bellezza più famoso d’Italia.

Prima a Vibo Valentia, nel 1972, edizione condotta da Daniele Piombi e nel 1973 da Mike Bongiorno, queste due finali si svolsero nella splendido sito che offriva l’epoca, il modernissimo Hotel 501 con il suo suggestivo affaccio sulle isole Eolie. Poi, nel 1974, approda a Reggio Calabria: in quegli anni la città in riva allo Stretto viveva le forti tensioni dei Moti di Reggio (rivolta nata spontaneamente il 14 luglio del 1970 contro la decisione di spostare a Catanzaro il capoluogo regionale, ndr), questa edizione condotta da Paolo Piombi si svolse presso il Lido Comunale Zerbi incastonato nel lungomare più famoso d’Italia

Lo scettro di donna più bella d’Italia di queste tre edizioni, nell’ordine, fu conquistato dalla diciassettenne Adonella Modestini di Bracciano, dalla diciannovenne Margareta Veroni di Carrara e dalla diciannovenne friulana Loredana Piazza.

Erano gli anni in cui nelle due città calabresi si respiravano grandi momenti di cultura e dello spettacolo di caratura nazionale.

Abbiamo deciso di intervistare una protagonista di quegli anni, la splendida Maria Pia Liotta, che nell’edizione reggina conquistò l’ambita fascia di Miss Cinema. La Liotta oggi è una autorevole esponente del teatro e nel corso della sua carriera ha calpestato i più importanti palcoscenici italiani.

Come ricorda quegli anni?

Li ricordo come anni di spensieratezza, del resto il concorso ripartiva nell’immediato dopoguerra portando un po’ di leggerezza. La città di Reggio era segnata dalle tensioni seguite ai moti, non poteva ospitare manifestazioni, così Mirigliani decise di risollevare la città e riaprirla alla gente organizzandovi il noto concorso di bellezza da lui guidato. Ricordo il Lido comunale Zerbi, gremito di gente in occasione della manifestazione, con la conduzione di Daniele Piombi e la partecipazione di Gabriella Farinon e del comico Alighiero Noschese. Presidente di giuria fu Lando Buzzanca.

Eppure, le contestazioni delle femministe -e non solo- erano fortemente avverse al concorso…

Le contestazioni ci sono state e continuano tutt’oggi. Da donna sono molto dispiaciuta per gli attacchi verso un’altra donna. Indubbiamente le femministe hanno contribuito a portare avanti molte battaglie importanti, ma non sempre mi trovano in accordo su alcuni argomenti, come quando attaccano un concorso che rappresenta l’identità italiana e che ha più storia di Sanremo.

Le partecipanti al concorso correvano rischi per il proprio futuro professionale? O era un trampolino di lancio, come lo è stato sicuramente in altri periodi?

Studiavo danza classica e teatro, ma la mia famiglia sostenne moltissimo la mia partecipazione al concorso che mi portò a conquistare la fascia di Miss Cinema. Voglio sottolineare che a quel tempo i titoli da raggiungere erano Miss Eleganza, Miss Cinema e Miss Italia. Il mio trampolino è stato senz’altro il tanto studio. E la passione.

Nonostante oggi viviamo la mercificazione del corpo femminile in diversi ambiti, vi è ancora chi combatte questo concorso: non le pare strano?

Credo si debbano spendere le energie per combattere di più la violenza di genere e non un concorso che rappresenta la storia del nostro Paese.

Oltre all’esperienza reggina ha avuto altre occasioni di partecipare alle edizioni di Miss Italia, ne ricorda qualcuna in particolare?

Nel 1990 partecipai su invito di Enzo Mirigliani alla serata finale del concorso in cui era presidente Maurizio Costanzo: in quella edizione, proprio su suggerimento di Costanzo, vennero abolite le “misure” e vennero prese in considerazione, la dialettica e la presenza scenica, cioè la bellezza nel suo complesso. Proprio in quella occasione lanciai per la prima volta la maratona di Telethon facendo parte del comitato promotore con Susanna Agnelli.

Viviamo nell’epoca delle influencer e dell’apparire: cosa suggerirebbe a chi avesse voglia di intraprendere una carriera nel variegato mondo dello spettacolo?

Sicuramente mi sento di consigliare ai giovani che si affacciano al mondo dello spettacolo di studiare molto. Oggi vengono trasmessi falsi messaggi che fanno credere di poter raggiungere il successo senza sacrifici e senza studio, partecipando a un talent o facendosi notare sui social.

Lei è un’artista con un’importante esperienza del mondo dello spettacolo: cosa sente che manca alle nuove generazioni?

La mia è una carriera che mi ha permesso di varcare i più importanti palcoscenici e non da ultimo di diventare direttore del Teatro Cilea di Reggo Calabria e direttore artistico del Festival Internazionale della Danza e delle Danze, grazie soprattutto allo studio e all’impegno costante, quello che manca molto spesso nelle nuove generazioni è l’umiltà dell’ascolto, l’esperienza e la costanza.

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