“Che possa l’Italia liberata ritornare speditamente al suo cristianesimo anteguerra e a tutte le persone amanti della pace possa Dio benedirle e preservarle fino alla consumazione del mondo”.
Impresso 80 anni fa, nel 1944, all’indomani della battaglia di Montecassino, nel basso Lazio, su un antico Missale Romanorum, per mano di soldati inglesi, questo augurio di pace risulta sempre attuale e commuove ancora oggi, per la sua vicenda umana. Firmato dai soldati M.J. Tims and E.J. Ingham e altri cinque loro commilitoni, questo ritrovamento stimola diverse riflessioni, ancor più poiché sulla stessa pagina compare anche la firma di un soldato tedesco. Il Missale si trovava allora nella chiesa del 1300 di Santa Maria Assunta in Cielo, collegiata comune dei paesi di Castrocielo e Colle San Magno, poco più a nord di Cassino, anch’essi teatro di quella cruenta battaglia e per questo insigniti della medaglia d’argento al valore civile.
Possiamo immaginarli quei giovanissimi soldati, che su quei campi e quelle vette avevano lasciato la loro gioventù ed i loro sogni, che avevano bombardato e ucciso, entrare nell’antica chiesa e cercare conforto tra le pagine del messale, per poi lasciare lì il loro compassionevole augurio alle genti di quei luoghi.
Cosa resta di noi, quando i nostri occhi hanno visto le più atroci brutture, quando un potere più forte ci ha messo uno contro gli altri, quando tutto è perduto? Forse l’umanità, nuda, che ci rende uguali nel sentire, vincitori e vinti, così come accadde a quei soldati inglesi e tedeschi, che mossi dalla stessa fede entrarono in quella chiesa a cercare conforto e forse il perdono. Forse resta il desiderio di ritornare sotto la protezione delle ali rassicuranti del Cattolicesimo come accadde anche allo scrittore americano Henry Walter M. Miller Jr, alla semplicità della vita quotidiana e dei valori che assicurano la pace.
Oggi, nel giorno dell’ottantesimo anniversario della distruzione dell’Abbazia di Montecassino, alla luce delle guerre che minacciano di nuovo l’Europa, l’auguro impresso sul messale stimola una riflessione su quello che ne è stato, sul futuro dell’Europa, sulla distruzione dei siti culturali come arma di guerra insieme agli stupri di massa come le marocchinate, sul futuro del cristianesimo.
Come nel racconto dei monaci la distruzione dell’abbazia di quel 15 febbraio del 1944 iniziò alle alle 9:28 del mattino, quando sui cieli di Cassino apparve la prima formazione di bombardieri; erano B-17 “Fortezze Volanti”. Nelle ore a seguire l’abbazia subì altre sette ondate di bombardamenti dal cielo e d’artiglieria, che polverizzarono la culla del monachesimo, il faro della cultura europea monastica sin dal 529, fondata da san Benedetto. Il grido dell’abate Gregorio Diamare ancora oggi risuona straziante: “La casa di san Benedetto è stata distrutta. Il nostro cuore sanguina”.
Tra gli equipaggi di quei bombardieri, come abbiamo detto, lo scrittore americano Henry Walter M. Miller Jr. Era allora solo un diciannovenne, 15 anni dopo scrisse “Un cantico per Leibowitz”, annoverato tra i capolavori della fantascienza, o meglio, della “fantateologia”, come scrisse Umberto Eco. Il romanzo fu ispirato dalla vicenda traumatica di Miller, che venne inviato in spedizione su uno di quei bombardieri senza conoscere la destinazione della propria missione. Lo scoprì troppo tardi. La vicenda lo segnò profondamente, Miller si convertì al Cattolicesimo e nel 1959 diede alle stampe lo struggente “Un cantico per Leibowitz”, dove rielabora in tre libri la sua visione pessimista della storia umana, raccontando un mondo ripiombato nel medioevo dopo una guerra atomica (“Fiat Homo”), la rinascita della civiltà tecnologica grazie alle opere scientifiche salvate dagli amanuensi del monastero di San Leibowitz (“Fiat Lux”) e poi il ripercorrere gli stessi errori del passato con una nuova guerra nucleare, dove però la fede nell’Onnipotente può consentire all’uomo di sopportare il peso della propria stupidità e dei propri peccati (“Fiat volutas Tua”).
Il bombardamento dell’Abbazia, avvenuto durante la seconda delle quattro battaglie di Cassino, fu una delle decisioni più controverse della Seconda Guerra Mondiale. L’ordine fu dato dal generale americano Mark Wayne Clark, comandante delle armate alleate in Italia, nella convinzione poi rivelatasi errata che l’interno dell’abbazia fosse occupata dai tedeschi e che la postazione garantisse loro il vantaggio strategico che inchiodava il XV gruppo di Armate sulla Linea Gustav da due mesi. In realtà, paradossalmente, proprio le macerie dell’Abbazia – rese dal bombardamento “zona di guerra” e quindi non più zona neutrale – consentirono molto più facilmente alle truppe tedesche di trovare rifugio e di continuare la resistenza sulla Gustav fino a maggio di quell’anno. In totale, durante le quattro battaglie di Cassino, una delle operazioni militari più importanti della Seconda Guerra Mondiale, persero la vita circa 55.000 soldati delle forze alleate (americani, polacchi, inglesi, indiani, neozelandesi, australiani e sudafricani, francesi e nordafricani) e circa 20.000 soldati tedeschi e italiani dell’Asse. Almeno duemila civili furono uccisi nei combattimenti e soprattutto nel bombardamento.
Paradossalmente già dal 1942 Montecassino, considerato un luogo sicuro, era divenuto un luogo ove porre in salvo opere di inestimabile valore dei musei del meridione. Lì trovarono rifugio opere provenienti dalla Galleria nazionale di Capodimonte e dal Museo archeologico di Napoli, reperti di Ercolano e Pompei, il Tesoro di San Gennaro, il Monetiere di Siracusa con 400 chili di monete, 187 casse in cui si trovano tra l’altro undici Tiziano, un El Greco e i due soli Goya posseduti dall’Italia. Molte delle opere, insieme ai volumi della biblioteca furono salvate, come riferito in un precedente articolo, ma alcune furono trafugate.
Nel dopoguerra diverse delle opere scomparse fecero ritorno in Italia e Montecassino fu ricostruita esattamente “dove era prima e com’era prima”, in tutta la sua gloria e riconsacrata nel 1964 da papa Paolo VI.
Quest’anno, in occasione dell’ottantesimo anniversario del bombardamento di Cassino, i comuni coinvolti da quegli eventi funesti hanno programmato un ricco calendario di eventi, dal nome “Cassino 80”. Tra essi spicca la commemorazione prevista il 15 marzo alla presenza del presidente Sergio Mattarella.
Alle numerose commemorazioni in calendario saranno presenti anche gli ambasciatori dei dodici paesi che combatterono a Cassino ed ad ogni nazione sarà dedicata una giornata di ricordi e visite sui luoghi delle battaglie e nei cimiteri militari di Polonia, Germania e del Commonwealth. Il ricco calendario di eventi prevede mostre, cerimonie, convegni e l’inaugurazione di tre monumenti per ricordare quegli eventi che a ridosso tra il 1943-44 segnarono per sempre la storia e i territori del cassinate.