“Oltre il cielo”, su Rai Play un viaggio nel cuore dei giovani criminali

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Ci sono progetti, film, fiction, serie, che contribuiscono nel riaprire un dibattito scomodo alla nostra società: quale responsabilità diamo agli adulti nei confronti di un giovane che delinque? Siamo una nazione avanzata, ricca, ma sentiamo dentro di noi una contraddizione: la condizione e il sovraffollamento delle carceri italiane. Stiamo costruendo una società che discute quotidianamente di mercati, borse, Pil; il denaro è al primo posto della classifica dei desideri e in questo appetito disordinato ci cascano tanti giovani che trovano come unica prospettiva quella di commettere reati.

Ragazzi chiusi in cella, ragazzi che davanti a una cinepresa ti sorridono con sfida, qualcuno di loro uscirà presto e l’altra domanda è: dopo cosa farà? Con ogni probabilità tornerà a spacciare sul muretto o a rubare nei vicoli di qualche centro storico. Le vite di questi giovani detenuti sono quindi già segnate?

Oltre il cielo, per la regia di Alberto D’Onofrio, ci mostra tutto questo. È una docuserie in otto episodi, in esclusiva per Rai Play. Le fasi di recupero di alcuni giovani detenuti nei bracci del carcere minorile Fornelli di Bari e Beccaria di Milano. La cosa che colpisce, oltre all’età, è che questi giovani non sanno di aver commesso dei reati; l’ottima docuserie prodotta da Pepito Produzioni per la RAI Contenuti Digitali e in collaborazione con il Ministero della Giustizia, ha il merito di inquadrare anche la virtù positiva e infaticabile di una indomita e mai rassegnata flotta di combattenti (educatrici, volontarie, cappellani del carcere) che danno a queste giovani vite piegate dal crimine uno spiraglio di salvezza infondendo loro ottimismo, verso un futuro diverso e migliore.

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